Un sussidio da 400 euro mensili – riconosciuto per un anno – con lo scopo di supportare l’emancipazione delle donne che hanno subito maltrattamenti e siano in condizione di povertà. È il “Reddito di Libertà”, istituito nel 2020. Finora – riporta il Sole 24 Ore – le domande presentate sono state circa 6mila, 2.772 quelle accettate.
La Regione con il maggior numero di beneficiarie è la Lombardia, con 469. Seguono la Campania (285), il Lazio (280), la Sicilia (239). In Calabria, invece, sono 93 le donne vittime di violenza beneficiarie del sussidio.
Il reddito di libertà, previsto dai Di 34/2020, è stato stabilizzato e finanziato a regime dalla legge di Bilancio 2024. Per accedere a questo aiuto, la donna vittima di maltrattamenti deve essersi rivolta a un centro antiviolenza (Cav). Nella domanda del sussidio sono infatti previsti una dichiarazione del responsabile legale del centro che attesti il percorso di emancipazione e autonomia intrapreso, e una dichiarazione dei servizi sociali del Comune di residenza che attesti lo stato di bisogno della richiedente. Ma non è tutto. Essere beneficiaria del reddito di libertà (o di una misura analoga regionale o provinciale, come quella prevista dalla Provincia di Trento), o averlo percepito nel 2023, è uno dei requisiti per accedere all’altro aiuto economico introdotto per le donne vittime di violenza dalla legge di Bilancio 2024, uno sgravio contributivo totale a favore dei datori di lavoro privati che assumono donne disoccupate vittime di maltrattamenti. Si tratta di un aiuto che può arrivare fino a 8mila euro all’anno, con durate differenti in base al tipo di contratto offerto.
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