«Un Paese che non disegna le infrastrutture non disegna il futuro». Lo ha detto l’ad di Webuild Pietro Salini, intervenendo dal palco del convegno ‘G7 Italia’, a Palazzo Lombardia. «L’investimento del ponte di Messina – spiega Salini- è osteggiato da una parte di politica e da chi non ama le infrastrutture, ma chi vuole lavorare il ponte lo vuole». Del resto, «quando si guarda al 60esimo dell’Autostrada del Sole -ricorda- se guardiamo i commenti dell’epoca sulla sua inutilità e sullo spreco di denaro pubblico, si sovrappongono ai commenti che ci sono su tutte le infrastrutture che lanciamo. Il Paese deve combattere contro questo sentimento diffuso dei contrari». E poi, «il governo ha creduto nel fare le infrastrutture e affronta la sfida del dialogo e della critica che deve portare a fare meglio». In particolare, «dobbiamo investire sui ragazzi. Noi lo stiamo facendo in molte scuole. Il nostro Paese ha abbandonato per troppo tempo la formazione professionale, ritenendola di seconda classe. E oggi non abbiamo più tecnici». E allora «dobbiamo produrre le infrastrutture, ma anche formare i nostri ragazzi, unificando le opportunità che ci sono al Sud con quelle del Nord». Da parte sua, «Webuild si è costruita in casa le scuole di formazione. Le stiamo facendo per poter formare 1500 tecnici l’anno, ma non basta. Servirebbe assumere quasi 10mila persone entro il 2026. Per ora ne abbiamo assunti 2 mila, ne servono ancora 8mila. In Sicilia e Calabria abbiamo lanciato questo programma, che si chiama ‘Cantiere Lavoro Italia’. Quando abbiamo lanciato il recruiting day per la scuola di Catanzaro, ci aspettavamo 50 ragazzi, ne sono arrivati 500». Tuttavia, conclude, «se vogliamo rilanciare il Paese dobbiamo risolvere le critiche che vengono fatte».
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