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l’audizione

La lotta alla ‘ndrangheta e le difficoltà a Vibo, Falvo in Commissione: «C’era rassegnazione, non potevo lasciare le cose com’erano»

Il procuratore in Antimafia: «Al mio arrivo tante cose non funzionavano, il problema è stato sottovalutato per anni»

Pubblicato il: 28/03/2024 – 18:53
di Giorgio Curcio
La lotta alla ‘ndrangheta e le difficoltà a Vibo, Falvo in Commissione: «C’era rassegnazione, non potevo lasciare le cose com’erano»

VIBO VALENTIA «Credo che il fenomeno sia stato sottovalutato. A Vibo io non ho cancellieri, non ho un solo cancelliere per fare l’assistenza ai magistrati. Avevamo quattro assistenti giudiziari, che coprivano le piante organiche, ma Vibo non era stata coperta. Grazie alle interlocuzioni con l’onorevole Nesci, siamo riusciti ad avere le due persone». È quanto emerge dall’audizione davanti alla Commissione parlamentare antimafia, il procuratore di Vibo Valentia, Camillo Falvo, ha avuto anche l’occasione di mettere in evidenza i problemi legati al personale del Tribunale di Vibo, ma non solo.
Siamo ad ottobre 2020, i verbali sono stati ora desecretati, e i problemi di allora solo in parte sono stati risolti. «Al Consiglio giudiziario ero riuscito, con una relazione (sei mesi prima rispetto all’audizione ndr) a far comprendere che ci volevano uno o forse due – non ricordo – magistrati in più alla procura di Vibo. Il Consiglio giudiziario ha approvato e ha suggerito al Consiglio superiore della magistratura di indicare i due magistrati in più. Il CSM l’ha liquidato, sicuramente perché era impegnato in altre faccende, dicendo che andava bene quello che aveva fatto il Ministero sulla base delle statistiche. Se continuiamo a ragionare per statistica numerica, sarà sempre così».

Le difficoltà

Falvo, poi, illustra il quadro al suo arrivo. «Venivo da Messina e mi ero reso conto che da solo in Dda su Vibo avevo un numero di procedimenti, di udienze, di misure cautelari, di arrestati superiore a quelli che avevano in cinque nella Distrettuale di Messina. Feci due relazioni, una a febbraio e una a ottobre 2015, nelle quali ho illustrato – ero da solo su Vibo a fare la Dda, mentre oggi sono tre e forse arriveranno a quattro, grazie a Gratteri – quello che mi sembrava ovvio. Doveva arrivare Nicola Gratteri perché qualcuno lo prendesse in considerazione, ma io l’avevo scritto». La ricostruzione di Falvo prosegue: «Vi dirò qual è stato l’atteggiamento dell’ex procuratore di Catanzaro, quello che ha preceduto Nicola Gratteri che pure non era né colluso né incapace ma una persona perbene, quando andai lì con le due relazioni, sia la prima che la seconda volta, per fargli capire che ci dovevamo far sentire, perché altrimenti non saremmo riusciti a fare niente». «Eravamo sei magistrati in Dda su tutto il distretto di Catanzaro, che aveva otto tribunali (oggi ne ha sette), cioè nemmeno un magistrato per tribunale, non sapevamo dove andare a fare nemmeno le udienze, figuriamoci le indagini e figuriamoci su Vibo. La reazione di Lombardo fu di dire che tanto era inutile che continuassimo a dirlo, perché tutte le volte ci rispondevano “Sì, sì, va bene”, ci davano la pacca sulla spalla. Questo per dire che c’è anche un atteggiamento di rassegnazione». Durante l’audizione, il procuratore Falvo ha riconosciuto che, in quella fase storica, «in passato il segnale non sia mai stato dato così forte, né in termini di richieste prima, né in termini di risultati dopo. Credo che questa sia un’opportunità, l’ho detto anche al Presidente del tribunale e spero che lui sia stato esaustivo da questo punto di vista».

«Dovevamo far capire che eravamo in difficoltà»

Davanti ai componenti della Commissione, il procuratore di Vibo Valentia ha parlato del suo arrivo in Procura. «Il presidente del tribunale un po’ se la prese per la prima cosa che gli dissi. Se la prese perché io, arrivando dal Consiglio giudiziario, la prima cosa che feci dopo aver visto la situazione in cui si trovava Vibo, di cui avevamo contezza, ma fino a un certo punto, fu chiedere al Consiglio giudiziario, astenendomi dalla trattazione, di avere un occhio di riguardo sul tribunale di Vibo e fu messo in una sorta di vigilanza».  
«Mi ponevo però il problema di quando, dopo quattro o cinque anni, avrei dovuto rendere conto di quello che avevo fatto e allora non avrei potuto dire che avevo lasciato le cose andare come erano andate fino a quel momento. Dovevamo comprendere che era necessario far capire anche agli altri che eravamo in difficoltà». Poi l’osservazione: «Qualcuno dovrebbe far comprendere al Ministero che ce ne vogliono almeno sette in più rispetto a quelli che ci sono in tribunale e almeno tre in più in procura per arrivare a dieci sostituti e un aggiunto (la procura di Vibo non ha l’aggiunto e non ha dieci sostituti); in tal modo nei periodi di magra si arriverebbe ad averne almeno cinque. Non fare questo significa non assicurare il servizio giustizia. Questa è la prospettiva». (g.curcio@corrierecal.it)

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