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processo “Reset”

Le elezioni a Rende, «l’accordo sulla parola» e i patti «non rispettati» di Munno e Manna

In aula bunker la ricostruzione delle presunte ingerenze del gruppo D’Ambrosio nelle amministrative del 2019 e il controesame delle difese

Pubblicato il: 13/04/2024 – 14:29
di Fabio Benincasa
Le elezioni a Rende, «l’accordo sulla parola» e i patti «non rispettati» di Munno e Manna

LAMEZIA TERME Dal 2018 al 2020, Alfredo Lucanto ha curato insieme al Nucleo Operativo e Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Cosenza le attività di indagine nei confronti del gruppo D’Ambrosio, nell’ambito della consultazione elettorali di Rende: primo turno e ballottaggio. In particolare, al capo 171 dell’inchiesta “Reset“, viene contestato all’allora sindaco Marcello Manna (oggi imputato nel processo in corso dinanzi al tribunale di Cosenza) «di aver stipulato, anche per il tramite di intermediari, un patto elettorale politico – mafioso con Adolfo e Massimo D’Ambrosio, nella loro qualità di vertici e promotori del sodalizio criminale». Il teste snocciola i dettagli dell’attività svolta nell’aula bunker di Lamezia Terme. I D’Ambroso, secondo l’impostazione accusatoria, «avrebbero procurato (o, in ogni caso, promesso di procurare) voti utili alla elezione di Marcello Manna avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo» e in cambio l’ex sindaco «avrebbe promesso l’utilità consistente nell’affidamento del Palazzetto dello Sport di Rende».

Le elezioni a Rende

Chi indaga, registra nella competizione elettorale del 2019 un «interesse crescente da parte di Massimo D’Ambrosio verso le competizioni elettorali di Rende, e questo interessamento era rivolto in particolare a favorire la coalizione politica riconducibile a Marcello Manna e Pino Munno in forza di un accordo stipulato con gli amministratori pubblici, che nel corso dell’investigazione poi è stato individuato sulla gestione del palazzetto dello sport di Rende». Il teste, nel caso specifico, si riferisce a «tutti i servizi che ruotavano intorno alla gestione, un affare che comprendesse anche la concessione a soggetti prestanome di D’Ambrosio di attività commerciali all’interno del palazzetto dello sport». Le indagini hanno accertato la sfera di influenza su cui esercitavano il loro potere criminale i D’Ambrosio in quella porzione di territorio rendese ad alta densità abitativa. «Si parla del quartiere popolare detto anche Palazzina Cep, Villaggio Europa, Quattromiglia e Castiglione». Ci sono una serie di conversazioni captate dagli investigatori, in una si fa riferimento a lavori di manutenzione che «Massimo D’Ambrosio invitava Pino Munno a risolvere». Nel corso di una cena, invece, lo stesso D’Ambrosio riferisce «di aver rifiutato anche 100 euro a voto», denaro «inteso come suo sostegno, lo avrebbe rifiutato, ma lo avrebbe fatto comunque per gli amici, in virtù di un disegno più ampio». I commensali discutono e questa volta fanno «riferimento a un mandato di scadenza dei funzionari pubblici del Comune di Rende e in particolare fanno – per la prima volta – riferimento al palazzetto di Rende e in questa circostanza D’Ambrosio riferisce che essendo Manna e Munno in scadenza di mandato, non potevano indire ulteriori gare, se non limitarsi al le funzioni normali del loro servizio». Ci sarà spazio inoltre per un presunto «accordo sulla parola» annunciato da D’Ambrosio avvenuto al termine di un incontro insieme a Manna. Quest’ultimo, sempre secondo l’imputato, avrebbe «preso accordi con due persone». Il 26 Maggio 2019, il giorno delle elezioni, chi indaga capta una discussione con interlocutori Massimo D’Ambrosio e Fabio Ciranno, Pino Munno e una donna (non identificata) e in questa circostanza D’Ambrosio riferisce a Munno «che si stava recando alla CEP perché era là che gli interessava» e Munno «gli raccomanda di verificare quella zona». Il 30 Maggio del 2019, cattura l’attenzione degli investigatori una conversazione tra Sandro Perri e Massimo D’Ambrosio con il primo che «fa riferimento alla vittoria elettorale dicendo che lo avevano votato tutti, che i voti erano stati raddoppiati e che quindi avevano dato una grossa mano rispetto a quello che era stato il contesto elettorale».

I presunti contatti tra Manna e i fratelli D’Ambrosio

L’arco temprale dell’incontro tra fratelli i D’Ambrosio e Marcello Manna è circoscritto tra le 14:06 e le 14:53 del 22 Luglio 2019. Sul tavolo la volontà del gruppo di volersi «appropriare della gestione del tabacchino e del bar, di alcuni esercizi commerciali all’interno del palazzetto». Secondo quanto ricostruito grazie alle intercettazioni, D’Ambrosio riferisce il “consiglio” ricevuto da Manna di «presentare un progetto». Secondo l’interpretazione della accusa, si fa riferimento al Bar Colibrì all’interno dell’area mercatale, per il quale Manna avrebbe riferito ad Adolfo D’Ambrosio «che c’erano delle attenzioni da parte della Dda e per cui avrebbe dovuto temporeggiare per indire quella gara». I fratelli D’Ambrosio avrebbero sollecitato un incontro con l’ex sindaco e in una circostanza Massimo D’Ambrosio e Ivan Montualdista ricordano che se «Manna non avesse proceduto all’assegnazione di questa gestione del bando si sarebbero rivolti a Michele Di Puppo, quello di Saporito». Per il teste si tratta «di un riferimento nominativo» e «quello di Saporito si era fatto da intermediario per conto di Manna perché loro potessero portare avanti la campagna elettorale e quindi fornire un sostegno concreto alla coalizione vincente». E’ il 21 Ottobre del 2019, Massimo D’Ambrosio chiama lo studio legale dell’ex sindaco fissando un appuntamento il 28 Ottobre 2019. L’imputato lamenta a Munno «i ritardi da parte di Manna, riferendo che avevano parlato chiaro e che si stava temporeggiando rispetto all’assegnazione di questo bando». E sempre in quella circostanza, ribadisce il teste in aula, «si fa riferimento al fatto che gli era stato promesso da Marcello Manna» e Pino Munno «riferisce che per quanto riguarda la gestione del palazzetto chi realmente comandava era il sindaco e non dipendeva da lui». La conversazione si chiude con Massimo D’Ambrosio che «rivendica il ruolo attivo nelle competizioni elettorali dicendo che si era sempre messo a disposizione».

Il controesame, la posizione di Munno

Il primo legale a prendere la parola è Gianluca Garritano, difensore di Pino Munno. C’è un contatto diretto Munno Pino – D’Ambrosio Massimo? «Ce li abbiamo Il 17 Aprile, il 19 Aprile e poi il 24 Aprile, giorno dell’incontro». L’incontro è accertato tra chi? «L’incontro viene documentato nella zona del Villaggio Europa e il rilievo fotografico dei colleghi che facevano il servizio erano Perri Sandro, Cavalcante Morena Pia, moglie di Perri Sandro, D’Ambrosio Massimo, Munno Pino e un’altra donna non identificata e poi altri soggetti all’interno delle palazzine del Villaggio Europa non identificati. La nostra ricostruzione era che era stato organizzato da D’Ambrosio Massimo». La vostra supposizione. Dove si è tenuto questo incontro? All’interno di un appartamento? «Noi lo registriamo, non abbiamo evidenza rispetto al fatto se sia avvenuto all’interno di un appartamento, stiamo parlando del Villaggio Europa». In tutti i contatti diretti D’Ambrosio Massimo – Pino Munno, mi sa dire se nei confronti di Munno sono in entrata o in uscita le telefonate? «Sono in uscita D’Ambrosio Massimo verso Munno Pino». Ci sono mai intercettazioni, conversazioni telefoniche tra D’Ambrosio Adolfo e Pino Munno? «Non ne ho riferito, non ce ne sono state. Non ne abbiamo registrato. Ci sono riferimenti da parte di D’Ambrosio Adolfo rispetto a un incontro avuto con Munno Pino». E’ stato documentato questo incontro? «Lo abbiamo appreso nel momento in cui ne parlava D’Ambrosio Adolfo, non potevamo saperlo». Quindi secondo un’interpretazione dal contenuto della conversazione?
«Secondo quello che riferisce D’Ambrosio Adolfo». Avete accertato quanti voti elettorali ha preso Munno Pino? «Abbiamo accertato i voti di preferenza del sindaco Manna e della coalizione di riferimento di Manna e Munno, non… ho un dato, intorno alle 600 preferenze». Secondo la vostra ricostruzione il presunto gruppo D’Ambrosio ha competenza su quale specifico territorio del Comune di Rende? «Dalle attività è emerso che il gruppo D’Ambrosio ha una sfera di influenza sulla zona di Villaggio Europa». Sa quanti voti ha preso Munno in quella circoscrizione? «No». Lo riferisco io, 11.
Lei ha fatto anche riferimento poi a una telefonata del Munno dove riferisce a D’Ambrosio Massimo “Io per il palazzetto non c’entro nulla”. Però lei ha aggiunto “Sì, ma lo stesso si è mostrato lo stesso disponibile”, perché? Come fa a dire si è mostrato disponibile? E’ un’interpretazione? «Sì, è un’interpretazione rispetto all’interessamento di Munno Pino».

Il controesame, la posizione di Massimo D’Ambrosio

E’ l’avvocata Amelia Ferrari a prendere la parola per sostenere il controesame del teste in rappresentanza del suo assistito, Massimo D’Ambrosio. Con gli abitanti del Villaggio Europa sono state organizzate da Massimo D’Ambrosio riunioni politiche per sostenere diciamo la coalizione di Manna e di Munno? «Rileviamo quella che 24 Aprile 2019». Nessun’altra oltre a questa? «Oltre a questa nessun’altra». Per quanto riguarda invece la situazione relativa a Di Puppo è emerso mai che venisse denominato “quello di Saporito”? «No, da questa risultanza abbiamo che quello di Saporito per la pg era Di Puppo Michele». Il presunto gruppo D’Ambrosio ha poi avuto l’assegnazione di qualche cosa?
Un bar, un’attività, il palazzetto? C’è stato un bando per il palazzetto poi a cui ha fatto riferimento? «Sì, sì, c’è stato». E chi l’ha. chi l’ha gestito poi? Sono andati i D’Ambrosio a gestire il palazzetto? «No».
Interviene l’avvocato Valerio Murgano. Sui rapporti personali tra D’Ambrosio Massimo e Munno non avete alcun dato dal quale è emerso che c’era una conoscenza diciamo di vecchia data, vicinanza e altro? «No». Ha parlato di tutte queste modifiche strutturali che nelle aspettative di D’Ambrosio Adolfo avrebbe dovuto subire il palazzetto. Avete censito che le abbia condivise con qualcuno? Le ha condivise con Manna o con un qualsiasi tecnico dell’ufficio comunale del Comune di Rende? «No». C’è un elemento che vi fa capire il perché Manna e Munno non avrebbero rispettato questo patto? «No». Ed è emerso timore, paura da parte di Manna o Munno rispetto al fatto di non aver mai rispettato questo patto? «No, non abbiamo riscontrato questo». (f.benincasa@corrierecal.it)

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