Una vicenda strana, a partire dal cognome desueto dell’autore che ha tirato fuori questa storia: Massimiliano Jattoni Dall’Asén, giornalista del Corriere della sera.
Il Comune di Parma ci introduce in punta di piedi in questa pagina nera della provincia italiana: «Parma, 18 giugno 1939, anno XVII dell’Era Fascista. Mentre fervono i preparativi per l’arrivo del duce in città, la polizia scopre in casa della chiromante Bice Carrara detta Maritza, il cadavere della bambina che la donna aveva adottato: Rosaria Orsi, asfissiata dal monossido di carbonio in un maldestro tentativo di simulare un suicidio. Gli inquirenti, in seguito a vaghe dichiarazioni fornite dalla donna, il giorno successivo scoprono un secondo cadavere, quello di una donna che è stata fatta a pezzi e murata una ventina di giorni prima. Questi due omicidi, di cui la donna sarà accusata, sono soltanto la punta dell’iceberg di un mistero molto più grande e impenetrabile che coinvolge notabili della città, dirigenti del partito, corrotti funzionari di polizia e loschi individui della criminalità locale. Il volume [“Maritza. I misteriosi delitti della chiromante” di Gian Guido Zurli; Edoardo Fregoso n.d.r.], edito da Diabasis, ricostruisce per la prima volta la storia vera di uno dei primi serial killer italiani attraverso documenti originali e inediti, con i contributi di Raffaella Sette ed Elisabetta Venturi Alvino».
Il soprannome Maritza deriverebbe da Maritsa (Марица, in Bulgaro) o Evros (Έβρος, in greco) o Meriç (in turco) che è uno dei maggiori fiumi dei Balcani, attraversa in gran parte l’attuale Bulgaria e dopo circa 480 chilometri sfocia nel mar Egeo vicino alla città, oggi turca, di Enez.
Sicché Bice Carrara detta Maritza, chiromante e serial killer, diventa, soprattutto, oggetto di curiosità. Un mistero che coinvolge notabili della Parma-bene.
Riassume e spiega il sito “igiornidiparma.it”: «La chiromante Bice Carrara detta Maritza uccide una ragazzina di 12 anni, Pia Rosanna Orsi. Nelle successe indagini si scopre che poche settimane prima aveva ucciso anche una donna di 33 anni di nome Carmen Bertoni e dopo averne mutilato il corpo con un’ascia, ne aveva nascosto i resti in una nicchia nel suo gabinetto, coprendola con un finto muro.
Questo caso di cronaca nera impressiona l’opinione pubblica, che ne parla per mesi e lo ricorda per anni. Sui giornali diventa “Il delitto di borgo Sant’Anna”, dove abitava la donna, al civico 10, terzo piano. A rendere ancor più intrigante la questione è che il mistero resta insoluto. La “Maritza” riesce a rallentare le indagini con la complicità di un ispettore di Polizia e quando finalmente si arriva al processo che dovrebbe ricostruire dinamiche e moventi, la donna si toglie la vita impiccandosi in cella, il 3 giugno 1941.
Bice Carrara, figlia della gestrice di un casino in borgo Riccio, da ragazza aveva fatto la soubrette di una compagnia d’operetta, presentandosi come una nobildonna ungherese ripudiata dal marito principe. Lasciò Parma per la Spezia e da lì col marito abitò a Pola, in Istria. Quando tornò a Parma è separata ed è diventata chiromante e grafologa, con sede prima in borgo Guazzo, poi in strada Università e infine in borgo Sant’Anna. In un annuncio sulla Gazzetta pubblicizzava così la sua attività: “Vera chiaroveggente, benefica, attraverso esatta lettura scientifica della mano, farà conoscere vostro destino su affari, amore, fortuna, felicità”.
La Bertoni è una donna dei “capannoni” di via Navetta, con una figlia tredicenne, è analfabeta, lavora occasionalmente in una fabbrica di conserve di pomodoro, dove è apprezzata perché grande lavoratrice. Pare essere molto legata alla chiromante, che ne sovrasta la personalità. Perché è stata uccisa? Perché lo strazio della sua salma?
In questo 1939, che vede la censura colpire la cronaca nera per non incrinare l’idea di Paese ottimamente amministrato, sul delitto più che luci, girano voci. Per qualcuno, la chiromante ha effettuato incantesimi mortali. Per altri ha praticato un esorcismo tanto violento da risultare letale. Per altri ancora è solo l’azione di una folle serial killer: Bice Carrara da giovane era già stata processata per aver sparato al marito, Domenico Laterza, poi assolta per insufficienza di prove.
Non solo: nel 1925 era stata coinvolta nel processo per l’assassinio del sindacalista Antonio Piccinini e nel 1926 aveva predetto una morte tragica all’amica Gemma Pagani, leggendolo nelle carte, poi effettivamente uccisa di lì a poco a Padova da un misterioso spasimante di cui raccontò la stessa cartomante. Gli inquirenti sono colpiti dalla lucidità con cui ha gestito la situazione: prima di uccidere Carmen Bertoni, la chiromante ha letto nella mano della sua vittima che una grande fortuna la aspettava a Milano, quindi la famiglia non si era preoccupata quando questa è scomparsa, immaginandola partita per quella città. Non solo, ha anche scritto e spedito false lettere andando fino a Fidenza per imbucarle.
Gli inquirenti seguiranno un’altra pista, non raccontata dai giornali dell’epoca. Scoprono infatti che assieme ad un rinomato medico ed al carabiniere che poi ha cercato di depistare le indagini, la Maritza gestiva un giro di aborti clandestini. Potrebbe essere che la Bertoni sia morta durante uno di questi interventi, oppure che abbia minacciato la chiromante di denuncia, ricattandola, e questa l’abbia dunque uccisa. Come sia andata davvero, non si saprà mai.
La ragazzina, la seconda vittima, vive invece assieme alla chiromante da molti anni, accolta in casa da piccola come una figlia quando la madre la rifiutò. Il giorno prima della morte di Pia Rosanna Orsi, la “Maritza” ha comprato fiori bianchi (al fiorista ha domandato dei gigli), poi trovati sparsi sul corpo della ragazzina, morta per le esalazioni di un braciere mentre dormiva, mandata a letto col vestito bianco della festa. Qui il movente pare chiaro: lei sapeva del primo delitto e avrebbe potuto raccontarlo.
Morta Bice Carrara, è processato un suo biscugino di nome Riccardo Chierici, mentalmente infermo, ritenuto suo complice; è condannato a 4 anni e finirà la vita in manicomio a Colorno. E le autorità vietano formalmente in tutta Parma l’esercizio della chiromanzia».
Il 31 marzo 1944, in Inghilterra, Helen Duncan, fu condannata a nove mesi di reclusione per stregoneria. Una truffatrice seriale. Ma questa è un’altra storia.
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