«Il Parlamento sta procedendo a passi forzati all’approvazione della cosiddetta Autonomia Differenziata. E’ un processo che parte da lontano e che in questo Governo trova semplicemente il maggiore e più determinato esecutore ma che va avanti da trent’anni, quale che sia il colore politico dei governi e delle maggioranze parlamentari che si sono succeduti nella più totale continuità»: inizia così un documento sottoscritto dalla Confederazione provinciale Usb, Collettivo “La Base”, Fronte della Gioventù Comunista, Potere al Popolo, Aula Studio Liberata – Unical, Collettiva “Medusa” – Unical, Collettivo “Le Lampare” – Bassojoniocosentino, CoLPo Comitato di Liberazione Popolare di Paola, Comitato “Se non ora, quando?” – Marzi, Collettivo “Addùnati” – Lamezia, FEM.IN., Cobas, Comitato “PrendoCasa”, alcuni docenti (Antonino Campennì, Paolo Caputo, Giuliana Commisso, Giancarlo Costabile, Maria Francesca D’Agostino, Franca Garreffa dell’Unical e Monica Nardi dell’Umg) i giornalisti Claudio Dionesalvi e Francesco Cirillo.
Secondo i firmatari «l’obiettivo di questo piano è affossare ancora di più quello che rimane del servizio pubblico in Italia e attaccare frontalmente i diritti sociali e il concetto di eguaglianza. Al di là della propaganda governativa sul maggiore ruolo assegnato alle Regioni, il progetto concretamente rappresenterà un ulteriore disimpegno dello Stato nel finanziamento del settore pubblico e questo comporterà l’ennesimo regalo ai privati, i padroni della sanità in particolare, chiamati a riempire quegli spazi lasciati liberi dal pubblico per mancanza di risorse e investimenti. Determinerà pure il vertiginoso crollo dei livelli dei servizi nelle regioni meridionali, a cominciare dalla Calabria, dove inevitabilmente crescerà l’emigrazione. In questi territori, in cui le aspettative di vita, l’occupazione, i salari sono già di gran lunga più bassi della media nazionale ed europea, dove il sistema pubblico non è già in grado di fornire nemmeno i livelli minimi di assistenza, non possiamo rimanere inermi verso questo ennesimo tentativo di calpestare i nostri diritti e il nostro futuro. Assistiamo quotidianamente ad un sistema sanitario pubblico che offre servizi sempre peggiori con liste d’attesa lunghissime e una carenza cronica di personale, infrastrutture e risorse, contemporaneamente ad un settore privato che specula sulle inefficienze del servizio pubblico e lucra milioni di euro, arricchendosi a dismisura e rendendo inaccessibili le cure a milioni di lavoratrici e lavoratori. Fa sorridere d’altro canto chi, ora all’opposizione, vorrebbe intestarsi la battaglia contro l’Autonomia Differenziata, facendo finta di dimenticare che fino all’anno scorso ha tra l’altro governato con molti di quelli che sono al governo oggi, condividendone ogni voto parlamentare. E‘ stato il centrosinistra ad aprire la strada a questo processo con la riforma del Titolo V in Costituzione, vero e proprio grimaldello per i processi di regionalizzazione dei servizi pubblici, e la concessione di maggiore autonomia alle regioni del Nord, come volevano in primis Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna tutte insieme amabilmente».
I firmatari dell’appello-manifestano parlano di «un processo che si è sostanziato con le politiche di smantellamento dei servizi sociali (sanità e scuola pubbliche in primis), di attacco ai salari e ai diritti sul lavoro, di aumento smisurato della precarietà e dello sfruttamento. Scelte politiche volute dai Padroni e dai Banchieri che hanno causato l’allargamento delle diseguaglianze sociali e territoriali e le oscene devastazioni ambientali in nome della crescita a dismisura dei profitti e delle rendite, la pervasiva militarizzazione e la partecipazione ai criminali preparativi di guerra. Per questo il nostro scendere in piazza il 23 marzo contro l’Autonomia Differenziata (concentramento alle 9.00 a piazza Loreto) è scendere contemporaneamente in piazza contro le riforme che stanno smantellando la Scuola pubblica come l’ultima revisione targata Valditara dei tecnici e professionali, contro la devastazione della Sanità pubblica, per l’introduzione del Salario minimo e di una Legge che introduca il reato di Omicidio sul Lavoro, per l’introduzione di una tassazione che colpisca i grandi patrimoni, per il drastico taglio delle spese militari, l’invio di armi in giro per il mondo, il rifiuto della guerra e l’opposizione ai disegni imperialista. Mobilitiamoci tutte e tutti!».
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