COSENZA C’è un nuovo business che riempie le casse della ‘ndrangheta, un fronte ancora poco esplorato e conosciuto nel commercio degli stupefacenti. Parliamo di fentanyl e di droghe sintetiche. «La cocaina resta l’attività più redditizia per la ‘ndrangheta», sostiene sovente il procuratore Nicola Gratteri. Numeri e dati confermano come la polvere bianca sia la primaria fonte di ricchezza e guadagno per i boss della criminalità calabrese. Ma accanto allo spaccio di coca e di altri tipi di stupefacenti si fa spazio la vendita illegale di fentanyl. In Nord America, «i fentanili hanno soppiantato completamente la cocaina. Sono droghe molto forti e costano di meno», ha raccontato al Corriere della Calabria il professore ed esperto di criminalità organizzata Antonio Nicaso. Ma come funziona? Alla domanda risponde sempre Nicaso. «Stanno sintetizzando la cocaina con la cocaina rosa, hanno sintetizzato i cannabinoidi con un thc molto più alto e un costo più basso rispetto, per esempio, a quello garantito in paesi dove la marijuana è stata legalizzata». Basta poco. «E’ un nuovo fronte, basta assumere un esperto che riesce sistematicamente a modificare la struttura molecolare e rendere le sostanze commerciabili, almeno fino a quando non vengono sequestrate, analizzate e inserite nella lista delle sostanze proibite».
«Quello del Fentanyl non è un traffico limitato agli Usa. In Ue ci sono segnali in Portogallo e Gb. La nostra intelligence segnala un interessamento della ‘ndrangheta anche se stanno testando il mercato per verificare la convenienza del suo inserimento sul mercato». A lanciare l’allarme, nelle scorse settimane, era stato anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano durante la presentazione a Palazzo Chigi del “Piano nazionale di prevenzione contro l’uso improprio del Fentanyl e di altri oppiacei sintetici”. E’ lo stesso Mantovano, in una intervista a La Nazione a soffermarsi sulla «concreta possibilità che le organizzazioni di tipo mafioso italiane, in particolare la ‘ndrangheta decidano di destinare questa sostanza al mercato italiano. «In questo momento non lo stanno facendo perché, secondo gli investigatori, è in corso una valutazione costi-benefici». Come anticipato da Nicaso alla nostra redazione, Mantovano spiega con dovizia di particolari il perché lo spaccio di Fentanyl sia vantaggioso per la mala calabrese. «Rispetto alla cocaina il fentanyl si può trasportare più facilmente, ne basta di meno ed è più facile da nascondere. Inoltre è a basso costo: un milligrammo di fentanyl costa alla fonte 25 centesimi di dollari ma il ricarico dal fornitore al dettaglio è comunque del 500%. Tutti fattori che spingono verso una più facile immissione nel mercato».
Se le ragioni economiche sono prioritarie c’è anche un altro aspetto che sottolinea il procuratore Nicola Gratteri. «La ‘ndrangheta non può permettersi di immaginare che chi chiede il Fentanyl si rivolga altrove». E i grossisti sono vecchie conoscenze: «i più forti nel settore – riporta Panorama – sono i cartelli messicani di Sinaloa e Jalisco Nueva Generacíon che forniscono anche l’eroina per mescolarla al Fentanyl». E in Calabria? Di nuove droghe si parla dopo le operazioni messe a segno negli ultimi anni dalla Procura di Cosenza. Nei brogliacci ci sono le storie di tossici disposti a rubare ricettari per arrivare ai farmaci che costituiscono un mercato parallelo delle droghe. Gli inquirenti bruzi hanno tracciato centinaia di transazioni in quello che il procuratore uscente Mario Spagnuolo ha definito il «mercato dark della droga». Quello che la ‘ndrangheta canadese ha individuato come nuova frontiera per business milionari. Di solito, in certi campi, non ci si muove senza il permesso della “casa madre”. Con il Fentanyl si guadagnano milioni di dollari. E i clan calabresi non possono permettersi di stare a guardare.
Il Fentanyl è un oppiaceo sintetico ed ha una attività narcotica come la morfina o l’eroina ma è da 50 a 100 volte più potente della morfina e 30-50 volte più forte dell’eroina. C’è un mondo sommerso del consumo di farmaci in Calabria, non ne fa mistero Roberto Calabria, direttore del SerD dell’Asp di Cosenza. Alla nostra redazione, non ha nascosto la preoccupazione «per lo l’uso spasmodico di più sostanze e anche di non sostanze». Ed accanto all’abituale consumo di droghe «in primis la cocaina», Calabria si sofferma su un dato decisamente inquietante. «Abbiamo scoperto un mondo sommerso legato all’abuso di farmaci, soprattutto di oppioidi».
(f.benincasa@corrierecal.it)
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