TORINO Il suo è considerato un ruolo di vertice, almeno dal 1994. Un dato emerso da intercettazioni, indagini e dichiarazioni di alcuni pentiti. Su di lui si sono concentrate le indagini della Distrettuale antimafia di Torino, ricostruendone il passato, i vecchi legami ma soprattutto il potere esercitato tutt’ora, nonostante l’età. Perché contro Giuseppe Pasqua, classe 1943, nato a Mammola «depongono una pluralità di univoci e convergenti elementi, nel loro insieme chiari, precisi e insuscettibili di diversa interpretazione». Così scrive il gip nelle centinaia di pagina dell’ordinanza che ha portato all’arresto di 9 soggetti nel corso dell’operazione “Echidna” condotta dai carabinieri del Ros, compreso lui.
A definirne il profilo sono stati, ad esempio, i collaboratori di giustizia Rocco Varacalli e Domenico Agresta (cl. ’88), secondo i quali Pasqua sarebbe «un membro di vertice della ‘ndrangheta dislocata in Piemonte» con una «elevata dote posseduta» e particolarmente attivo «nello spaccio di stupefacenti in società con altri esponenti delle note famiglie mafioso Agresta e Marando». Ad aggravare il quadro accusatorio di Pasqua ci sono altri elementi annotati dal gip nell’ordinanza. Come, ad esempio, i rapporti «con numerosi esponenti di spicco, in Calabria, della ‘ndrangheta appartenenti alle famiglie Nirta e Pelle» oltre che con le famiglie piemontesi di spessore criminale riconosciuto come gli Agresta oppure «Mario Urisni, Domenico e Roberto Greco e Renato Macrì», tutti condannati in via definitiva in quanto membri della ‘ndrangheta distaccata in Piemonte.
Una cellula di ‘ndrangheta, dunque, autonoma a Brandizzo al cui vertice, oltre a Giuseppe Pasqua, gli inquirenti pongono anche il figlio, Domenico Claudio (cl. ’70) e con la stabile collaborazione di Michael Pasqua (cl. ’83), tutti e tre finiti in carcere nel blitz condotto dai Carabinieri del ROS. Il primo è coniugato con una donna di Locri legata, attraverso le sorelle, da rapporti di affinità con le famiglie Mammoliti (ramo “Fischiante”) e Romeo (ramo “Staccu”). Secondo i pentiti Agresta e Rocco Varacalli, «Giuseppe Pasqua era inserito nell’articolazione di ‘ndrangheta operativa in Volpiano» mentre le risultanze investigative avrebbero dimostrato come i Pasqua «abbiano costituito a Brandizzo, luogo in cui i predetti lavorano e vivono, una autonoma struttura di ‘ndrangheta, stabilmente collegata ai limitrofi locali di Volpiano e Chivasso». Ma, come riporta il gip nell’ordinanza, è possibile ipotizzare che originariamente «Giuseppe Pasqua facesse parte della cellula di ‘ndrangheta operativa a Volpiano» e che solo in un secondo momento, anche grazie al legame di natura familiare instaurato dal figlio Domenico Claudio con le famiglie calabresi dei Pelle e dei Nirta «abbia costituito e promosso un autonomo distaccamento a Brandizzo, ricevendo l’avallo dei maggiorenti calabresi dell’organizzazione».
«Noi qua a Brandizzo l’unica famiglia che sappiamo che è autorizzata sono i Pasqua… Faccio parte dei Nirta-Pelle… un poco di ‘ndrangheta… Capisci?». Questo, ad esempio, è un passaggio di una intercettazione effettuata dalla pg e che riguarda proprio la famiglia. Secondo il gip, infatti, i rapporti di collaborazione e i vincoli associativi con le strutture limitrofe di Volpiano «rimanevano comunque solidi, come attesta l’assistenza prestata ai detenuti e l’asservimento di Michael Pasqua ad Domenico Agresta (cl. ’86), figlio di Antonio (cl. ’60). «(…) più sali… più responsabilità… tutti sanno chi sei… sanno il tuo nome… se qualcuno di questi si pente, sei inguaiato iniziano… tutti sanno chi sei…». Così si raccomandava Domenico Nirta a Domenico Claudio Pasqua all’atto dell’avanzamento di “dote”. (g.curcio@corrierecal.it)
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