COSENZA A conclusione di una battaglia legale durata 8 anni, le Sezioni Unite della Suprema Corte di Cassazione hanno cancellato l’ergastolo per Mario Gatto, rideterminando la pena in anni 30 di reclusione. La questione tecnica proposta – per primi – dagli avvocati Paolo Pisani e Cesare Badolato, e accolta dall’Alto Consesso, si fonda su una tesi che rappresenta un “novum” nel panorama giurisprudenziale italiano: la diminuente prevista per il rito abbreviato ha soprattutto carattere sostanziale, e non solo processuale. Sulla scorta di tale tesi, accolta dagli Ermellini, l’ergastolo per Mario Gatto è stato cancellato e la pena perpetua è stata sostituita con la pena di 30 reclusione, in relazione agli omicidi Vittorio Marchio, Enzo Pelazza e Antonio Sena, per i quali Gatto era stato condannato alla pena dell’ergastolo. I due penalisti hanno espresso soddisfazione per il risultato raggiunto.
Nel gennaio del 2015, la Corte d’Assise d’Appello aveva condannato a 30 anni Mario Gatto per l’omicidio del padrino di Cosenza, Antonio Sena. L’imputato era indicato dalla Dda come uno dei presunti killer. Secondo le indagini, l’agguato del 12 maggio del 2000 in cui trovò la morte uno dei capi storici della criminalità organizzata cosentina, ha segnato uno spartiacque tra la vecchia mafia e quella emergente che in seguito acquisì l’egemonia su Cosenza. Vittorio Marchio, invece, costretto a vivere su una sedia a rotelle a seguito di uno scontro a fuoco con la polizia venne ucciso a colpi di pistola sotto casa sua a Serra Spiga. Due le armi utilizzate dai sicari per compiere il delitto: una calibro 9×21 e una calibro 38 special che lo hanno raggiunto all’addome ed al torace. Infine, Enzo Pelazza venne colpito a morte, nel 2000, a Carolei. Tredici i proiettili che non diedero scampo alla vittima. Il decesso fu causato da un arresto cardiocircolatorio conseguente ad «anemia emorragica acuta per lesioni trapassanti il cuore, i polmoni e il fegato».
Il nome di Mario Gatto viene tirato in ballo anche in riferimento alle presunte fibrillazioni emerse all’interno del clan degli “Italiani”. In particolare, i contrasti sorti tra Maurizio Rango e Mario Gatto avevano portato ad una sostanziale scissione tra gli “Zingari” e gli “Italiani”. I gruppi sarebbero rimasti alleati, ma economicamente avevano deciso di tornare ad un regime autonomo nella gestione delle attività illecita e nella raccolta dei relativi proventi. Tuttavia gli animi accesi dei contendenti avrebbero portato Gatto e Rango vicini ad uno scontro armato, un regolamento dei conti poi non avvenuto. Gatto e Rango saranno arrestati a distanza di pochi giorni e la riunione per la riappacificazione o per la definizione dello “sgarro” non si è tenuta.
(f.benincasa@corrierecal.it)
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