COSENZA “Dieci regioni sono uscite dal piano di rientro, la Calabria no, e anzi stiamo andando verso l’ennesimo piano operativo triennale, il sesto: 2025/2028. È arrivato il momento di dire che il commissariamento di 14 anni è fallito e occorre rivedere le regole del piano di rientro, facendo diventare la sanità in Calabria una vertenza nazionale. Basta con le pantomime di Roberto Occhiuto”. Carlo Guccione, membro della direzione nazionale del Pd ed ex consigliere regionale, nel chiedere al governatore-commissario di chiarire l’“anomalia” di un conflitto istituzionale con un governo della sua stessa parte politica quasi lo assolve, e anzi sembrerebbe disponibile a sostenerlo in un eventuale tavolo romano. “Dire che Occhiuto ha fallito non basta – argomenta Guccione – dopo 14 anni di commissariamento e 5 decreti Calabria che, dal 2019 al 2023, lo hanno rafforzato con continue deroghe costituzionali da parte dei governi che si sono succeduti, dando più poteri e più risorse: si pensi al piano assunzionale straordinario. La Costituzione è stata strattonata”. Ci sono anche “anomalie” più tipicamente calabresi e Guccione le elenca.
Una su tutte: “Le Asp possono approvare i bilanci senza aver approvato i precedenti: a Cosenza l’ultimo risale al 2017”, un elemento non secondario dal momento che “è una voce che pesa 2 miliardi dei 3,5 totali che si spendono in sanità”.
Più in generale, secondo Guccione in Calabria vige “un sistema sanitario basato sui Dca (Decreti del commissario ad acta, ndr) che quindi resta sulla carta. È una gestione, la sua, che va in cortocircuito: se prendiamo l’ultimo Dca, si annuncia di voler riprogrammare nel biennio l’urgenza/emergenza, con l’aumento di posti letto che già si sa non si potranno attivare: è un bluff. Dal 2016 non sono stati attivati circa 1000 posti letto, 284 dei quali solo a Cosenza. Se andate al pronto soccorso dell’Annunziata troverete pazienti parcheggiati in pronto soccorso per 4/5 giorni. Non basta la nuova sala operativa del 118 a via degli Stadi se poi non ci sono medici nelle ambulanze. Riscontriamo le stesse criticità segnalate in questo decreto del 12 febbraio 2008 – attacca Guccione mostrando uno dei primi documenti della serie – e adesso rischiamo di perdere anche l’occasione del Pnrr: una rivoluzione basata su telemedicina, digitalizzazione e rapporto con il territorio grazie anche agli insegnamenti del Covid. Intanto la Calabria è tra le poche regioni senza Case della Salute e Ospedali di Comunità”. I dati parlano chiaro: il 12% dei calabresi e il 26% degli anziani rinuncia alle cure, chi si cura va fuori regione “anche per una cataratta” ingrassando soprattutto i privati del centro-nord e l’emigrazione sanitaria è costata 280 milioni di euro nel 2023. Per non parlare delle liste d’attesa infinite.
Durante la conferenza stampa di stamattina nel corso della quale il sindaco di Acri Pino Capalbo ha rilanciato il grido d’allarme dei giorni scorsi con una protesta in piazza a difesa del presidio acrese, Giuseppe Mazzuca, presidente del consiglio comunale di Cosenza, rimarca l’anomalia di un commissariamento durato 14 anni “mentre di solito dovrebbero avere un inizio e una fine. Di questi – aggiunge l’esponente del Pd bruzio – ben 9 sono stati gestiti dal centrodestra: adesso Roberto Occhiuto sembra non rapportarsi con un governo amico, fa proclami ma finora ha collezionato solo fallimenti dalle lacune nelle cure essenziali, nella rete ospedaliera e nei Lea ai nuovi ospedali solo sulla carta. Su quello di Cosenza – incalza Mazzuca – l’amministrazione di Franz Caruso in appena 6 mesi aveva deliberato sull’ubicazione a Vaglio Lise, con tanto di studio di fattibilità costato 700mila euro alla Regione: dopo 24 mesi non abbiamo una risposta dal presidente Occhiuto. Non solo: un nuovo studio di fattibilità individua il sito di Arcavacata e, con un assurdo atto sui generis, dà la discrezionalità al futuro vincitore della gara d’appalto di indicare un terzo sito oltre ad Arcavacata e Vaglio Lise. L’impressione è che il commissario perda tempo, faccia melina, per arrivare al Policlinico universitario (leggi la notizia anticipata dal Corriere della Calabria) e lasciare l’Annunziata così com’è. Un ospedale inaugurato nel 1939 la cui parte “nuova” ha oltre mezzo secolo…”.
Da Mazzuca a Occhiuto altre critiche: “È confuso, non ho mai visto minacce di dimissioni rivolte da un presidente di Regione al governo del suo stesso colore, con il suo ministro di riferimento, Fitto, del suo stesso partito”. E un invito: “Dalla protesta vogliamo passare alla proposta, mettiamo in campo un’alternativa e teniamoci pronti a una successione. Ma senza ambiguità e accordi sottobanco”.
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