Non è stata una giornata da ricordare quella che sabato scorso ha visto Cosenza e Catanzaro scendere in campo per affrontare FeralpiSalò e Como. I silani, apparsi ancora una volta fragili psicologicamente, hanno evitato la terza sconfitta consecutiva grazie al solito Tutino e a un Micai da otto in pagella. I giallorossi, perdendo al “Ceravolo” con il Como, hanno sprecato l’ultima possibilità di aggancio al secondo posto in classifica, che vuol dire serie A.
Partiamo dalle buone notizie: il Cosenza a Piacenza contro la FeralpiSalò non ha perso. E mentre lo scriviamo, siamo consapevoli del fatto che c’è poco da sorridere. Di questi tempi, però, in cui nella città dei bruzi la sensazione più diffusa è che la catastrofe sia nascosta dietro l’angolo pronta a spuntare fuori in tutta la sua normalità, bisogna accontentarsi di ciò che passa il convento.
Già, accontentarsi, che è un po’ quello che sabato scorso ha fatto (male) la squadra rossoblù dopo aver trovato con Antonucci il secondo insperato pareggio di giornata.
E pensare che si era partiti anche abbastanza bene, con le solite due-tre ottime occasioni buttate al vento prima dell’immancabile svarione difensivo (con gol di testa dell’ex La Mantia) e conseguente tracollo psico-fisico dell’intera baracca.
Insomma, per evitare la sconfitta, si è dovuto fare affidamento su due prodezze inaspettate di Tutino e Antonucci, seguite a ruota dai miracoli del solito Micai e dalla ritrovata presenza sugli spalti del patron Eugenio Guarascio che, ancora, nonostante di recente abbia mostrato qualche segnale di cedimento, resta uno degli uomini più fortunati del pianeta.
In mezzo a tutto questo, non c’è nulla di nuovo da segnalare. E qui arrivano le note negative.
Il Cosenza, nonostante abbia ripreso la partita per ben due volte (ma abbiamo già sottolineato come), è apparso ugualmente fragile, impaurito e incapace di reagire mentalmente alle botte e alle ferite gravi di una sfida decisiva in chiave salvezza. Chi come William Viali si aspettava che i suoi indossassero il vestito da operaio e non quella di festa, si è dovuto accontentare di un’armatura di scarsa qualità, penetrata facilmente dalle frecce dei ragazzi guidati dall’ex Marco Zaffaroni.
Dunque, cosa aspettarsi adesso dal futuro prossimo? Difficile e inutile capirlo, così come appare inutile, a questo punto della storia, distribuire colpe, dettate dalla rabbia e a seconda del proprio credo politico, per una stagione che dalle stanze dei bottoni avevano promesso sarebbe stata meno angosciante delle precedenti.
È inutile e scontato oggi prendersela con le debolezze croniche della società, con i calciatori e con un allenatore motivato e bravo con le parole ma chiamato forse troppo tardi per dare un’impronta chiara all’intera vicenda. Viali del punto ottenuto in tre partite ha obiettivamente poche colpe ma sa di giocarsi un pezzo cruciale della sua carriera. Sa bene che con poco tempo a disposizione dovrà replicare il miracolo della primavera-estate 2023 quando riuscì a svegliare la sua squadra, a ricompattare l’ambiente e a salvare l’impossibile.
L’unica cosa da fare, dunque, è prepararsi a vivere l’ennesimo finale di torneo senza certezze. Se andrà bene, si farà festa davanti al “Sanvitino” e si dirà «mai più» senza crederci davvero. Se andrà male si farà lo stesso.
Crema: se i Lupi hanno ancora qualche possibilità di evitare i playout o la retrocessione, è per la presenza in rosa di Gennaro Tutino (dal derby in poi la sua assenza si è fatta sentire). Il gol alla Marulla realizzato a Piacenza, come tanti altri in questa stagione mediocre dei Lupi, se l’è letteralmente inventato da solo e viene da dire che uno così non merita affatto un Cosenza così. La sforbiciata vincente del “Garilli”, con tanto di inedita pelata, lo ha portato ad eguagliare il suo record di gol (13) nella classifica marcatori ottenuto con la maglia della Salernitana. In quella circostanza i suoi gol portarono i granata in A. In totale in B sono ben 50. Ma oltre al nove napoletano, serviranno come il pane gli assist di Marras, il talento di Antonucci e le mani “sante” di Micai.
Amarezza: lo abbiamo già scritto sopra, al di là di Tutino e delle evidenti lacune tecniche e mentali emerse anche al “Garilli”, il Cosenza non ha carattere. Mancano leader e voglia di mettere il cuore oltre l’ostacolo. E la responsabilità è soprattutto di chi questa squadra l’ha costruita.
Finalino con una nota di colore (bianco): a Piacenza Canotto e Crespi indossavano maglie diverse rispetto ai loro compagni. Domanda superflua: Perché? (Francesco Veltri)
Il Catanzaro accantona nuovamente, e questa volta forse definitivamente, il sogno promozione diretta. La sconfitta casalinga contro il Como rispedisce i giallorossi a -9 dal secondo posto, occupato proprio dai lariani. A 6 gare dalla conclusione della stagione regolare e soprattutto con tre squadre su cui fare la corsa (Como, Cremonese e Venezia), obiettivamente, il traguardo appare irraggiungibile.
Poco male. La promozione diretta in A non era mai stata nei piani societari, né tantomeno nelle attese della tifoseria, già inebriata dal campionato sopra le righe dei giallorossi di Vivarini. Un campionato così bello e così colmo di soddisfazioni che aveva però illuso più di qualcuno che il doppio salto potesse essere alla portata. Per il momento si resta con i piedi per terra e si torna a pensare a preservare l’attuale quinto posto dagli attacchi del Palermo, a -2.
Davanti ad oltre 12mila spettatori Iemmello e compagni si sono resi protagonisti di una prima frazione da applausi chiusa in vantaggio 1-0 (gol di Vandeputte sul quale pesa la deviazione di Goldaniga). Parziale forse risicato per le occasioni avute e non sfruttate al meglio. La ripresa ha restituito, invece, un Como più in palla, complici gli innesti di Baselli e Barba, ed un Catanzaro decisamente meno brillante. Sono arrivati, in rapida successione, i centri di Gabrielloni e Da Cuna (entrambi con gravi errori difensivi dei giallorossi) che hanno ribaltato il risultato e chiuso la gara.
Crema: il primo tempo quasi perfetto della squadra di Vivarini restituisce un Catanzaro di grande personalità e consapevolezza dei propri mezzi. «Una squadra capace di giocare alla pari contro questo Como – dirà il tecnico giallorosso a fine gara – mi lascia fiducioso per le prossime gare». E il Catanzaro alle prossime gare deve guardare, nuovamente concentrato sugli obiettivi reali e con l’intento di continuare a divertirsi e stupire come fatto finora. Altri insidiosi ostacoli sono attesi lungo il percorso che porta ai play-off ma le aquile hanno mostrato, ancora una volta, di averne per potersela giocare contro tutti.
Amarezza: l’approccio morbido, quasi distratto, della ripresa. Una squadra come il Catanzaro, che fa dell’attenzione maniacale ai dettagli e della perfetta sintonia e armonia tra i reparti uno dei suoi punti di forza, non può permettersi cali di concentrazione e di intensità contro nessuno, specie contro formazioni attrezzate e organizzate come il Como, capace subito di approfittare di qualche sbandata giallorossa. Riprendiamo ancora le parole di Vivarini in sala stampa: «Contro squadre come il Como se cali il livello di concentrazione e attenzione la paghi cara». Così è stato. Ma se è vero che il Catanzaro finora ha sempre imparato qualcosa dalle sconfitte e dai propri errori, anche questo passo falso sarà utile alla crescita del gruppo. (Stefania Scarfò)
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