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Gratteri e la “Grande occasione” napoletana

Il procuratore calabrese in sei mesi ha conquistato la città, è ricercato e acclamato e ora ha tra le mani la possibilità di scoprire la vera Gomorra

Pubblicato il: 06/04/2024 – 11:07
di Lucia Serino
Gratteri e la “Grande occasione” napoletana

Il gruppo di chi lo segue giorno e notte – si chiama proprio così: gruppo che segue Gratteri h24 – già esisteva. Napoli ha aggiunto subito un fan club ma soprattutto si affida a lui come forse neppure la Calabria aveva fatto, nel disorientamento quotidiano di una cronaca martellante tra gangsterismo urbano e criminalità organizzata.
Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica di Napoli, calabrese della Locride, in sei mesi, cioè da quando si è insediato nell’ala newyorkese della città, tra i grattacieli del centro direzionale dove sono anche gli uffici giudiziari, è diventato cittadino partenopeo a tutti gli effetti. Di Partenope sente le pene e ascolta gli appelli, l’ultimo in tv, alla Tgr regionale, da uno dei cittadini in sit davanti al Tribunale per chiedergli di fare qualcosa per riprendersi i beni dei Pellini, i tre fratelli condannati per la gestione dei rifiuti e per l’inquinamento del territorio napoletano, che si sono visti restituire i beni precedentemente sequestrati. Miracoli oltre il diritto non può farne il Procuratore, che persegue le mafie e fa catechesi di legalità ovunque si trovi. Ha in mano, ora, la Grande Occasione. Sandokan, al secolo Francesco Schiavone, capomafia dei Casalesi, si è pentito e poca importa che l‘abbia fatto perché, malato, è a un passo dal fare i conti col Padreterno. Non sappiamo, al momento, quale può essere stato proprio il ruolo di Gratteri ma di certo sappiamo che il magistrato più popolare d’ Italia ha la possibilità di capire – e in seguito far capire a tutti noi – cosa è successo veramente a Gomorra, quando la terra ha smesso di essere madre feconda ed è diventata bocca di fuochi velenosi. Il pentimento del padrino è frutto del new deal di Gratteri, ha titolato l’Avvenire. Forse sì, forse solo la spinta giusta di un magistrato abituato a dissodare i delinquenti come terreni da fertilizzare passandoci sopra col trattore. Lo sa fare, lo racconta spesso, nella campagna di casa sua a Gerace.
Cosa farà a Napoli, si erano chiesti in tanti quando è partito da Catanzaro. Si è trovato subito un gran da fare Gratteri, pochi mesi per respirare l’aria di Napoli, ha incontrato il sindaco, ha incontrato il presidente della Regione, è entrato in conflitto col Rettore della gloriosa Federico II per la “lezione” di Geolier all’università, è andato con piacere da una città all’altra della regione per parlare dei suoi libri, non si nega alle interviste, non svela mai niente, ovviamente, ma molto dice della sua dottrina antimafia, un vangelo della sconvenienza a delinquere, con quell’espressione che non è né sorriso né fastidio, ma freddezza generata da convinzione. Non si nasconde, non lo ha mai fatto, basta dare un’occhiata a tutte le foto con le quali “socializza” la sua vita, quella che si può vedere e raccontare, mentre i suoi seguaci si scambiano gli appuntamenti, “Lo trovi in parrocchia”, lo venerano, “Cento come lei in Europa”, “Lunga vita” e sale l’orgoglio calabrese, “Un vanto per tutti noi”.
Lo reclamano e lo attendono, forse meglio di lui in Italia fa solo il poeta Franco Arminio, che ormai non sa più come contenere la folla adorante dei paesi che attraversa. Concentrato sulla conservazione delle cose sane, i napoletani gli hanno pure perdonato quello “sgarbo” iniziale, quando rispedì al mittente i biglietti per la partita al Maradona che gli aveva gentilmente fatto pervenire De Laurentis. E per ora tacciono anche gli avvocati che avevano subito messo le mani avanti al suo arrivo, qualcuno anche con toni un po’ sprezzanti, “deve sapere che qui non siamo a Catanzaro”. Intanto lunedì lo vedremo ospite in studio battezzare il nuovo programma inchiesta di Corrado Formigli. E qui entra in scena il procuratore d’Italia. (redazione@corrierecal.it)

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