Non hanno fatto un buon lavoro le agenzie educative del nostro Paese negli ultimi trent’anni! Lo dico con rispetto per la scuola italiana ma anche con serena critica partendo da un dato oggettivo; la domanda – oramai evidente – dell’uomo forte alla guida, origina da tanti fattori ma, a mio avviso, uno di questi è decisivo: l’ignoranza dalla gran parte dei nostri giovani della nostra storia repubblicana, delle battaglie per la democrazia, del sangue sparso per ottenerla. Perfino i libri di storia si sono dimenticati della Resistenza e spesso neanche si arriva a parlarne nei programmi scolastici; per non parlare poi della cosiddetta educazione civica e dei principi costituzionali sui quali si basa il patto sociale: Questi sconosciuti dai più! A sentirli parlare, molti di questi giovani, ti vengono i brividi…della nostra storia recente disconoscono quasi tutto, per non dire del ventennio fascista e delle umiliazioni che la dignità della persona umana e dei suoi diritti che in quegli anni si verificarono. Al riguardo impera oggi una sorta di revisionismo riprovevole – perfino da cariche pubbliche poste ai vertici dello Stato – ed un progressivo e determinato tentativo di smantellamento di principi essenziali della vita democratica. E ciò senza che sia stata impressa nei giovani – che quel periodo non hanno conosciuto- non dico la memoria ma neanche una traccia di ciò che ci è capitato durante il regime fascista. Ed anzi si consente che reggitori dello Stato rifiutino pubblicamente di definirsi antifascisti, pur avendo giurato sulla Costituzione Italiana, che – mi vergogno perfino a doverlo ribadire- è il monumento all’antifascismo! Se nella Scuola degli ultimi trent’anni ci si fosse impegnati a spiegare almeno i primi dodici articoli della Costituzione, probabilmente la gran parte dei nostri giovani saprebbero cosa vuol dire la parola “censura”. E quando viene proposta una legge con la quale si prevede di punire con quattro anni e mezzo di carcere e centoventimila euro di multa i giornalisti che esercitano una libertà civile, scatterebbe subito un allarme fra questi giovani e la questione non sarebbe relegata ad un dibattito politico asfittico, spesso battibeccante, simile più ad un pollaio che ad una autentica sollevazione delle coscienze civili. Di fronte a queste bordate autoritarie occorrerebbe, infatti, il sussulto ed il progressismo dei giovani, col loro ardimento e l’adesione convinta all’affermazione dei valori democratici! E si perché va detto che non leggi ma perfino simili proposte di legge offendono la nostra Costituzione e così la nostra storia e sembrano dirottarci in un mondo che credevano oramai sconfitto dalla storia e per sempre. Una regressione intollerabile rispetto alla quale non vedo, invece, soprattutto dai giovani, una reazione adeguata: vedo aggirarsi coscienze addormentate, devitalizzate, ignare delle conseguenze che si preparano per loro. E la facciano finita quei predicatori secondo i quali si debba esser noi vecchi ad assicurare un mondo libero ai giovani, perché furono proprio loro, i giovani, a dare per primi le loro tenere vite per la nostra libertà, traboccanti com’erano di valori perlopiù traditi dai regimi che li governavano. Cari giovani, prima che vengano gli avvocati -oramai ubiqui- delle camere penali italiane (che, ricordo a me stesso, non rappresentano tutti gli avvocati penalisti italiani, moltissimi dei quali non sono neanche iscritti a questa Associazione…come del resto moltissimi magistrati non sono iscritti all’Associazione nazionale magistrati…) ad intestarsi le battaglie sulla trincea dei diritti, vorrei ricordare che siete proprio voi i principali amministratori e curatori della democrazia e dei suoi valori. E proprio voi non potete ignorare che la tragica fine delle libertà nel nostro Paese principiò nel ventennio fascista proprio con la progressiva erosione -e poi con l’abbattimento- della libertà di espressione, attraverso il controllo della stampa, dei mass media, fino alla limitazione della parola ed alla soppressione della libertà di associazione. E non potete non sapere che, per giungere a questo risultato, si utilizzò la leva penale fino a condurre ad un vero e proprio stato di polizia. Furono votate le cosiddette “leggi fascistissime” con le quali i giornali potevano essere pubblicati soltanto da persone fedeli al partito fascista. Chi non si adeguava veniva punito con severe sanzioni penali. Il risultato fu che, per non subire rappresaglie, salvo pochi eroici esempi, gli operatori dell’Informazione, per timore d’essere così gravemente puniti, si censurarono da soli. Progressivamente vennero condotte vere e proprie azioni intimidatorie (sospensione o chiusura) verso molte testate giornalistiche, fino a che si giunse a consentire al ministero della cultura popolare d’imporre la pubblicazione delle sole notizie che lo Stato fascista riteneva potessero essere divulgate. Voglio dirvelo direttamente: Confido molto in voi e moltissimo nei vostri insegnanti, i quali dovrebbero trovare il modo ed il tempo per mostrarvi la “mappa degli allarmi” portata nella nostra Costituzione, dovrebbero raccontarvi la nostra storia recente avvertendovi su ciò che può capitare ad una comunità di persone se le loro libertà vengono limitate e progressivamente soppresse. Accendano in voi un fuoco, non pensino a riempire un secchio! Il nostro è un Paese che ha già troppo patito quest’inferno delle libertà e, per questo, non potrà mai più accettare alcuna regressione autoritaria: e ciò nel nome del sangue sparso da tantissimi ragazzi come voi, nel nome dei valori di cui siamo fatti e che nessuno ci potrà mai strappare dal petto, senza con ciò farci perire. Viva l’Italia, Viva la Resistenza!
* Grande Ufficiale dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana”
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