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“Reset”, la difesa di Mazzei in aula: «Mai fatto parte di nessun gruppo Porcaro»

Chi indaga lo ritiene «figura centrale», l’imputato respinge le accuse. «Mai partecipato a nessuna estorsione»

Pubblicato il: 31/03/2024 – 21:07
“Reset”, la difesa di Mazzei in aula: «Mai fatto parte di nessun gruppo Porcaro»

COSENZA «Andrea Mazzei è una figura centrale delle nostre investigazioni», aveva ribadito nel corso di una lunga testimonianza il luogotenente della Guardia di Finanza di Cosenza, Antonio Gigliotti, sollecitato dalle domande del pm Corrado Cubellotti nel corso del processo scaturito dall’inchiesta “Reset”. A distanza di settimane, l’imputato ha deciso di rendere dichiarazioni spontanee dinanzi al tribunale di Cosenza, in composizione collegiale.

La difesa di Mazzei

«Questa vicenda processuale mi ha completamente sconvolto la vita, distruggendomela, sia sotto il profilo personale, privato, familiare, che sotto quello professionale», esordisce Mazzei. Che aggiunge: «Io non ho mai fatto parte di nessun gruppo Porcaro, né ho mai fatto pratiche nell’interesse dello stesso o di alcun sodalizio criminale. Perché io la pratica del Settimo Caffè, l’unica che mi viene contestata, la feci, la inviai all’ente, ad Invitalia l’8 Febbraio del 2018, quindi ben dieci mesi prima dell’unico e fatidico incontro avvenuto con Porcaro nel mio studio del 4 Dicembre del 2018». Secondo Mazzei, quella pratica fu fatta «nei confronti di una società, composta tutti da soggetti incensurati e in forza di un contratto di fornitura servizi di un mandato, di un incarico che obbliga la società e la rendicontai».

L’accusa di estorsione

L’imputato respinge anche l’accusa di estorsione. «Si presume io l’abbia fatta in concorso con Roberto Porcaro, prospettando l’incendio dei locali del Settimo Caffè ai fini di ricavarne l’indennizzo assicurativo. Ora io mi domando ma quando è successa questa cosa?». «Non ho mai varcato quel limite che separa ciò che è consentito da ciò che è vietato! Ho sempre lavorato nel massimo rispetto della normativa di riferimento e con la massima trasparenza, nell’interesse della mia società e delle aziende con le quali avevo rapporti professionali, cercando nel mio piccolo di contribuire a creare sviluppo economico, sociale, occupazionale all’interno della mia Regione e del mio paese», aggiunge Mazzei. Poi la chiosa. «E’ stata considerata e analizzata irregolare o illegale solo lo 0,001 per cento della mia attività professionale e consulenziale profusa negli ultimi cinque anni ed è bastato ciò per scrivere che io mettessi stabilmente e principalmente le mie competenze al servizio di asserita consorteria criminale!». (f.b.)

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