REGGIO CALABRIA Destinatario di un mandato di arresto europeo, latitante dallo scorso febbraio, quando scattò l‘inchiesta “Perseverant” coordinata dalla Procura di Palmi, Gaetano Catania, 38 anni, incensurato, è stato “tradito” dai contatti con i familiari ai quali aveva anticipato di aver acquistato i biglietti per una visita nel fine settimana. Ma, appena sceso da un’aereo proveniente dalla Francia, l’uomo ha trovato all’aeroporto di Lamezia Terme i carabinieri ad attenderlo. Catania, al quale è stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare emessa nei suoi confronti dal gip Federica Giovinazzo su richiesta del procuratore di Palmi Emanuele Crescenti e del sostituto Davide Lucisano, è coinvolto nell’inchiesta che ha fatto luce su un giro di spaccio di droga che si sviluppava tra i Comuni di Taurianova, Rosarno e Platì, con il coinvolgimento di più persone che operavano in sinergia tra loro.
Una indagine partita grazie alla denuncia di un padre che, preoccupato per le condizioni della figlia, ha deciso di intervenire. La ragazza aveva conosciuto uno degli indagati qualche mese prima ed era entrata nel vortice della dipendenza da sostanze stupefacenti che assumeva per endovena. Gli esiti delle analisi di laboratorio avevano fatto emergere la positività della giovane a cocaina e marijuana, così la ragazza spinta dal padre aveva raccontato l’inizio dell’incubo ai carabinieri della stazione di San Martino di Taurianova. Parte così una complessa attività di indagine che già dalle prime fasi delineava un’intensa attività di traffico di sostanze stupefacenti, in particolare di cocaina e marijuana, sul territorio. Tra i più attivi nel settore del commercio illecito di sostanze stupefacenti – scrive il gip – c’erano Marco Recupero, Antonio Larosa e il fratello Giuseppe Larosa, i quali agivano in concorso con altri soggetti. L’attività di produzione e gestione dello stupefacente – come dimostreranno le indagini e l’attività di monitoraggio – avveniva all’interno di un bunker occultato a circa 3 metri sotto terra e adibito alla coltivazione di marijuana. Al suo interno Recupero si dedicava sia alla coltivazione, alla successiva gestione dello stupefacente e all’attività di compravendita. Da lì venivano fissati gli appuntamenti, «le conversazioni intercettate si connotano per l’impiego di un linguaggio criptico e allusivo, oltre che per l‘utilizzo sistematico di canali di comunicazione quali WhatsApp, Instagram e Telegram, evidentemente ritenuti canali di comunicazione più “sicuri” dagli indagati».
Catania deve rispondere di tre episodi di spaccio avvenuti nel luglio 2020 contestati anche al suo coindagato Marco Recupero, di 38 anni. «In più di un’occasione ha coadiuvato Recupero Marco nell’attività di acquisto di stupefacente, accompagnandolo a Rosarno per acquistare della droga per la sua rete di spaccio. E’ inoltre un soggetto che, nonostante l’assenza di condanne definitive, risulta (come riferito in informativa) gravato da precedenti di polizia, per droga ed altri reati. La pluralità di episodi contestati dalla Pubblica Accusa al Catania e ritenuti dalla scrivente rende evidente, per un verso, il suo stabile inserimento nel mercato degli stupefacenti e, per altro verso, l’esistenza a suo carico di un pericolo attuale e concreto di commissione di reati della medesima indole, corroborato dei precedenti di polizia cui si è fatto cenno», scrive il giudice Federica Giovinazzo applicando la misura cautelare degli arresti domiciliari, con divieto di comunicazione con soggetti diversi dai conviventi.
Attività di intercettazione e monitoraggio del casolare di campagna di Recupero hanno permesso agli investigatori di ricostruire l’attività volta allo spaccio e di decifrare il linguaggio criptico utilizzato dai due indagati nelle conversazioni telefoniche. «Hai la macchina? Mi dai un passaggio? devo andare a prendermi un cagnolino», dice in una conversazione Recupero a Catania. Linguaggio «volto ad eludere le indagini in corso, dando piena prova di come i due si siano dati appuntamento per recarsi insieme ad
acquistare dello stupefacente da destinare al successivo spaccio e non invece, come sostenuto, per andare a prendere dei cuccioli di cane», si legge nell’ordinanza. E sarà l’immagine estrapolata dal sistema di video-sorveglianza a chiarire come stanno le cose, secondo gli investigatori, «quanto mai significativa in quanto immortala il Recupero scendere dall’autovettura ed entrare nel casolare senza alcun cane. Del resto, che i due conversanti abbiano acquistato dello stupefacente e non dei cuccioli di cane è confermato anche dai successivi episodi». (m.ripolo@corrierecal.it)
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