Una sanità «a carta geografica» che alterna zone di «assoluta eccellenza e tranquillità a delle altre in grossa crisi». Rocco Bellantone descrive così l’attuale condizione della sanità in Italia. Raggiunto dal Corriere della Calabria, il presidente dell’Istituto Superiore della Sanità ha sottolineato come «il problema siano le discrepanze enormi tra zona a zona» nel sistema sanitario del paese. Una situazione che si è provata a risolvere con vari interventi ma che invece richiederebbe, secondo il luminare, «un piano sanitario a lungo respiro, non certo aggiustamenti che si alternano a seconda della maggioranza che c’è nella nazione o nelle varie regioni». Da Bellantone anche un “rimprovero” alle fazioni politiche e un invito all’unità quantomeno sul tema della sanità, sottolineando la necessità di un «accordo bipartisan con un piano sanitario di almeno cinque o anche dieci anni».
Nato a Villa San Giovanni, Bellantone è stato nominato alla guida del massimo ente sanitario a gennaio con un decreto del Presidente del Consiglio. Sulla sua regione d’origine, tra quelle che presentano le maggiori criticità in termini sanitari, il professore suggerisce di fare “investimenti” precisi e mirati: «Per queste zone che hanno problematiche si dovrebbe puntare a un primo intervento a dei centri di eccellenza, unificare le forze in campo su uno o pochi di questi». La sfida sarebbe poi rendere attrattivi questi posti per sopperire alla fuga di medici e alla conseguente carenza di personale: «Bisognerebbe poi pensare a soluzioni coraggiose anche in termini di carriera e di stipendio per attirare medici e infermieri a lavorare in questi centri» afferma Bellantone.
Altro tema centrale nel dibattito sullo stato di salute del sistema sanitario sono le risorse destinate dal governo nazionale. Uno “scontro” politico che, però, Bellantone rigetta con sdegno. «Una polemica davvero sterile che mi indigna» glissa il presidente dell’Iss. «Significa veramente portare la sanità, che rappresenta un prezioso bene dell’uomo, a livello di dibattito politico. Ma cosa importa al cittadino che sta male una virgola in più o in meno di investimenti?». Per Bellantone non è la quantità di soldi immessi a fare la differenza, ma il modo in cui questi vengono spesi. «Ci vorrebbero dei piani a lunga distanza perché la sanità italiana è un recipiente in cui in parecchi punti l’acqua perde». Per questo, spiega, «oltre a dare nuove risorse bisognerebbe prima andare a vedere dove ci sono gli sprechi e vi assicuro che sono davvero tanti».
Il presidente dell’Istituto si sofferma poi sui rischi epidemiologi per la popolazione, tema che dalla pandemia in poi ha animato di volta in volta il dibattito sulla salute pubblica. Molti i timori, tra le persone, di un nuovo virus o di batteri. «Il rischio teorico all’orizzonte c’è e può essere molto pericoloso, ma nessuno sa dire se si concretizzerà a breve, a lunga o a lunghissima durata» afferma il Bellantone, che aggiunge: «Al momento attuale non ci sono epidemie degne di nota né pericoli importanti, se non quello più generale dell’antimicrobico resistenza, ovvero ci sono sempre più batteri non sensibili all’antibiotico». Su questo argomento, avverte, «dobbiamo impegnarci seriamente». Insieme a Bellantone alla guida dell’Iss, anche l’Aifa si è dotata da poco della guida di Robert Giovanni Nisticò, l’ex presidente della Regione. «Quella dei calabresi che si affermano nel mondo è una lunga tradizione» commenta il professore. Aspetto che va in controtendenza con le criticità di una sanità calabrese in crisi. «Le fragilità della sanità calabrese hanno una storia lunghissima tra errori clamorosi che si sono accumulati nel tempo. Il mio augurio – conclude Bellantone – è che ci si possa mettere tutti insieme perché con queste polemiche tra destra e sinistra non si aggiusta nulla, ma ci vuole un piano a lunga scadenza con soluzioni coraggiose». (redazione@corrierecal.it)
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