VILLA SAN GIOVANNI «Inquietanti criticità» sul «percorso di riesumazione del CD Ponte sullo stretto di Messina, considerato dal Ministero delle Infrastrutture come opera prioritaria e di preminente interesse nazionale e tutta l’attività “accelerata”, che ha già portato alla pubblicazione dell’elenco dei cd. espropriandi». E’ quanto viene sottolineato nell’esposto presentato lo scorso 9 aprile presso gli uffici della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria da Rossella Bulsei, Giuseppe Fedele, Vincenzo Musolino e Maria Grazia Fedele, firmatari del documento presentato per chiedere «chiarezza, verifiche, attenzione, tutele a fronte di una procedura tecnica che da più parti è stata ritenuta insufficiente, bisognevole di integrazioni, mancante di studi aggiornati». Domande e preoccupazioni che a Villa San Giovanni attanagliano chi rischia di perdere case e terreni, ma non solo. Nei giorni scorsi il Comune ha attivato lo sportello presso cui gli espropriandi potranno ricevere assistenza, mentre il fronte contrario al progetto si allarga. Ieri il comitato “Ti tengo Stretto” ha organizzato una riunione nel corso della quale sono stati discussi i punti principali dell’esposto, mentre nel pomeriggio di oggi si terrà un consiglio comunale aperto.
In particolare «analizzando i contenuti del DL n. 35/23, nell’esposto è stato evidenziato che: – l’iter per la realizzazione del ponte era stato bloccato nel 2012 dal governo Monti con il DL 187/12, che richiedeva una verifica tecnico-economica-finanziaria sul progetto del 2010 presentato da Eurolink e sulla base di questa verifica la stipula di un atto aggiuntivo al contratto stipulato tra il concessionario, la società Stretto di Messina Spa ed il contraente generale (Eurolink), che nel 2005 vinse la gara per la progettazione definitiva con valore di 3,9 milioni di euro; – che questa verifica non avvenne e che invece Eurolink manifestò il recesso dal contratto, grazie ad accordi aggiuntivi del 2006 che aggiunsero clausole favorevoli in caso di recesso; – che quindi nel momento in cui si era interrotto l’iter, il progetto di Eurolink non aveva avuto le verifiche richieste dal governo Monti e non era stata dimostrata la fattibilità del Ponte; – che le criticità non erano state superate neppure dal gruppo di lavoro nominato dal 2021 dal Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile, che aveva evidenziato come il progetto ad unica campata – bloccato nel 2012 – non aveva avuto un giudizio positivo di VIA (valutazione impatto ambientale) ed aveva avuto un parere negativo di valutazione di incidenza per le ricadute che avrebbe avuto sui siti della Rete Natura 2000, tutelati dall’Europa. L’area dello Stretto, infatti, è ricompresa in due importantissime Zone di Protezione Speciale- ZPS e da 11 Zone Speciali di Conservazione. In Calabria la ZPS della Costa Viola ed in Sicilia la ZPS dei Monti Peloritani, Dorsale Curcurari, Antenna a Mare ed Area Marina dello Stretto. Le Zone speciali di conservazione, ai sensi della direttiva habitat, tutelano un ambiente unico che va dalla fragile costa calabrese all’ importante zona umida della laguna di Capo Peloro ed al prezioso ecosistema botanico dei Monti Peloritani». Non mancarono infine i rilievi sulle problematiche geologiche e sul rischio sismico dell’area dello Stretto di Messina. «Infatti – si legge ancora nella nota – secondo il Dipartimento della Protezione Civile, la Calabria Meridionale ( tutta l’area di Reggio Calabria) e la Sicilia orientale (area messinese) secondo la classificazione sismica aggiornata sono ricomprese nella zona sismica 1 e l’Istituto Di Scienze Marine nell’ottobre 2020 nella Relazione “Lo stretto di Messina criticità geologiche e tettoniche” documentò come il sistema di spaccature profonde situate tra lo Stretto di Messina e l’Etna stia separando la Sicilia dalla Penisola e come queste abbiano causato i terremoti più devastanti d’Italia (come quello del 1908) e sono responsabili della formazione dei grandi complessi vulcanici dell’Etna e delle Eolie; – Che con il DL 35/23 è stata “riesumata” la società Stretto Di Messina Spa e decisa la sua ricapitalizzazione da parte di Anas e RFI, nonché riesumato il rapporto contrattuale tra la medesima società concessionaria ed il contraente generale (ieri Eurolink, oggi Webuild) stipulato nel 2006 a seguito di gara vinta nel 2005 e dunque riesumato un progetto del 2010 che aveva evitato le verifiche richieste dal governo Monti, che si porta dietro tutte le criticità già all’epoca non superate; -che questo procedimento di riesumazione prevede che, previa autorizzazione dello Stretto di Messina, il progetto venga integrato da una relazione del progettista. Il Decreto n. 35/2023 prevede che il progetto definitivo dell’opera venga integrato da una relazione del progettista, attestante la rispondenza al progetto preliminare e alle eventuali prescrizioni dettate in sede di approvazione dello stesso, con particolare riferimento alla compatibilità ambientale ed alla localizzazione dell’opera; – che, paradossalmente, l’autorizzazione porta la data del 29 settembre 2023 e la relazione viene trasmessa il 30 settembre 2023; – che tale relazione non è in realtà una relazione d’aggiornamento (per esempio non completano le prove sulla tenuta del ponte al vento, né provvedono alla micro zonizzazione sismica), tant’è che lo stesso comitato tecnico scientifico – di cui è stata “dotata” la società Stretto di Messina e composto da professionisti nominati dal Ministero delle Infrastrutture – ha espresso, sul progetto, un parere favorevole con ben 68 osservazioni e/o raccomandazioni come dir si voglia, che se lette attentamente fanno di questo parere una sorta di parere favorevole “a condizione che”; – che tale parere, di fatto, impone delle verifiche (evidentemente non contenute nella relazione d’aggiornamento), rendendo il costo del progetto sempre più indeterminato e sicuramente più elevato di quello previsto nel DEF che si assestava sui 14,5 milioni di euro (di cui 13,5 per la struttura ponte ed 1,1 per collegamenti ferroviari, senza però calcoli per quelli stradali); – che il procedimento di riesumazione del rapporto contrattuale con Eurolink, senza gara, doveva comunque rispettare il limite della direttiva europea con un aumento dei costi non superiore al 50%, così come più volte ribadito dall’ANAC. Limite che non viene rispettato, nonostante l’inquietante balletto dei costi a cui si sta assistendo e soprattutto alla luce di una loro evidenza indeterminatezza».
«Non si tratta di fare complicate valutazioni giuridiche, né di tipizzare specifiche fattispecie di reato, qui parlano i fatti e i documenti: uno dietro l’altro, la cronistoria di un’accelerazione apparentemente senza senso, l’accavallarsi di iniziative immotivate, insensate, funzionali ad interessi estranei ai territori, appalti rescissi e risuscitati, società fallite e redivive, progetti incompiuti e definitivi, prescrizioni da adempiere in corso d’opera, all’occorrenza», afferma il segretario del Pd villese Musolino, firmatario dell’esposto, che rimarca: «Fermate questo circo prima che sia troppo tardi. Non fa ridere nessuno ed è foriero di danni enormi».
Oggi a Villa San Giovanni ancora una riunione e un confronto pubblico che coinvolgerà istituzioni e cittadini in un consiglio comunale aperto. «Il percorso di coinvolgimento della Comunità sul tema Ponte sullo Stretto – scrive l’amministrazione comunale – è stato quello che abbiamo sempre garantito: a documenti pubblicati li abbiamo condivisi e abbiamo “chiamato” la prima assemblea cittadina; abbiamo chiesto con due diversi avvisi osservazioni rispetto alle due procedure in atto (VIA e conferenza istruttoria del MIT); adesso dopo il lavoro della commissione territorio su un primo step ci presentiamo al confronto in consiglio comunale aperto ai contributi di tutti, in vista delle osservazioni da rendere il prossimo 13 aprile». (m.ripolo@corrierecal.it)
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