CATANZARO «Non possiamo più perdere tempo altrimenti verremo ricordati come quelli che sapevano e non hanno agito». Esordisce così Claudio Venditti, presidente del Forum Famiglie Calabria commentando i dati demografici resi noti dall’Istat. Al 1 gennaio 2024 la natalità si conferma in picchiata: con appena 379mila bambini venuti al mondo, arriva «l’ennesimo minimo storico di nascite, l’undicesimo di fila dal 2013». E’ la fotografia scattata dall’Istat negli indicatori demografici del 2023, sottolineando che «il processo, di denatalità dal 2008 non ha conosciuto soste». Allo stesso tempo calano anche i decessi, arrivando a 661mila, l’8% in meno sul 2022, «dato più in linea con i livelli pre-pandemici rispetto a quelli che hanno caratterizzato il triennio 2020-22». Emerge così «un saldo naturale ancora fortemente negativo per 281mila unità». Di fatto, l’Istat calcola un rapporto di «sei neonati e 11 decessi per ogni 1.000 abitanti». Attualmente, la popolazione residente in Italia è pari a 58 milioni 990mila unità (ma sono dati ancora provvisori), in calo di 7mila unità rispetto alla stessa data dell’anno precedente (-0,1 per mille abitanti).
«Grave. Anzi gravissima la situazione italiana. È un crollo senza fine quello a cui stiamo assistendo inerti malgrado i ripetuti allarmi. Questo crollo demografico ci sta condannando ad un futuro insostenibile dove non saremo in grado di far fronte ad una spesa sanitaria crescente perché la popolazione attiva continua a calare. Ma anche la tenuta del sistema previdenziale è compromessa e i fenomeni dello spopolamento delle aree interne e rurali soprattutto del sud in Calabria in modo particolare sembra compromettere il futuro di intere aree del Paese». «Un grande Paese, il nostro, che sarà sempre meno grande per il futuro, e vedrà calare il proprio Pil a causa della variabile demografica. Nell’ipotesi più accreditata da Istat – prosegue Venditti – si va verso 13 milioni di abitanti in meno nel periodo 2023-2080. Si perderà l’equivalente dell’attuale intera popolazione del Mezzogiorno se non si interviene con tempestività, progettazione di lungo periodo ed ingenti risorse. Nel medesimo periodo i dati previsionali Istat ci dicono che la potenziale forza lavoro si dimezzerà, così come il contingente dei giovani ed esploderà la componente anziana, con i “grandi vecchi” che quasi triplicheranno. Di fronte a tutto ciò – conclude Venditti – serve un Piano shock di rilancio di cui deve farsi immediatamente carico la politica nazionale, ma anche europea e locale».
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