ROMA «Nel quadriennio che va dal 2019 al 2022, per le misure di prevenzione patrimoniali che la Dia ha proposto, il 46% aveva come presupposto una o più Sos, segnalazioni di operazioni sospette. A fronte di queste misure di prevenzione l’autorità giudiziaria, in questo quadriennio, ha sequestrato beni per oltre un miliardo di euro, di cui 491 milioni, quasi il 50%, è dovuto alle segnalazioni di operazioni sospette». Lo ha detto il direttore della Dia, Direzione investigativa antimafia, Michele Carbone, durante il convegno ‘Le segnalazioni di operazioni sospette nel contrasto al riciclaggio di denaro sporco’, organizzato dal Centro studi europeo Antiriciclaggio e compliance ‘Piero Vigna’ nella Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto, a Roma. «In particolare tra i soggetti maggiormente incisi al primo posto ci sono appartenenti alla ‘Ndrangheta con 233 milioni», ha spiegato il direttore della Dia – segue Cosa nostra (155 milioni), «poi la camorra e la criminalità pugliese». «I sequestri poi diventano confische e su 950 milioni di euro di beni incamerati definitivamente dallo Stato, in questi 4 anni, 375 milioni sono dovuti alle segnalazioni di operazioni sospette», ha spiegato ancora Carbone. «Ad esempio, nel 2022 le confische sono state pari a oltre 224 milioni, di cui 171 milioni derivanti dalle Sos ed è stato l’anno più alto del quadriennio. Inoltre, per quanto riguarda l’attività penale sempre in questi 4 anni, avvalendoci delle Sos, sono stati sequestrati 445 milioni di euro, e anche qui la maggior parte colpisce la ‘Ndrangheta per 305 milioni di euro. Seguono la criminalità pugliese, la camorra e altre». «Per quanto riguarda il provvedimento della sospensione, la Uif, a seguito degli input della Dia», ha aggiunto il direttore Carbone, «ha sottoposto a sospensioni 7,6 milioni di euro».
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