VIBO VALENTIA Non è raro, girando per le strade di Vibo, imbattersi in rurali fontane d’acqua che sgorgano da un tubo rotto o direttamente dal manto stradale. “Spettacoli” spesso ripresi da cittadini che ne condividono il video sui social accompagnandoli con i classici commenti ironici: «Benvenuti a Dubai e allo spettacolo delle fontane danzanti» scrive uno di loro. «Nuovo metodo di irrigazione nel vibonese» si legge in un altro post. Toni più animati e seri quando i disagi idrici si spostano dentro casa. Una situazione che, paradossalmente, avviene nel capoluogo che nel 2023 ha segnato l’incremento maggiore di tutta Italia in bolletta. Un +16% che ha colpito le tasche dei cittadini di Vibo Valentia, secondo quanto emerso dal XIX Rapporto sul servizio idrico integrato, a cura dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva. Dato che pone Vibo al primo posto nella classifica tra i capoluoghi italiani sulla variazione tra il 2023 e il 2022, ben distaccata dalla media nazionale del 4%. La percentuale vibonese arriva addirittura al 43,7% se si confrontano le bollette del 2023 e quella del 2019. Un vero e proprio paradosso data la situazione critica nel comune vibonese, con l’amministrazione che ciclicamente si trova “costretta” a intervenire per sopperire ai disagi idrici determinati da non potabilità o assenza d’acqua.
Criticità emerse anche dall’ultimo rapporto Istat 2020-2023, pubblicato il 22 marzo scorso in occasione della giornata mondiale dell’acqua. Secondo l’Istituto, Vibo si piazza tra i primi posti per dispersione dell’acqua immersa in rete con il 65% rispetto al 42% di media nazionale. In Calabria solo Cosenza fa peggio con il 66,5%, ma in questo caso, segnala l’Istat, «il gestore attribuisce il risultato a una più corretta registrazione dei volumi». E il comune cosentino, d’altro canto, è tra i più economici in bolletta, secondo la precedente classifica di Cittadinanzattiva. Oltre due terzi dell’acqua potabile vibonese si perdono nelle reti prima di arrivare ai rubinetti delle case. A questa condizione si aggiungono cicliche rotture delle tubature, sia comunali che di pertinenza della Sorical. Come, ad esempio, è accaduto lo scorso dicembre, quando l’amministrazione ha dovuto chiudere le scuole per il blocco dell’erogazione idrica dovuta a più rotture. Ma è soprattutto in estate, con la stagione calda e un maggiore fabbisogno, che il comune vibonese soffre maggiormente le criticità del sistema idrico.
È quanto vissuto, in particolare, dalla frazione Piscopio. Per ben tre mesi, durante lo scorso periodo estivo, alcune zone del territorio piscopisano sono rimaste totalmente prive di acqua. Rubinetti a secco e cittadini al limite della disperazione, costretti a rifornirsi tramite autobotti private o con i più rudimentali metodi d’approvvigionamento. Qui una condotta idrica più recente è stata costruita, ma procedono a rilento gli allacci, anche a causa della “resistenza” di alcuni cittadini. Se Piscopio resta il caso più eclatante, anche le altre frazioni hanno subito gli stessi disagi: Triparni, Longobardi, Vibo Marina e persino il centro di Vibo hanno dovuto convivere con problemi determinati da acqua sporca e periodi di “siccità” idrica. A luglio e settembre la sindaca Maria Limardo ha emesso un’ordinanza con il divieto di utilizzo d’acqua per scopi potabili a causa della presenza di batteri, poi ritirata circa un mese dopo. A dicembre la chiusura delle scuole dovuta a una rottura della condotta dell’Alaco. Ma i disagi, in alcune zone, sembrano continuare e la stagione estiva all’orizzonte alimenta i timori dei cittadini per una nuova emergenza idrica. (Ma.Ru.)
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