REGGIO CALABRIA Non potrà ricongiungersi con il proprio figlio, il Tribunale del riesame di Reggio Calabria ha rigettato la richiesta degli arresti domiciliari avanzata dall’avvocato Giancarlo Liberati, legale di Marjan Jamali, la 29enne iraniana accusata di aver avuto il ruolo di scafista e arrestata a Roccella Jonica dopo uno sbarco. La donna, madre di un bambino di appena otto anni che è stato accolto a Camini, è in carcere dallo scorso ottobre, prima detenuta a Barcellona Pozzo di Gotto e adesso a Reggio Calabria, e da dietro le sbarre continua a dichiararsi innocente. Ad accusarla tre uomini, che secondo i racconti della 29enne avrebbero tentato di stuprarla.
L’avvocato Liberati attende adesso le motivazioni della decisione: «Vedremo cosa hanno scritto e poi porteremo la questione ai giudici di legittimità. Faremo ricorso per Cassazione», spiega al Corriere della Calabria. L’8 aprile inizierà il processo a Locri. «Farò un’altra richiesta al collegio giudicante chiedendo semplicemente che anziché stare in carcere vada insieme al figlio. Il processo si farà, se sarà colpevole sarà condannata e farà il carcere una volta condannata, ma fino ad allora se ci sono le condizioni, e qua le condizioni in verità ci sono tutte, va ai domiciliari, sta insieme al bambino e andrà alle udienze. Dove dovrebbe andare una ragazza che non ha nessuno con un bambino di otto anni e agli arresti domiciliari in un centro in mezzo all’Aspromonte in una zona controllata dalle forze dell’ordine?». Una distanza tra madre e figlio che diventa ogni giorno più dolorosa. «Lo vede durante le visite, ma è chiaro che una mamma ha bisogno di vivere con il figlio, non di vederlo una volta a settimana o ogni mese o sul telefonino, insomma mi sembra un po’ riduttivo come situazione», conclude il legale. (m.ripolo@corrierecal.it)
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