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«I commissari sono obbligati al dialogo». «No, per il loro stesso ruolo non sono tenuti a farlo»

Rende, scambio di battute tra Mimmo Talarico e il docente Unical Renato Rolli durante un dibattito sul futuro del Comune sciolto per mafia

Pubblicato il: 08/04/2024 – 21:38
di Eugenio Furia
«I commissari sono obbligati al dialogo». «No, per il loro stesso ruolo non sono tenuti a farlo»

RENDE «Incorporare Rende è un progetto insulso, effetto nefasto di un vuoto di governo da colmare con la partecipazione»: le parole sono importanti e Mimmo Talarico, già consigliere comunale, apre il convegno organizzato da AttivaRende con un breve passaggio sul tema dei temi, la città unica. Che non è però quello della serata: si parla di commissariamento ma «non è un processo, a quello ci penseranno i tribunali». La sua prolusione di mezz’ora spinge molto sulla difficoltà dei commissari – nominati dopo lo scioglimento del comune per mafia – di avere un confronto coi cittadini: «Sono obbligati al confronto». Ci penserà Renato Rolli, docente Unical di Diritto amministrativo, a ridimensionare la lamentela invero molto condivisa presso la comunità rendese: «I commissari non dialogano per una serie di motivi: mancanza di tempo e di voglia di avere suggerimenti, oltre che per la natura insita e la ratio giuridica dell’istituto stesso del commissariamento. A loro spettano gli atti di pianificazione territoriale ma in casi come gli espropri, solo per fare un esempio, non possono esporsi».

Ritorno alla partecipazione

La differenza di vedute è la dimostrazione implicita di quanto il dibattito pubblico arricchisca in ogni caso, e di quanto ce ne sia voglia checché se ne pensi in questi tempi di rinnovato riflusso, disillusione e antipolitica che puntualmente si traducono in astensionimo: la sala del Museo del Presente, benché incerottato come inusualmente è molta Rende, si mostra gremita di cittadini e non solo, si vedono i sindacati (non tutti: Cgil e Uil), i partiti (il Pd cosentino, mentre il senatore e segretario regionale Nicola Irto manda un messaggio), i movimenti come Articolo 1 e Federazione Riformista oltre a Elena Hoo in rappresentanza dell’Auser e indirettamente di una delle piccole ma grandi battaglie vinte di rivendicazioni di spazi di socialità anche in una città “sospesa”, soprattutto in una città sospesa.

«Ridiamo a Rende il ruolo che merita»

Ma il vecchio laboratorio politico oltre che economico e culturale – rivendica Talarico – con redditi pro capite e tasso di istruzione al top regionale, una popolazione giovane e una cittadella universitaria nel grembo, che «non è né San Luca né Corleone» oggi galleggia «nell’indifferenza e nella rassegnazione», un «distacco» che si manifesta nel «silenzio» e nella «ignavia»: Talarico invita i rendesi a trasformare «l’indignazione, che non basta», in «voglia di ricostruire e ricucire una intera comunità: ridiamo a Rende il ruolo che merita».
Rolli apre il suo intervento ricordando Rosa Maria Principe (venuta a mancare poco più di un mese fa, appena 39enne), sua studentessa, per entrare poi nel cuore di una questione che conosce benissimo anche per avervi dedicato un corposo saggio nel 2013: «Penso sia l’atto più triste e complesso nella vita istituzionale e democratica – dice il docente Unical – ma la frase del presidente della Repubblica sulle ingerenze del sistema criminale (Talarico l’aveva letta aprendo il suo intervento, ndr) da un lato è una frase standard, dall’altro viene poi corroborata dall’attività dei commissari». Semmai, Rolli segnala un «vulnus», una «lacuna democratica» nell’articolo 143 del Tuel (Testo unico enti locali) laddove è sancito che non tanto il Comune in astratto ma il Consiglio comunale nella sua interezza e dunque l’intera rappresentanza democratica del territorio viene azzerata senza alcun meccanismo alternativo di partecipazione: «Sto cercando di intervenire in questo ambito anche presso il ministero della Giustizia».

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«Basta supplenti della politica»

Nel dibattito moderato dalla giornalista Daniela Ielasi tocca poi ad Antonello Costabile, docente in quiescenza di Sociologia dei fenomeni politici, segnalare una «moltiplicazione pervasiva del commissariamento» tra «supplenti della politica», azzeramento della delega della rappresentanza democratica e casi limite di «presidenzializzazione» come quella di un presidente della Regione che è anche commissario alla Sanità. «Il caso di Rende – aggiunge – è stato un ceffone alla comunità, molte attività sono bloccate “perché c’è il commissariamento”»: la misura dello scioglimento nata nel 1991 anche sulla scia di casi orribili come lo scempio di cadaveri di Taurianova (spari su teste decapitate), da preventiva che era è passata – per via di una torsione dopo Tangentopoli 1992 – a essere repressiva, «né il fenomeno mafioso in questi 33 anni è stato debellato, semmai il contrario» nota Costabile.
Alla deputata cosentina del Movimento 5 Stelle Anna Laura Orrico toccano le conclusioni che, muovendo da una accorata critica all’antipolitica – la stessa intestata, in passato, ai “grillini” – e passando da una pratica di «ascolto e confronto», approdano a un attacco ai «partiti concentrati nell’occupazione della Pubblica amministrazione per costruire prima e consolidare poi il consenso, con giochi di potere e di palazzo». I cittadini non sono esenti da colpe: «In questi sei anni da parlamentare tante persone sono venute da me per chiedere raccomandazioni, aiuti in un concorso, trasferimenti di sedi lavorative. Spetta anche ai cittadini aspettarsi dalla politica qualcosa di più alto, che va oltre i propri interessi personali».

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