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“grandi manovre” e tensioni politiche

Autonomia differenziata, la “mossa” di Fi e Occhiuto per stoppare la Lega

La ricostruzione di “Repubblica”: un emendamento degli azzurri per far slittare la riforma dopo le Europee

Pubblicato il: 08/04/2024 – 23:22
Autonomia differenziata, la “mossa” di Fi e Occhiuto per stoppare la Lega

ROMA L’autonomia differenziata come terreno di scontro tra Forza Italia e Lega con le Europee sullo sfondo. A delineare questo scenario è “Repubblica” online in un pezzo di Tommaso Ciriaco nel quale si evidenzia come Fi sia sempre più lanciata nell’operazione sorpasso nei confronti del Carroccio puntando soprattutto sui temi dell’autonomia differenziata e dei condoni: con riferimento all’autonomia differenziata l’obiettivo – secondo “Repubblica” è far slittare la riforma a dopo le Europee.  «La mossa – scrive Repubblica – potrebbe arrivare nei prossimi giorni. Ci ha lavorato il governatore calabrese Roberto Occhiuto, sempre più forte nel partito, assieme alla nutrita pattuglia di parlamentari meridionali di FI. L’idea è presentare un emendamento al ddl Calderoli — il termine scade tra una settimana — in modo da ridurre le storture dell’autonomia leghista». Al momento il Ddl Calderoli, approvato al Senato, è calendarizzato alla Camera a fine aprile. Nelle scorse settimane in più di un’occasione Occhiuto si è espresso in termini molto cauti sul tema dell’autonomia differenziata per come declinato dall Lega, affermando di essere in linea di principio favorevole purché però prima siano garantiti i Lep in modo uniforme su tutto il territorio nazionale e soprattutto siano finanziari: “No money no party”, è il claim ormai diventato in voga usato da Occhiuto.

Tajani, Meloni e Salvini

Lo scenario

«I presidenti di Regione del meridione e la classe dirigente azzurra – scrive ancora “Repubblica” – considerano quel testo un errore, peggio: un problema. Lo giudicano penalizzante e insostenibile, ma soprattutto ritengono che farebbe perdere voti e consenso ai berlusconiani in vista delle Europee. La decisione, però, è più che delicata: modificare il testo, blindato su esplicita richiesta di Matteo Salvini, avrebbe un effetto deflagrante. Significherebbe rimandare la riforma al Senato per una nuova lettura e, dunque, non riuscire a ottenere un via libera definitivo entro il 9 giugno, come preteso dal Carroccio. Significherebbe, soprattutto, sfidare il vicepremier, che a colloquio con Giorgia Meloni — riferiscono diverse fonti di alto livello — aveva minacciato: “Se non vengono rispettati i patti, non posso più restare al governo”». Per “Repubblica” «l’obiettivo di Tajani è ovviamente politico: distinguersi dall’alleato, mostrarsi moderato, erodergli consenso. E sorpassarlo alle prossime Europee: “L’obiettivo minimo per Forza Italia — ripete — è il 10%”. E però, sull’autonomia la scelta resta delicatissima. La minaccia di Salvini consegnata a Meloni è stata ultimativa: senza l’autonomia, non reggo e devo rompere. La presidente del Consiglio, controvoglia, ha scelto di credergli, almeno ufficialmente. Da quel momento, l’ala meridionale di Fratelli d’Italia ha iniziato a premere, cercando di convincerla a ripensarci. Spostare infatti l’approvazione definitiva a dopo le Europee porterebbe a due risultati. Primo: legare il destino del ddl Calderoli a quello del premierato, ancora impantanato e assai più indietro nell’iter di approvazione. Secondo: tenere alta la pressione sul leader del Carroccio anche dopo il 9 giugno, perché al destino dell’esecutivo sarebbe legato anche quello della riforma. Ogni colpo di testa, insomma, trascinerebbe nella polvere anche l’amato testo di Calderoli. Ecco perché esiste anche un’altra possibilità, che nessuno ufficialmente conferma, ma che ricorre nei ragionamenti di chi frequenta Palazzo Chigi. Uno scenario che non dispiacerebbe a Meloni e potrebbe far comodo anche a Tajani, evitandogli il frontale con Salvini. Si tratta di affidare il successo dell’’operazione slittamento’ del ddl Calderoli non ad un emendamento degli azzurri, ma all’ostruzionismo delle opposizioni. Il Pd e il Movimento, infatti, hanno già minacciato le barricate contro quel testo. E considerato che i tempi per approvarlo restano strettissimi — l’approdo in Aula è infatti previsto per il 29 aprile — basta poco – conclude “Repubblica”- per rovinare i piani del vicepremier leghista…». (redazione@corrierecal.it)

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