CASSANO ALLO IONIO Un incensurato utilizzato come prestanome e «addetto alla riscossione del pizzo» dalla cosca Forastefano presente ed egemone nella Sibaritide. Era questo, sostanzialmente, il ruolo affidato a Luca Talarico finito nell’inchiesta denominata “Kossa“, condotta dalla Dda di Catanzaro. Che aveva assestato un duro colpo al presunto clan del Cosentino. A distanza di anni dal blitz, Talarico avrebbe deciso di collaborare con i magistrati antimafia raccontando dettagli e piani operativi del sodalizio criminale. La sua recente decisione di saltare il fosso e chiudere con la parentesi criminale è segnata da due eventi che si legano alla sfera familiare. Rispetto alla scelta del 43enne originario di Spezzano Albanese, è seguita quella della ex compagna che tramite dei suoi avvocati dello studio legale Mortati-Calderaro, ha fatto sapere – in una missiva inviata alla nostra redazione – di essere «stata sempre tenuta all’oscuro di ogni qualsivoglia attività e/o relazione del Talarico nell’ambito del contesto criminale in cui il medesimo operava nell’area territoriale della Sibaritide». La donna e i suoi figli hanno ribadito «la loro volontà di dissociarsi totalmente dalle attività delinquenziali dell’ex compagno». Il secondo evento che attiene alla sfera intima e familiare del neo collaboratore di giustizia si tinge di giallo. Il padre di Luca Talarico, nel giorno di Pasquetta, ha deciso di togliersi la vita in circostanze ancora tutte da chiarire. Un percorso, dunque, travagliato quello del pentimento, in passato solo sfiorato. Talarico, dopo la condanna ricevuta in primo grado a 12 anni di carcere, aveva già manifestato la disponibilità a collaborare con la giustizia, salvo poi ricevere una intimidazione nel 2021 quando ignoti diedero fuoco all’auto di proprietà della madre.
I comuni di Cassano allo Ionio, Rossano e Corigliano (oggi città unica), tra la fine degli anni 90′ e il primo decennio del 2000, sono stati teatro di una cruenta guerra di mafia tra il clan degli “Zingari” facenti capo alla famiglia Abruzzese e la cosca Forastefano. Le sanguinose faide tra le organizzazione opposte sono state ricostruite nell’ambito di una serie di operazioni: “Timpone Rosso”, “Lauro”, “Lauro 2” e “Omnia” e hanno visto emergere la cosca Abruzzese come forza egemone sul territorio. Il clan Forastefano però sarebbe rimasto presente a Cassano allo Ionio, in virtù di una presunta pax mafiosa tra le due famiglie che negli anni avrebbe portato addirittura a commettere in concorso alcuni reati come emerso proprio nel corso dell’indagine denominata “Kossa”. (f.b.)
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