REGGIO CALABRIA «L’arresto di un latitante è sempre un segnale di estrema presenza dello Stato sul territorio, di attenzione non soltanto sulla scoperta dei reati, ma anche sulla punizione dei responsabili, fargli sentire il fiato addosso dello Stato e la presenza delle Istituzioni. È stato un lavoro difficile, ma ce l’abbiamo fatta ed è stato un bel risultato». Così ai microfoni del Corriere della Calabria il procuratore di Palmi Emanuele Crescenti sulla cattura di Gaetano Catania, il 38enne arrestato all’aeroporto di Lamezia Terme e destinatario di un mandato di arresto europeo, latitante dallo scorso febbraio, quando scattò l‘inchiesta “Perseverant” che ha fatto luce su un giro di spaccio di droga che si sviluppava tra i Comuni di Taurianova, Rosarno e Platì, con il coinvolgimento di più persone che operavano in sinergia tra loro. Catania è stato “tradito” dai contatti con i familiari ai quali aveva anticipato di aver acquistato i biglietti per una visita nel fine settimana, ma ad attenderlo allo scalo aeroportuale c’erano i carabinieri. L’inchiesta era partita grazie alla denuncia di un padre che, preoccupato per le condizioni della figlia, ha deciso di intervenire. La ragazza aveva conosciuto uno degli indagati qualche mese prima ed era entrata nel vortice della dipendenza. «Un giro di droga, situazioni borderline di giovani – ha spiegato Crescenti – che si affacciano sul mercato degli stupefacenti e che sono poi potenziali rifornitori di ‘ndrangheta, che potrebbero esserlo, siamo riusciti a bloccarli un attimo prima». (m.ripolo@corrierecal.it)
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