COSENZA Visto che siamo pure in un’enoteca, a un certo punto sembra di vivere quel momento in cui si stappa una bottiglia di spumante e non c’è il botto: i consiglieri regionali del Pd convocano una conferenza stampa sulla città unica per annunciare una «costituente» già annunciata 10 giorni fa, per di più dallo stesso Partito democratico e a livello locale.
«Dopo un silenzio strategico» o «forzato» (non è dato sapere da chi), il capogruppo dem a Palazzo Campanella, Mimmo Bevacqua, e il collega Franco Iacucci propongono il più classico dei «tavoli» per arrivare alla immancabile «sintesi» finalizzata a «governare i processi e non subirli» come da lessico di Prima Repubblica: schema in cui non può mancare l’«appello» al centrodestra ad «aprirsi al confronto». Tutto ciò nello stesso momento in cui si imputa alle opposizioni stesse un metodo autoritario, autocratico e illiberale con l’imposizione del referendum consultivo e l’accelerazione sulla Grande Cosenza, con tempismo sospetto («Hanno iniziato a parlarne appena hanno perso Cosenza…» dice il segretario provinciale Vittorio Pecoraro) e un ruolo dell’ex sindaco Mario Occhiuto: «Magari Roberto prima aveva idee diverse in merito – ironizza Iacucci – ma qualche pranzo in famiglia gli è servito per cambiare opinione».
«No, non siamo fuori tempo massimo» ribatte Iacucci, ottimista anche sulla possibilità di «cambiare la legge e modificare il quesito, anche sul nome». La speranza è tutta «negli 8 mesi che abbiamo davanti, poi ognuno si assumerà le proprie responsabilità».
Bevacqua resta in tema enologico: «Abbiamo tolto un tappo al dibattito. Il consiglio regionale è stato mortificato da un centrodestra arrogante, già a febbraio 2023 abbiamo notato all’ultimo minuto un emendamento a firma Cirillo che escludeva il parere dei consigli comunali e abbiamo sventato il tentativo. Questo Consiglio regionale in due anni ha approvato 10 leggi omnibus, non era mai successo: con Mario Oliverio erano state soltanto due. Così il centrodestra vìola ogni regola alla base della partecipazione democratica. La Calabria Nord merita più rispetto e risposte adeguate, così come sul nuovo ospedale: come ha detto Franz Caruso al governatore “fatelo dove volete, ma fatelo!”».
La presidente del Pd bruzio, Maria Locanto, e il segretario provinciale Vittorio Pecoraro ribadiscono le posizioni già note e rivendicano «coerenza» e «linearità» del partito, in un tema che peraltro era tra quelli cardine alla base del programma di Caruso sindaco e dell’alleanza che lo ha sostenuto nel 2021, cartello del quale il Pd faceva naturalmente parte: in realtà, nel corso di una recente iniziativa pubblica la primogenitura è stata retrodatata di un lustro da Carlo Guccione, candidato sindaco alla tornata elettorale precedente. Perché di una cosa il Pd sembra consapevole: una sua battaglia è stata completamente fagocitata e messa in agenda dal centrodestra.
«Ho appreso di un interessante confronto tra metodo e merito. Chi denuncia il metodo impositivo, non partecipativo della destra regionale è lo stesso che decide la posizione del Pd in una riservata chiacchierata tra tre maggiorenti. Senza mai discutere di questo tema o di altro (tipo le liste delle provinciali) negli organismi partecipativi e decisionali previsti dal partito. Che infatti non vengono convocati dal luglio (l’assemblea provinciale) e dall’ottobre (la direzione) dell’anno del Signore 2022 (sì 2022)»: è il commento, che arriverà in serata, di Antonio Tursi, iscritto dem e da tempo in posizione di forte critica per gli attuali vertici. «Nel merito, poi, ribadisco pubblicamente una posizione che ho condiviso da sempre con gli amici “urbani”: classi poco dirigenti (che infatti non riescono a collegare viale Mancini con viale Principe o a realizzare una comunicazione veloce tra il centro di Cosenza e l’Unical) cercano di coprire il vuoto di visione politica con una preconfezionata soluzione amministrativa che ha l’unico pregio (potenziale) di cavalcare quel senso di novità che tanto spesso alimenta le fiammate dell’opinione pubblica. Detto chiaramente: classi dirigenti all’altezza delle sfide del presente, servizi efficienti ai cittadini e scelte condivise per l’area urbana non richiedono affatto la fusione di tre (o più) comuni», conclude Tursi. (e.furia@corrierecal.it)
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