COSENZA «Giampaolo Pansa diceva che il giornalista è il cane da guardia del cittadino». Gianluigi Nuzzi, giornalista, scrittore e conduttore di Quarto Grado, si sofferma – ai nostri microfoni a margine di un evento organizzato a Rende – sul ruolo dei media e dei professionisti della comunicazione. Un’analisi che parte doverosamente dalla possibile approvazione della “Legge bavaglio“, che rischia di compromettere il lavoro di cronisti di cronaca e giudiziaria. «C’è una progressiva compromissione del diritto di informazione che stiamo subendo come cronisti e giornalisti. Del sud, del nord, di destra, di sinistra, un cronista è sempre tale. Non ha un’identità politica», dice Nuzzi. Che aggiunge: «Credo che la legge Cartabia da una parte e le ultime introduzioni vanno a minare un mestiere che è sempre più difficile, c’è una crisi dell’informazione, una crisi della reputazione del giornalista, una crisi economica e i giornalisti hanno grande difficoltà e questa (il riferimento è alla legge bavaglio ndr) non vorrei diventasse la mazzata definitiva».
Nella sua fortunata trasmissione in onda su Rete 4, Nuzzi affronta ed analizza i casi di cronaca nera, delitti efferati, cold case. Negli ultimi anni, tutti i casi sembrano collegati e collegabili ad un unico comun denominatore: la violenza di genere. «Ci sono due dati che costituiscono il grande punto interrogativo di questo problema. Il primo riguarda le persone che non denunciano le violenze che patiscono, violenze non solo fisiche, ma psicologiche ed economiche e quindi non abbiamo una dimensione reale del fenomeno. Dall’altra parte, invece, occorre comprendere la dimensione della prevenzione e quella della sensibilizzazione per capire quali e quanti effetti produca sui costumi, sulle abitudini degli individui», dice Nuzzi.
«Si sta affrontando l’intelligenza artificiale con le medesime paure con le quali si affrontava l’arrivo di Internet. Noi abbiamo in parte subito il web perché oggi vengono compiuti un’infinità di reati sui social a danno delle persone, spesso delle persone più fragili che non possono difendersi dall’odio che diventa un format sociale della comunicazione. Io spero che l’intelligenza artificiale, che è uno strumento dell’uomo e può avere delle validissime declinazioni nella vita quotidiana, possa cambiare in meglio la nostra società. Non si tratta di essere a favore o contro. Io credo che l’intelligenza artificiale sia un’evoluzione inevitabile, fa parte del progresso», sostiene Nuzzi. Che continua: «Non rimaniamo impreparati come lo siamo stati sotto molti aspetti con internet perché rischiamo degli effetti ben più devastanti rispetto a quelli seppur gravi che certi vuoti normativi sul web determinano».
«In Italia leggiamo poco più dei Turchi, c’è una cultura molto limitata in certi segmenti sociali e questo fa scopa con un’informazione che purtroppo oggi è ancora limitata, dalla scarsa tutela della stessa. Dico qualcosa di impopolare, ma sono a favore dell’ordine dei giornalisti in un’epoca, perché il giornalista che sbaglia deve pagare e solo così si legittimano quelli che non sbagliano e fanno onestamente il loro lavoro», sottolinea Nuzzi. «Un giornalista dovrebbe avere la dichiarazione dei redditi trasparente».
(f.benincasa@corrierecal.it)
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