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Anziani non autosufficienti, la denuncia: «Mia madre 97enne senza assistenza»

Il racconto di una donna di Bovalino. E segnala le difficoltà per far compire anche una semplice passeggiata: «Troppe barriere architettoniche»

Pubblicato il: 31/03/2024 – 8:50
Anziani non autosufficienti, la denuncia: «Mia madre 97enne senza assistenza»

BOVALINO «Fino a due anni e mezzo fa mia madre era una persona autonoma e molto vivace. Adesso è rimasta vivace, ma non autonoma». Così a La Repubblica Maria Sgabelluri, 66 anni, insegnante di sostegno di Bovalino, racconta il calvario che quotidianamente compie per assistere, assieme al marito, la madre di 97 anni. Una storia che restituisce il quadro di difficoltà anche delle famiglie calabresi alle prese con familiari non autosufficienti e che sarebbero stati “traditi” dagli ultimi provvedimenti del Governo Meloni. Il decreto attuativo della riforma sul Welfare, appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale, non avrebbe sufficienti coperture proprio per venire incontro a famiglie come quella di Maria. «Ha avuto una serie di problemi – spiega parlando della madre su Repubblica – che l’hanno portata ad aver bisogno del pacemaker. Da allora, forse per via dell’anestesia, ha iniziato ad avere delle allucinazioni, ha bisogno di essere seguita sempre. Spesso scambia il giorno con la notte, ieri abbiamo passato la notte in bianco, non c’era verso di farla dormire».
Volontaria da 12 anni assieme al marito dell’Auser Maria spiega come sia difficile trovare qualcuno che l’aiuti a occuparsi di sua madre: «Si sta atrofizzando sempre di più, avrebbe bisogno di un terapista che le facesse fare un po’ di ginnastica, ma le strutture pubbliche non sono in grado di fornire questo tipo di servizio».
E segnala le tante altre difficoltà che si registrano sul territorio per far compiere anche una semplice passeggiata alla madre in sedia a rotelle: «Ci sono molto problemi di barriere architettoniche». Così come far svolgere attività a chi è stato colpito da malattie: «A mia madre piaceva molto lavorare a maglia, ha fatto le scarpe da notte a tutti, le abbiamo mandate anche a Milano, in Germania. Era un modo per occupare il tempo, ma adesso ha le mani troppo intorpidite, non riesce più. Allora le dò un gomitolo, le dico ‘scioglilo’, per farle fare qualcosa».
E infine la donna di Bovalino denuncia come le carenze di servizi pubblici nella zona non sono limitate solo agli anziani. «I ragazzi disabili dopo la scuola spariscono – racconta infine a La Repubblica – diventano un mondo a parte, non sono né aiutati né valorizzati. Io lo so perché faccio l’insegnante di sostegno. In zona ci sono due centri riabilitativi, ma nessun centro ricreativo, per questo abbiamo aperto l’Auser. Anche la Caritas ci manda delle persone, ci dice “fategli fare qualcosa”».

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