SIBARI L’azione incessante portata avanti dal Comando Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza, ha consentito di recuperare alcuni reperti storici restituiti alla collettività e presto in mostra al Museo Archeologico Nazionale della Sibaritide. Domenica scatterà l’“Operazione Erodoto” e consentirà a tutti i visitatori di scoprire quella che al Parco archeologico di Sibari , il direttore Filippo Demma ha definito «archeologia salvata».
In questa nuova sezione del Museo, che sarà inaugurata alle 16:30, si potranno trovare una serie di reperti provenienti da sequestri operati dal Comando Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza, recuperati tra il 2011 e il 2019 con complesse operazioni di indagine sul territorio regionale e nazionale che, al termine di una serie di procedimenti giudiziari ed amministrativi, sono stati riconsegnati allo Stato, rappresentato in questo caso dal Ministero della Cultura. I reperti vengono rinvenuti nell’ambito di inchieste nel corso delle quali il Tpc, spesso in collaborazione con le forze militari e di polizia, rileva reati nella compravendita illegale di materiale archeologico, ricettazione e riciclaggio.
«Le collezioni salvate – racconta il direttore del Parco archeologico di Sibari Filippo Demma – sono composte da vasi di varie epoche, provenienti da tutto il bacino del Mediterraneo, ma anche da gioielli, ornamenti antichi in metallo, reperti di vario tipo provenienti dal mercato clandestino spesso alimentato da attività di scavo non autorizzate. Una parte dei sequestri consiste in un grande numero di monete, dal periodo greco al tardo Medioevo, recuperate dai “collezionisti” anche tramite il commercio online. In questa sezione i reperti più interessanti saranno presentati secondo una rotazione periodica, per poterne ammirare maggior numero possibile nel corso del tempo ed avere un motivo in più per tornare spesso al Museo, che è il luogo in cui questo Patrimonio torna ad essere quel che deve: proprietà di tutti».
(redazione@corrierecal.it)
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