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L’assoluzione e la voglia di tornare nel calcio. Padovano: «Bergamini e Vialli i miei angeli custodi»

Le parole dell’ex attaccante di Cosenza e Juventus nel format Storie di Serie A in onda su Radio Tv Serie A

Pubblicato il: 11/04/2024 – 11:25
L’assoluzione e la voglia di tornare nel calcio. Padovano: «Bergamini e Vialli i miei angeli custodi»

ROMA «Io ho l’attestato da direttore sportivo, mi piacerebbe restituire quello che ho ricevuto dal mondo del calcio. Ho fatto una carriera eccezionale, sono convinto che sia attraverso la mia esperienza nel mondo del calcio, sia per la mia vicenda, posso essere d’aiuto a ragazzi giovani. L’importante è che mi arrivi la proposta da parte di un club solido che abbia progetti a lunga scadenza. Vedremo cosa succederà, sul tavolo ci sono un paio di cose che sto valutando». Così l’ex calciatore Michele Padovano, in una intervista per il format Storie di Serie A in onda su Radio Tv Serie A con Rds, in merito all’assoluzione dall’accusa di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, arrivata il 31 gennaio dello scorso anno. «Ci speravo da tantissimi anni, ho provato grande emozione. È stata una liberazione per me e per la mia famiglia: una gioia pazzesca. Non dimentico quello che è successo, 17 anni sono una quantità di tempo interminabile, ci sono stati degli step molto negativi che mi porterò dietro per tutta la vita. Oggi fortunatamente è una storia che io posso raccontare, molte persone non possono farlo perché marciscono in galera da innocenti o, peggio ancora, si ammalano e muoiono», aggiunge.

«Bergamini e Vialli i miei angeli custodi»

«Ringrazio Dio, la mia famiglia e il mio carattere, che mi ha permesso di superare momenti che non auguro nemmeno al mio peggior nemico. Devo ringraziare i miei avvocati perché mi hanno tirato fuori da una vicenda che era diventata molto complicata. Cos’era successo? Un amico mi ha chiesto un prestito per comprare dei cavalli. Io, conoscendolo, gli ho risposto che avrei dato i soldi a sua moglie per non essere coinvolto. Questo ha insospettito gli inquirenti, da lì è partito un iter per il quale forse sarebbero serviti meno di 17 anni per chiarire. Sarebbe controproducente oggi gridare contro tutto e tutti, non credo sia la forma mentis giusta. Io ho sempre creduto nella magistratura e nella giustizia. Ho ringraziato i giudici che mi hanno assolto, l’alternativa era la galera, che ho assaggiato e ne faccio volentieri a meno», racconta. Un pensiero poi a Gianluca Vialli. «E’ stata una persona meravigliosa, non c’è giorno che io non gli dedichi un pensiero. Era una grande persona, con me si è comportato da vero amico. Quando la mia famiglia veniva a trovarmi in carcere, lui il giorno dopo chiamava mia moglie per sapere come stavo. Come sono arrivato a casa è stata una delle prime telefonate che ho ricevuto ed eravamo talmente commossi che non riuscivamo a parlare. Era stato detto che cedevo droga a Gianluca Vialli? Dico spesso che giornali e televisioni devono andarci cauti perché dietro certe storie ci sono famiglie. Io sono uomo, ho carattere e l’ho affrontata. Mio figlio aveva 13 anni, era un ragazzino a cui è stata distrutta l’adolescenza perché era figlio di una persona famosa. Mia moglie stessa ha dovuto sopportare tante falsità e cattiverie che sono all’ordine del giorno». Ma Padovano non dimentica Denis Bergamini, calciatore del Cosenza, trovato morto il 18 novembre del 1989 sulla strada statale 106 Jonica nei pressi di Roseto Capo Spulico in provincia di Cosenza: «Mio figlio si chiama Denis, perché ogni volta che lo chiamo ricordo un ragazzo che purtroppo ora non c’è più. Per rispetto degli inquirenti che stanno facendo il processo non andrei oltre. Spero che la verità salti fuori, per tutte le persone che gli hanno voluto bene e per la sua famiglia. È stato un fratello maggiore, mi piace pensare che lui e Gianluca Vialli siano i miei angeli custodi».

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