REGGIO CALABRIA Era nella lista dei Comuni che a giugno 2024 torneranno alle urne per eleggere sindaci e le amministrazioni comunali, ma per Cosoleto si prospettano altri sei mesi di commissariamento. Lista dalla quale il comune reggino non compare più, infatti il Consiglio dei Ministri ha deciso di prorogare l’azione della commissione straordinaria formata da Emma Caprino, Salvatore Tedesco e Francesco Battaglia. Con la stessa delibera prorogata anche la gestione della commissione straordinaria di Anzio e l’affidamento della gestione del comune di Nettuno, entrambi comuni romani in cui avevano affondato i propri tentacoli i clan calabresi.
Una «intricata ed estesa rete di rapporti parentali», «frequentazioni» sospette tra amministratori ed esponenti della criminalità organizzata. Nel mirino degli investigatori erano finiti gli affidamenti diretti a lavori a ditte guidate da pregiudicati e irregolarità nella gestione del servizio civile e anche nell’accoglienza dei richiedenti asilo. L’inchiesta “Propaggine”, scattata nel 2022 aveva permesso di ricostruire le dinamiche criminali intorno alla cosca attiva a Sinopoli, Cosoleto e San Procopio e alla prima “locale” attiva a Roma, che operava nella Capitale dopo avere ottenuto l’investitura ufficiale dalla casa madre in Calabria. «Noi a Roma siamo una propaggine di là sotto», affermavano nelle intercettazioni gli indagati. Indagato nell’inchiesta anche l’allora sindaco Antonino Gioffrè e un dipendente dell’amministrazione comunale. Tra le motivazione dello scioglimento del comune di Cosoleto figuravano l’accordo politico elettorale mafioso tra il primo cittadino e la cosca egemone sul territorio. Dalle indagini è emerso un interesse della ‘ndrangheta per le elezioni a Cosoleto del 2018 quando, stando all’ordinanza di arresto eseguita nel 2022, «le elezioni amministrative sono state pesantemente condizionate dalla cosca Alvaro». Una commistione di interessi tra criminalità organizzata e politica sul territorio che affondava le proprie radici in rapporti strettissimi. Nella relazione prefettizia, così come nel report del Viminale si segnalano infatti «intrecci familiari o frequentazioni con soggetti gravitanti o appartenenti al locale contesto criminale».
Nella relazione del Viminale si segnalava inoltre «il preoccupante livello di compromissione dell’amministrazione comunale di Cosoleto che, dunque, non appare in grado di resistere o di opporsi alle ingerenze mafiose che si generano in quel difficile contesto territoriale, una serie di condizionamenti nell’amministrazione comunale di Cosoleto volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilità dell’istituzione locale, nonché il pregiudizio degli interessi della collettività». Una situazione che rimane ancora nelle mani dei commissari, la cui guida risulta necessaria «al fine di consentire il completamento dell’azione di risanamento». A Cosoleto, a causa della ‘ndrangheta, il voto dei cittadini è rimandato. (m.ripolo@corrierecal.it)
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