C’è una figura dal ruolo, secondo l’accusa, decisivo nell’inchiesta Echidna sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta negli appalti dell’autostrada A32 Torino-Bardonecchia. Si tratta di Gian Carlo Bellavia, torinese classe ’58, a cui è stato notificato un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa (contiguo alla consorteria della locale di Volpiano) ma per il quale la Dda di Torino e i carabinieri del Ros avevano chiesto l’arresto. Secondo le indagini, oltre alle ditte della famiglia di ‘ndrangheta Pasqua di San Luca, Bellavia, amministratore di numerose società nel settore della manutenzione stradale ed edilizia, avrebbe portato e fatto lavorare sui cantieri della Sitaf altre cosche calabresi. Dai Greco di San Mauro Marchesato, agli Agresta di Volpiano, fino, appunto, ai Pasqua di San Luca. Commesse e appalti che facevano gola a tutti e che grazie all’intervento decisivo di Bellavia, sarebbero stati affidati alle ‘ndrine.
Ma chi è Gian Carlo Bellavia? Arrestato nel 1996 dopo una rapina alla Vierofin SA di Coldrerio, Palazzo Pindo (Cantone del Ticino) di 937 mila franchi (quasi 900 milioni di vecchie lire), nel 2001 è tornato in Italia instaurando ottimi rapporti con Roberto Fantini, finito agli arresti domiciliari nell’inchiesta Echidna con l’accusa di aver favorito l’ingresso della cosca di San Luca nei cantieri Sitaf. Il pm titolare dell’inchiesta Valerio Longi scrive che Bellavia «dispone di diverse società a lui riconducibili in modo diretto e indiretto attraverso le quali nel tempo trasferiva risorse acquisite dai principali clienti, Sitalfa (concessionaria di Sitaf e responsabile dei lavori di manutenzione dell’arteria) e Gruppo Cogefa, a soggetti appartenenti o contigui a sodalizi di ‘ndrangheta, pagando le relative fatture». Si tratta, come anticipato, di cosche calabresi che operano da tempo nel nord Italia, da Gianfranco Violi, «in stretti rapporti con Antonio Agresta, capo del locale di Volpiano», ad Antonio Serratore, appartenente alle cosche vibonesi in Piemonte e in Liguria, e poi ancora Franco Mandaradoni, imprenditore vicino alla famiglia Serratore-Arone, e Roberto Greco appartenente alla ‘ndrina di San Mauro Marchesato, nel Crotonese. Nel corso di una conversazione tra Giuseppe Pasqua e suo figlio Domenico Claudio, entrambi finiti in carcere, quest’ultimo definisce Bellavia «una brava persona. Lo hanno attaccato in Germania, ma è una persona per bene». (fra.vel.)
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
x
x