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In “Un mondo a parte” con Albanese: la restanza di Vito Teti

Cita l’autore calabrese per dare un senso robusto al film, dedicato alle multiclassi che per restare aperte devono lottare

Pubblicato il: 03/04/2024 – 6:52
di Paride Leporace
In “Un mondo a parte” con Albanese: la restanza di Vito Teti

Pensavamo che dopo Crusca e Treccani – che hanno accolto il termine “Restanza” coniato dall’antropologo calabrese, Vito Teti, per indicare la resistenza a vivere nei piccoli comuni – si fosse raggiunto l’arco massimo del riconoscimento. Invece il regista Riccardo Milani (il marito della Cortellesi), per dare un senso robusto al suo film, ha voluto citare direttamente libro, parola e autore nella commedia “Un mondo a parte” dedicata alle scuole multiclassi che per restare aperte devono lottare con i numeri e le condizioni molto ostili di un presidio necessario alla sopravvivenza.
“Siamo il luogo in cui siamo nati e cresciuti, siamo i luoghi che abbiamo abitato: siamo i luoghi sognati e desiderati e siamo anche i luoghi che siamo fuggiti per urgenza d’esistere al di là del perimetro noto” scrive Vito nel suo libro. Bravi sceneggiatori, regista e lo stesso attore Albanese a dialogare con Vito per avere l’autorizzazione a citare la Restanza, mettendola in conflitto antagonista con una coppia del piccolo paesino abruzzese dove il maestro fugge dalla periferia romana, per sentirsi dire che lui è uno di quelli di città che amano i borghi nei mesi estivi, le belle foto, ma quando arriva l’inverno difficile (nel film nevica e fa freddo quasi sempre) restano le poche anime del paese a lottare e far prevalere quel sentimento di acedia che fa morire, per invidia e per rassegnazione, ogni iniziativa, anche quella del tuo figliolo che vuol restare per aprire un’azienda agricola.

Si sta parlando molto del libro di Teti grazie al film. Ne hanno parlato a “Propaganda live” nella bella intervista che Zoro ha dedicato all’attore Albanese (Diego Bianchi aveva già incrociato Vito e le sue teorie in un suo reportage sulla Calabria). Una bella recensione l’ha scritta Tommaso Greco, nel suo blog di antropologia meridiana perché Franco Cassano anima un valente studioso di Diritto di Caloveto che insegna a Pisa e che conosce il significato di partire e restare.
Sto dalla parte di Tommaso Greco e non della critica alta a paludata che ha stroncato il film parlando al proprio ventre e che non coglie che una commedia semplice ma granitica nell’impianto ha il valore dell’antico neorealismo rosa e dei film di Materazzo. Utilizzare attori abruzzesi presi dalla strada insieme a talenti dello spettacolo italiano dotati di grandi sensibilità ha un valore identitario e politico molto più importante di certi drammi esistenziali del cinema d’essai contemporaneo.

Il film è molto piaciuto a Giovanni Mannoccio, che si è fotografato con i pop corn in sala scrivendo: «Il film “Un mondo a parte” altro non è che la storia di Acquaformosa e dei tanti progetti gestiti dall’associazione Vincenzo Matrangolo ETS. Molti mi hanno telefonato il giorno di Pasqua per sottolineare la similitudine e per complimentarsi per il lavoro fatto in questi anni». Perché per resistere nel Parco del Pollino e lavorare ad accogliere migranti giovani da inserire in un altro contesto socioculturale non è semplice, ci vuole passione e determinazione. Abbiamo bisogno di questi intellettuali e delle loro parole e azioni per praticare restanza, concetto utopico, quindi difficile da raggiungere.
La regione con la maggiore percentuale di spopolamento è la Basilicata, poi viene il Molise, regioni che presto potrebbero sparire; poi viene la nostra Calabria con le sue aree interne minacciate da desertificazione. I bollettini dell’Istat non lasciano speranza. Nel 2023 il saldo negativo delle nascite è stato di -92 neonati a fronte di più 18 centenari. Stiamo diventando un popolo di anziani, che hanno bisogno di cure, servizi, assistenza. I paesini spengono le luci, il presepe è rimasto senza pastori. Dal 2020, la Calabria ha perso quasi 56.000 residenti. Un tempo partivano solo i giovani. Oggi i figli diplomati che vanno a studiare fuori spesso si portano dietro fuori regione anche i genitori anziani per vivere assieme. E meno male che l’Unical è polo di restanza giovanile calabrese e anche di attrazione di giovani stranieri che vengono qui da noi a vivere e risiedere. E altre classifiche tuonano che in Calabria, la vita in buona salute dura 16 anni in meno che a Bolzano. Il film di Albanese è ambientato e girato in Abruzzo ma si adagia bene alle vicende della Calabria. La pluriclasse che fa da teatro alle vicende dei maestri e dei bambini che vogliono salvare la loro scuola è la rappresentazione di quelle reali, che sono ben 1325 nel nostro sistema scolastico. Circa 300 sono in Calabria, un quinto dell’intera nazione. Sono quelle classi formate con alunni di diversa età, in paesi totalmente poveri di bambini. Dovremmo tutti impegnarci per preservarle e capire come stare al mondo con nuovi nati e scuole che tornano a crescere. Le luci delle comunità non possono spegnersi. La restanza deve avvolgerci con le difficolta di resistere nei luoghi, avere residenti temporanei, stanziali, nuovi nomadismi. Vanno via le banche che i loro commerci vogliono attuarli dal computer, vanno via i rifornimenti di benzina, tutto chiude, resta aperto qualche bar a vendere alcolici e offrirti dipendenza da videopoker.
E poi lo scriviamo poco, ma la restanza ha a che fare anche con la ‘ndrangheta. Chi va via per molteplici ragioni quando apprende da lontano dell’intimidazioni che continuano, delle estorsioni, dei piccoli soprusi, in quanti pensano “Ma sì ho fatto bene ad andarmene” e non è solo questione di piccoli paesi della Locride e del Vibonese, ma anche delle città che lo spopolamento lo vivono con altre percentuali.

Ci consoliamo con Badolato, che vince la piazza d’onore della trasmissione Rai condotta da Camilla Raznovich. Anche Piero Pelù, cantante dei Litfiba, che da quelle parti ha trovato il suo buen retiro, ha invitato a votare per Badolato. La scoprimmo quando sbarcarono i curdi alla marina e l’Italia stava già nel suo panico per lo straniero. Pieni di entusiasmo titolammo sui giornali nell’epoca “Curdolato” per segnare che la Calabria in Italia era terra d’accoglienza.
La medaglia d’argento è stata salutata come seme di speranza e di continuità resiliente che vuole restare borgo dell’accoglienza e della bellezza. Volevano venderle le case vuote di Badolato, le prime venti ai migranti curdi diedero nuovo seme di vita. Ma “borgo” è termine ambiguo come dicono i personaggi antagonisti del maestro Albanese. C’è bisogno di restanza per i nostri paesi. Fa parte della lotta della vita di un paese, che bisogna sempre averlo come scrisse Cesare Pavese. Da giovane vuoi scappare. Ma non dimenticherai mai da dove vieni.
Grazie a Teti per averci dato le parole per poter ancora abitare i nostri luoghi. Una commedia semplice semplice è utile a questa difficile lotta. (redazione@corrierecal.it)

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