VERONA Primo giorno di Vinitaly 2024, la Calabria è presenta con uno spazio espositivo di circa 1400 metri quadri, 120 aziende in vetrina. Tradizione e futuro è il claim che segna il nuovo allestimento riempito da prodotti di grande pregio. Il padiglione 12, dopo il taglio del nastro avvenuto nella mattinata, si riempie così come il padiglione 10 (che ospita altre aziende calabresi). Il new deal a Vinitaly è stato dettato dall’assessorato regionale alle Politiche agricole e ell’Arsac. Un gioco di squadra reso semplice «dalla grande intelligenza da parte dei nostri viticoltori e dei nostri produttori», dice al Corriere della Calabria l’assessore Gianluca Gallo. «Abbiamo lavorato in questi anni, abbiamo ragionato e le cose sono arrivate in maniera quasi automatica, abbiamo fatto rientrare le più grosse aziende calabresi in Calabria». Fino alla scorsa edizione, infatti, le aziende erano sparse per i tanti padiglioni che costituiscono il cuore pulsante di Vinitaly. «Li abbiamo convinti presentando un progetto nuovo, con uno stand rinnovato che sarà riproposto nei prossimi anni e che potrà essere utilizzato anche altrove, non solo al Vinitaly, e li abbiamo convinti della bontà di un’esigenza: stare insieme, fare cooperazione, fare alleanza per presentare al meglio questo movimento che funzionerà soltanto se è brandizzato in tema di immagine», aggiunge Gallo. «Il secondo obiettivo è quello di avere un unico consorzio di tutela, ve lo annuncio, tenteremo di raggiungere insieme al nuovo direttore generale del Dipartimento, l’ingegnere Iritano che sostituisce l’ottimissimo Giovinazzo».
«Siamo quasi tutti convinti di partecipare ad un unico progetto, che non è quello della singola etichetta, della singola cantina, ma è il progetto di una intera regione che va scoperta attraverso il vino, un movimento che fa qualità». Il futuro fa rima con i giovani. «Le aziende calabresi hanno fatto un grosso trapasso generazionale, hanno tanti giovani e tante donne. L’obiettivo è spingere il sistema olivicolo ad imitare questo modello e che tutti gli altri sistemi calabresi del settore agroalimentare imitino questo modello», continua Gallo. Perché pensa possa essere vincente? «E’ il modello giusto per una regione che ha pochi numeri, che con orgoglio rappresentarsi avendo l’ambizione della qualità e quindi raccontando al mondo quanto possa essere straordinaria la propria storia ma anche la qualità delle proprie produzioni».
(redazione@corrierecal.it)
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