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Le vacche sacre di Zungri e di Peppone Accorinti. «Lui ride quando sa dei danneggiamenti»

Il pascolo abusivo come controllo del territorio. Le parole della testimone di giustizia e il protocollo d’intesa della Prefettura

Pubblicato il: 01/04/2024 – 11:02
Le vacche sacre di Zungri e di Peppone Accorinti. «Lui ride quando sa dei danneggiamenti»

VIBO VALENTIA Un modus operandi tradizionale e “selvaggio” per affermare il potere territoriale e assicurarne il controllo. È il diffuso fenomeno delle vacche sacre: bestiame libero di muoversi nel territorio e di danneggiare i terreni altrui. Un metodo di ostentazione del potere ‘ndranghetista da tempo attenzionato dalle varie procure e dalle forze dell’ordine. A Zungri, nel Vibonese, paese natìo del clan Accorinti, da decenni i cittadini convivono con il pascolo abusivo di stampo ‘ndranghetista. Famiglie e proprietari di terreni costretti a subire danneggiamenti e minacce dai «prepotenti uomini di ‘ndrangheta» che sfruttano il pascolo per mantenere il controllo territoriale. La drammatica situazione nei comuni del litorale vibonese ha convinto la Prefettura a intervenire, siglando il mese scorso, insieme alle amministrazioni, un protocollo d’intesa sulla gestione del fenomeno, la cui gravità era già emersa dalle recenti inchieste della Dda di Catanzaro.

«Se ci metto le vacche nessuno se lo compra»

«Le vacche sacre che ci sono a Zungri sono di Peppe, lui ride quando sa dei danneggiamenti che vengono fatte nelle campagne». Chi aveva ben descritto la situazione nelle campagne zungresi è Elisabetta Melana, l’ex moglie di Ambrogio Accorinti e ormai da anni preziosa testimone di giustizia a disposizione della procura. «A proposito ricordo di un’occasione in cui le vacche di Peppe arrivarono nel perìodo in cui c’era la festa della Madonna della Lieve, in piazza Garibaldi…». Nei verbali di Rinascita Scott, processo in cui Ambrogio e Peppone Accorinti sono stati condannati in primo grado a 19 e 30 anni di carcere, ampio spazio è dedicato alle vacche sacre. Le dichiarazioni della testimone di giustizia trovano conferma anche in un’intercettazione dello stesso Peppone Accorinti. «Però io intanto se ci metto le vacche nessuno se la compra» riferisce in una conversazione con Antonio Vacatello (condannato anche lui a 30 anni). Oggetto del discorso sono alcuni terreni in vendita nei pressi di Filandari, dimostrando, secondo gli inquirenti, «il metodo da lui usato per accaparrarsi nella propria disponibilità i terreni agricoli altrui».

Coinvolte anche le zone limitrofe

Filandari, Zungri, Cessaniti e Briatico. Sono diversi i comuni in cui Peppone Accorinti avrebbe “liberato” il proprio bestiame per imporre il proprio potere. Un agricoltore della zona di Briatico periodicamente dal 2004 al 2015 si ritrovava in caserma per denunciare i vari danneggiamenti. «Un consolidato modus operandi ‘ndranghetistico in detti territori rurali» si legge nelle carte di Rinascita. Vacche sacre usate come «simbolo e forma di prevaricazione nei confronti della popolazione, la quale risulta assoggettata da detti atteggiamenti ai quali nessuno osa opporvi». Dinamiche emerse anche dalla più “recente” operazione Maestrale, in cui gli inquirenti definiscono il fenomeno del pascolo abusivo «molto preoccupante, considerando il fatto che la prima fonte di reddito delle famiglie locali è proprio l’agricoltura». Ma in questo contesto di paura la popolazione non riesce ad opporsi: chi ha provato, in passato, a “ribellarsi” al fenomeno è stato raggiunto da minacce finalizzate ad imporre il segreto.

«Io le mucche le faccio entrare quando voglio»

Da Maestrale emerge anche la figura di Francesco Barbieri, classe 2001, nipote da parte di madre del boss di Zungri e da parte di padre dell’omonimo zio, presunto capo ‘ndrina dei Barbieri di Cessaniti. Il giovane rampollo avrebbe ereditato la tradizione criminale del pascolo abusivo come affermazione del potere territoriale. Nel suo caso, a denunciare danneggiamenti nel proprio terreno per oltre cinque mila euro un contadino di Cessaniti. Quest’ultimo, inoltre, sarebbe stato paradossalmente minacciato da Barbieri per l’assenza di acqua dovuta a una perdita. «Come ti sei permesso a chiudere l’acqua che io devo dare da bere ai bovini» avrebbe chiesto Barbieri, continuando con una minaccia: «Non finisce qua, ti faccio pentire di quello che hai fatto». Vani i tentativi della vittima di mettere fine ai danneggiamenti: «Io le mucche le faccio entrare quando voglio». (Ma.Ru.)

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