COSENZA Dal 1991, anno in cui ha sposato Isabella Internò, al 2011, è stato totalmente all’oscuro di molti dettagli rilevanti della vicenda Bergamini. A partire dall’aborto effettuato nel 1987 a Londra da quella che qualche anno dopo sarebbe diventata sua moglie. A dirlo oggi in aula a Cosenza nel corso dell’udienza numero 57 del processo sulla morte dell’ex calciatore rossoblù avvenuta il 18 novembre 1989, è stato Luciano Conte, soprintendente capo coordinatore di polizia in pensione, nato a Ragusa ma residente da sempre a Paola e, appunto, marito dell’unica imputata per omicidio volontario in concorso con ignoti.
Un’udienza molto attesa quella di oggi, alla quale avrebbe dovuto partecipare come testimone anche il cognato di Conte e Internò, Gianluca Tiesi, assente per motivi di salute. Era invece presente come sempre, oltre all’imputata, Donata Bergamini, sorella di Denis.
«Ho saputo dell’interruzione della gravidanza di Isabella – ha affermato Conte – soltanto dopo la prima riapertura del caso nel 2011. La notizia era diventata di dominio pubblico. All’inizio pensavo fosse una menzogna dei giornali, ma poi Isabella mi disse che era vero. Ricordo che era turbata per come avrebbero potuto reagire le nostre figlie. Era imbarazzata anche nei miei confronti. Le dissi di stare tranquilla, si trattava di una cosa accaduta quando lei era molto giovane. In fondo anch’io non le avevo parlato delle mie storie precedenti».
Conte ha spiegato di aver saputo della morte di Bergamini direttamente dalla voce di Isabella Internò, pochi giorni dopo l’accaduto. «Io lavoravo alla squadra mobile di Palermo. Avevo conosciuto Isabella – ha ricordato – grazie a un amico tra novembre e dicembre del 1989. Un giorno la chiamai e mi disse che il suo ex fidanzato con cui si era lasciata da sei-sette mesi, si era suicidato. Non mi disse altro, io cercai di tranquillizzarla. Ci siamo fidanzati tra febbraio e marzo 1990. Durante i riposi settimanali tornavo a Cosenza per vederla. Dopo circa due anni ci siamo sposati. Il mio desiderio era quello di creare una famiglia. Volevo sposarmi più di lei, ero innamorato perdutamente. Isabella era tranquilla, nonostante io vivessi a Palermo. Non si è mai mostrata gelosa».
Conte ha descritto i genitori di Isabella Internò come persone moderne per quei tempi. «Li ho conosciuti quando ci siamo fidanzati – ha ricordato – erano molto aperti e la cosa mi meravigliò non poco, io venivo da una famiglia diversa. Il papà era gentile, buono e rispettato per il suo lavoro». Tiesi (marito di Catia, sorella di Isabella), «l’ho conosciuto quando Isabella mi ha presentato Catia, mentre i cugini li ho visti per la prima volta al nostro matrimonio. So che hanno affrontato molti problemi di salute per una patologia cardiaca congenita. Mi dispiace perché anche loro stanno subendo questo linciaggio mediatico. Sono brave persone».
Il teste ha ripercorso la sua carriera di poliziotto, da Palermo («un fortino in cui si combatteva la mafia, mi sono occupato di tutto, anche di omicidi. Ero operativo quando hanno arrestato Michele Greco e Totuccio Contorto e quando è morto il giudice Falcone. Il suo capo scorta Antonio Montinaro era un mio amico»), fino al trasferimento a Paola.
Angelo Pugliese, legale della difesa, ha chiesto di riferire su Conte di un’intercettazione ambientale del 2011 tra lui e Isabella Internò. In particolare su una conversazione tra i due captata prima che la donna venisse ascoltata dalla Procura di Castrovillari come persona informata sui fatti. «Era preoccupata – ha detto – dopo più di vent’anni dall’accaduto non ricordava tante cose. La tranquillizzai dicendole di dire solo la verità. Questa intercettazione portò il procuratore Pierpaolo Bruni a chiedere al Questore di Cosenza il mio trasferimento a Lamezia. Cosa avvenuta nel 2017. Bruni era stato infatti informato da Facciolla che ero coinvolto nell’indagine sulla morte di Bergamini». Conte, durante la sua escussione, ha tirato fuori dalla giacca un foglio riguardante uno scambio di mail tra l’avvocato di parte civile Fabio Anselmo e l’ex procuratore di Castrovillari Facciolla. In quella mail, siamo nel 2017, Anselmo indicava a Facciolla le date possibili per effettuare gli accertamenti irreperibili. «Mi sembra un fatto anomalo», ha sottolineato il teste. Che ha aggiunto: «Sono vent’anni che soffro per questo linciaggio mediatico. Soprattutto per le mie figlie. Linciaggio rivolto ai tifosi del Cosenza che si sa quanto possono essere particolari. Noi siamo una famiglia monoreddito, questa vicenda ci ha portato a un grosso dispendio economico». A questo punto Pugliese ha fatto un riferimento a Gigi Simoni, ex portiere del Cosenza negli anni ’80. «Simoni – ha detto l’avvocato – che oggi stranamente è qui ad assistere all’udienza, ha indicato lei come burattinaio di questa storia». «Io quell’anno ero a Palermo», ha replicato Conte.
Al pm Luca Primicerio, Conte ha ribadito che solo nel 2011, dopo la riapertura del caso, ha iniziato a fare delle domande specifiche alla moglie. «Ci siamo conosciuti alla fine del 1989 e prima della morte di Bergamini – ha evidenziato – ci siamo visti un paio di volte, ma non eravamo fidanzati. Io la chiamavo ogni tanto da Palermo». Una circostanza che ha portato il pm ad avanzare un’emergenza processuale in riferimento alla testimonianza di Tiziana De Carlo, una ragazza di Paola che ha dichiarato di aver visto Conte e Internò passeggiare sul lungomare di Paola in atteggiamenti amorevoli tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre del 1989. «Secondo me si sbaglia», ha detto Conte. Primicerio è tornato anche sulle dichiarazioni rilasciate da Isabella Internò alla Procura di Castrovillari nel novembre 2011. Intercettati in auto, marito e moglie parlano di quello che è emerso in procura. «Mi hanno chiesto se all’epoca dei fatti ero fidanzata – disse Internò – e io ho risposto di no, che mi sentivo solo con il mio attuale marito». Replica di Conte alla moglie: «Non hai capito perché te l’hanno chiesto? Perché lo sanno». «Sapevano che eravate fidanzati?», ha chiesto Primicerio. «Mi riferivo al fatto – ha provato a spiegare il teste – che loro sapevano che ci sentivamo telefonicamente». Una risposta contestata dalla presidente Paola Lucente: «Non è così, lei in quell’intercettazione contesta ciò che ha risposto sua moglie in procura». In un’altra intercettazione ambientale, Isabella Internò dice a Conte che i suoi genitori non conoscevano Bergamini, ma Primicerio ha fatto notare come Francesco Arcuri, cugino dell’imputata, abbia parlato di un invito a pranzo del calciatore nella casa di Cavinia. «Sono parole di Arcuri», ha affermato Conte. Primicerio ha posto alcune domande anche sul rapporto tra Conte e i cugini di Isabella Internò. Il teste ha detto di non aver mai sentito Roberto Internò prima che venisse ascoltato in procura, ma le intercettazioni dimostrano il contrario.
L’avvocato Fabio Anselmo ha chiesto a Luciano Conte se conoscesse l’avvocato Massimo Florita. «Lo conosco – ha risposto il teste di giornata – ha seguito alcune querele che abbiamo fatto, soprattutto nel 2009 a un giornalista. Io – ha poi aggiunto – non avevo visto gli atti del 1989». A questo punto anche Anselmo ha insistito sulla deposizione di Isabella Internò del 2011 con relativa intercettazione ambientale. «Non ho fatto da consigliere – ha dichiarato Conte – le ho suggerito soltanto di dire la verità. Le ho chiesto di rispondere “non ricordo” se non fosse stata sicura dei fatti. Ero preoccupato che dopo 23 anni potesse dire cose diverse dal passato». Conte ha affermato di aver letto gli atti del processo in una seconda fase, ma intercettato nel 2011 riprende la moglie per ciò che ha detto in procura dicendole «te l’ho fatto leggere cinquanta volte il verbale».
Anselmo ha fatto leggere al teste un “foglio matricolare” in cui emergono alcuni sui congedi ordinari (le ferie) dal servizio tra febbraio e ottobre del 1989. In alcuni di questi la sua presenza è segnalata a Cosenza, in altri a Paola. «Ci sarà stato un errore – ha detto Conte – non significa che venivo a Cosenza in quel periodo. Vivevo a Paola».
«Io – ha continuato poi Conte in riferimento alle perizie medico-legali sul corpo di Bergamini dopo la riesumazione – non ho mai avuto dubbi sulle dichiarazioni di mia moglie». E nessuna preoccupazione nonostante Liliana Innamorato, consulente medico-legale della difesa, per telefono avesse detto chiaramente a Conte che le indagini in corso destavano dei sospetti. «Il morto – aveva evidenziato Innamorato – anche a distanza di tempo parla». «No – ha confermato Conte – non ero preoccupato e lo dicevo alla dottoressa. Le mi propose di nominare un altro consulente per aiutarla, ma io le dissi che sarebbe stato troppo dispendioso economicamente».
Conte ha rivelato di aver letto sui giornali anche della visita di Isabella Interno a Salerno, subito dopo la morte di Bergamini, a casa di Tiziana Rota e Maurizio Lucchetti (ex calciatore del Cosenza). Dalle intercettazioni ambientali emerge la rabbia di Conte nei confronti della moglie. «Abbiamo discusso di questo – ha ammesso – le ho detto che non era necessario. Ce l’avevo con la mamma che l’aveva lasciata partire dopo quello che era successo. Io in quel momento temevo il fango che veniva buttato sulla nostra famiglia. Se non fosse andata a Salerno, non avrebbe inventato tutto questo. Rota ha inventato tutto» (Rota in una telefonata fatta a Donata Bergamini, parla di «delitto d’onore» facendo entrare nella vicenda i cugini di Isabella Internò, ndr).
All’altro avvocato della famiglia Bergamini, Silvia Galeone, Conte ha detto che dopo la riapertura del caso nel 2011 «litigavamo sempre. Ero stato catapultato in una situazione di cui non ero a conoscenza». «Questa esperienza – ha detto invece all’avvocato Pugliese – è stato un massacro. Le nostre figlie ne hanno pagato le conseguenze, avevano paura di andare a scuola. Una sera in un pub siamo stati mandati via dal proprietario perché aveva riconosciuto Isabella».
A fine udienza, la presidente della corte ha fatto ulteriori domande al teste. «Lei – ha detto Lucente – ha sposato Isabella Internò, proprio nell’anno, il 1991, in cui sua moglie è stata sentita come testimone nel processo di Trebisacce al camoionista Raffaele Pisano. Possibile che non sapesse nulla di quelle dichiarazioni e che non ne avete mai parlato?». E poi ancora Lucente: «Non le è mai venuto da chiedere in tutti quegli anni a sua moglie cosa ci facesse con Bergamini a Roseto Capo Spulico visto che si erano lasciati da sei-sette mesi?». «Io in quegli anni – ha replicato Conte – stavo poco a Paola e lei non mi parlava del caso. Soltanto nel 2011 mi ha detto perché era andata a Roseto con Bergamini».
La prossima udienza si terrà l’8 aprile.
«Oggi – ha detto l’avvocato Anselmo al termine dell’udienza – si è chiuso il processo. Conte ha tradito tutte le debolezze di una tesi difensiva che fa acqua da tutte le parti e ha chiuso il cerchio, fornendo un quadro preciso della situazione che ha portato all’uccisione di Bergamini». (f.veltri@corrierecal.it)
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