BERLINO Fa discutere la nuova legge approvata dal parlamento in Germania, e che consentirà agli adulti di portare con sé fino a 25 grammi di cannabis per il proprio consumo e di conservarne fino a 50 grammi a casa. Tra gli obiettivi della discussa norma, anche il contrasto al narcotraffico ed al mercato nero dello stupefacente. Il Sì del Bundesrat, supera il No delle opposizioni e rappresenta – almeno per i sostenitori – uno degli antidoti allo spaccio senza controllo e senza regole della mala, anche calabrese. Già perché basta portare indietro la memoria, a meno di un anno fa, per comprendere come e quanto la ‘ndrangheta punti sullo spaccio di stupefacenti in Germania. Era il giugno del 2023, quanto a Kassel, in Assia, le forze dell’ordine tedesche conclusero un’operazione contro la ‘ndrangheta. A quel blitz, ne seguirono altri due a Duisburg e Hoexter, in Nordreno-Vestfalia. La procura di Paderborn e la questura di Bielefeld, hanno coordinato l’azione colpendo sospetti esponenti della criminalità organizzata calabrese, attivi in particolare nel settore della gastronomia italiana e coinvolti nel traffico di droga.
All’origine dell’operazione c’era la scoperta di 145 chilogrammi di marijuana effettuata a gennaio 2023 sempre dalla polizia a Hoexter. Le indagini hanno poi rivelato che questo quantitativo di droga fosse direttamente collegato e collegabile alla ‘ndrangheta.
Nei giorni precedenti all’intervento della polizia tedesca in Assia e Nordreno-Vestfalia, la Germania era stata tra i teatri dell’operazione della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che si è concentrata sulla ‘ndrina dei “Papaniciari”, il clan di Papanice in provincia di Crotone. A Muenster, in Nordreno-Vestfalia, era stato arrestato “il padrino” della città, considerato esponente di spicco della criminalità calabrese. Qualche giorno più tardi, suo fratello si consegnerà alla polizia di Stoccarda. Entrambi erano destinatari di un mandato di cattura internazionale emesso dalla procura di Catanzaro che, all’epoca guidata da Nicola Gratteri.
Dagli anni ’70, il “padrino” conduceva una vita da insospettabile imprenditore della gastronomia in un quartiere residenziale della città di Muenster. Secondo le indagini, dagli anni ’90, il presunto boss avrebbe svolto attività di riciclaggio per conto della ‘ndrangheta. Con altri nove affiliati alla criminalità organizzata calabrese, il referente tedesco della mala calabrese avrebbe dato vita al “Crimine di Germania”, organo competente a mediare tra gli interessi delle ‘ndrine in territorio tedesco. Come ribadito dal procuratore Nicola Gratteri, oggi alla guida degli uffici di procura di Napoli, «la Germania è il secondo Paese con la più alta presenza di ‘ndrangheta». (f.b.)
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