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Indagini sull’omicidio del brigadiere Tripodi, il 15 aprile accertamenti su tre persone

Nei laboratori del Ris di Messina accertamenti tecnici irripetibili per fare luce sull’assassinio del carabiniere a San Luca nel 1985

Pubblicato il: 08/04/2024 – 20:16
Indagini sull’omicidio del brigadiere Tripodi, il 15 aprile accertamenti su tre persone

REGGIO CALABRIA Si svolgeranno il 15 aprile presso i laboratori del Ris di Messina gli accertamenti tecnici di natura biologica sui reperti che potrebbero fare luce sull’omicidio del brigadiere Carmine Tripodi avvenuto a San Luca il 6 febbraio del 1985. Trentanove anni di misteri e ombre sulla morte del brigadiere: ci sono ancora tanti punti interrogativi, domande alle quali la Procura di Reggio Calabria vuole dare delle risposte.

Le tracce di sangue

I killer di Tripodi non sono mai stati individuati, ma di loro è rimasta una traccia che adesso potrebbe incastrarli. Prima di morire per mano del commando che gli sparò contro diversi colpi di arma da fuoco, il brigadiere Carmine Tripodi, seppur ferito, riuscì a esplodere cinque colpi con la pistola d’ordinanza, ferendo uno dei suoi killer. È su quelle tracce di sangue che la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria sta svolgendo accertamenti che potrebbero riaprire il caso sulla brutale esecuzione per mano della ‘ndrangheta. Oggetto dell’inchiesta coordinata dai pm Diego Capece Minutolo e Alessandro Moffa sono indumenti, sassi, toppe di asfalto, rinvenuti sulla scena del delitto e sulle quali ci sarebbero tracce ematiche riferibili ad uno degli aggressori del brigadiere. L’obiettivo è l’estrapolazione di un profilo genetico e quindi «all’identificazione degli autori dell’omicidio mediante comparazione con altri profili genetici presenti in banca dati o altrimenti acquisiti».

Accertamenti su tre persone

Gli accertamenti, che nelle scorse settimane erano state sospese, avranno luogo nei prossimi giorni e saranno effettuati su tre indagati: Sebastiano Nirta (classe ’57) difeso dall’avvocato Pietro Bertone, che, spiega la difesa, «ha più volte sollecitato la procura, tramite il suo difensore, per l’effettuazione degli accertamenti, al fine di dimostrare la propria estraneità»; Giuseppe Pipicella (classe ’56) difeso dall’avvocato Angela Giampaolo e Giovanni Pizzata (classe ’62) difeso dall’avvocato Lorenzo Strangio. (m.r.)

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