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Abbattimento vacche sacre a Verbicaro, gli animalisti: «Trovare altre soluzioni»

Lndc Animal Protection scrive al sindaco «contro questa ennesima scelta crudele ai danni di vittime innocenti di un sistema che non funziona»

Pubblicato il: 09/04/2024 – 18:20
Abbattimento vacche sacre a Verbicaro, gli animalisti: «Trovare altre soluzioni»

COSENZA «Una condanna a morte senza possibilità di appello»: questa è la soluzione messa in campo dal Sindaco di Verbicaro, Francesco Silvestri, per risolvere il problema dei bovini che da anni vivono liberi sul territorio del suo Comune (leggi la notizia). A quanto pare, infatti, tutto è cominciato molti anni fa quando un piccolo gruppo di bovini era stato visto vagare nelle campagne nell’indifferenza generale. Da allora, nulla è stato fatto per tenere la situazione sotto controllo e gli animali si sono riprodotti, arrivando oggi a una popolazione stimata tra i 50 e gli 80 capi. Ora, secondo le autorità, questi animali rappresenterebbero un rischio per l’incolumità pubblica anche in virtù del fatto che non sono mai stati sottoposti a controlli sanitari e per questo si è presa la decisione drastica di procedere con il loro abbattimento, senza tentare altre strade, tramite ordinanza contingibile e urgente emessa dal primo cittadino del paese. Lndc Animal Protection però non ci sta e scrive una lettera al sindaco «contro questa ennesima scelta crudele ai danni di animali innocenti, vittime di un sistema che non funziona».
«Purtroppo ormai è la consuetudine: l’uomo commette errori, ma a pagare sono sempre e solo gli animali – commenta Piera Rosati presidente Lndc Animal Protection –. In tutti questi anni si sarebbe potuto fare tanto per limitare le nascite e tenere sotto controllo questo gruppo di animali liberi, probabilmente sfuggiti a qualche allevatore e mai reclamati. E invece si è scelto deliberatamente di non fare nulla, lasciare che le cose precipitassero per poi adottare la soluzione più estrema. Sempre a patto che queste preoccupazioni per l’incolumità pubblica siano reali e non un semplice pretesto per “gestire” in modo rapido la convivenza con questi animali. Gli eventuali problemi di natura sanitaria sarebbero facilmente risolvibili radunando gli animali in gruppi e sottoponendoli ad analisi e profilassi vaccinale qualora necessario. Il vero problema, però, sono le proprietà private che – stando a quanto affermato nell’ordinanza – sarebbero danneggiate da questi animali alla ricerca di cibo. Come sempre, la tutela degli interessi economici privati ha il sopravvento sulla vita altrui. Tutto questo non è accettabile, uccidere non può essere sempre la soluzione a tutto».

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