CATANZARO Un laboratorio di pasticceria nato in carcere per offrire un’opportunità di lavoro ai detenuti ma anche per testimoniare il valore dell’inclusione sociale e della solidarietà condivisa da una “rete” di soggetti. E’ questo il progetto attivato da alcuni anni al carcere di Catanzaro e messo in campo dalla società cooperativa “Mani in Libertà” con il sostegno della Camera penale “Alfredo Cantafora” di Catanzaro in collaborazione con alcuni imprenditori del capoluogo: il frutto di questo progetto, che si avvale della partnership della Direzione della Casa circondariale di Catanzaro, dell’Ufficio Esecuzione Penale Esterna, di “Promidea” e delle associazioni “Liberamente” e “Amici con il Cuore” che hanno aderito ad un bando indetto da “Fondazione con il Sud”, teso alla formazione professionale e all’assunzione dei detenuti, è la produzione di dolci particolarmente gustosi – in quest’occasione le colombe pasquali – che serviranno a fini sociali e soprattutto testimoniano l’importanza di dare dignità ai detenuti e di trasformare il carcere da luogo di emarginazione a luogo di inclusione. A fare il punto sull’attività del laboratorio di pasticceria, oggi, in una conferenza stampa i protagonisti del progetto radunati dalla Camera Penale di Catanzaro. «L’iniziativa – è stato spiegato nell’incontro con i giornalisti – ha determinato nel 2020 l’avvio di un laboratorio artigianale di pasticceria, che utilizza il marchio Dolci(C)reati”, e che si è subito distinto per la bontà dei prodotti dolciari, preparati attribuendo prevalenza alla qualità delle materie prime e alla professionalità dei pasticceri, rappresentando per gli interessati una straordinaria forma di riscatto e di recupero sociale anche attraverso il reinserimento nel mondo del lavoro».
Così il presidente della Camera Penale di Catanzaro Francesco Iacopino ha illustrato il progetto: «Abbiamo voluto cogliere questa sfida perché dopo l’avvio del laboratorio i primi a crederci è stato il mondo del volontariato perché è stata costituita una cooperativa per poter avviare questo percorso di produzione e vendita all’esterno. La direzione della casa circondariale ha approvato e sostenuto questo percorso, è chiaro che ci voleva un ponte con la società civile e di questo si è fatta carico la Camera Penale che con l’Unione delle Camere Penali è sempre molto attenta al mondo dell’esecuzione penale. Il nostro compito è stato quello di creare un collegamento tra il laboratorio costituito in carcere e le catene di distribuzione, gli imprenditori che si occupano di distribuzione, soprattutto di grande distribuzione, perché l’obiettivo non è quello di consentire occasionalmente la vendita, ma di stabilizzare questo percorso professionale perché anche Catanzaro possa avere una nicchia. Il carcere come luogo in cui si lavora e si produce e si riesce quindi a avviare quel percorso di recupero, di reinserimento sociale attraverso la dignità del lavoro che certamente non deve essere negata i detenuti. Anzi, questa rappresenta la formula migliore perché i tassi di recidiva, una volta terminato il percorso penitenziario, possono essere del tutto elisi. Ecco perché – ha aggiunto Iacopino – crediamo molto in questo progetto e ecco perché ringraziamo sinceramente gli imprenditori che hanno raccolto questa sfida e che grazie a questi iniziali percorsi di vendita permetteranno ai detenuti di far conoscere il loro prodotto ma soprattutto sono certo di stabilizzare questa attività in modo tale che possa rendersi autonoma e possa fare a meno di noi perché se farà a meno di noi vuol dire che avremo raggiunto l’obiettivo». Secondo Orlando Sapia, segretario della Camera Penale di Catanzaro, «questa è un’iniziativa che vuole creare un ponte con la società e questi ponti dovrebbero essere tanti e dovrebbero essere in tutte le realtà penitenziarie. Le carceri molto spesso si trovano all’esterno delle società e non hanno nessun contatto. La situazione è allarmante negli istituti, quindi questa iniziativa che crea un ponte arriva nel momento opportuno». Alla conferenza stampa hanno partecipato anche i rappresentanti di alcuni dei gruppi imprenditoriali di Catanzaro, titolari dei più importanti marchi della grande distribuzione, che hanno aderito al progetto, come il gruppo Noto e il gruppo Rotundo. (c. a.)
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