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spiriti liberi

L’isola che c’è, al Vinitaly la consacrazione degli amari di Calabria

Per la prima volta un solo spazio con liquori e distillati di una regione riconosciuta leader nazionale. Un giro nella fiera «sopra i 16°»

Pubblicato il: 14/04/2024 – 10:09
di Eugenio Furia
L’isola che c’è, al Vinitaly la consacrazione degli amari di Calabria

Un’isola dedicata che, a differenza di quanto accadeva negli ultimi anni, vedrà compatta la falange degli amari calabresi anziché procedere in ordine sparso: forse non tutti sanno, infatti, che Vinitaly è il salone internazionale del vino ma anche dei distillati. Ma mai come quest’anno la fiera per eccellenza darà atto alla Calabria del suo protagonismo assoluto in fatto di amari: una sorta di consacrazione ufficiale dopo i meriti acquisiti sul campo, con storie di successo che hanno valicato i confini regionali e premi che devono rappresentare un traguardo raggiunto – e insieme un punto di partenza – anche per chi storce il naso davanti a bollini e trofei vari.    

Lo spirito di Calabria nell’edizione dei grandi numeri

Anche le 80 cantine calabresi riunite per la prima volta insieme in unico spazio espositivo di 1.400 metri quadri saranno di per sé la notizia del padiglione 12 di Vinitaly 2024, al via oggi a Veronafiere e in programma fino a mercoledì 17 aprile.
Proprio l’Area Calabria – Pad.12 ospiterà, mercoledì 17 aprile (inizio ore 11.30) un omaggio alla liquoristica calabrese con l’incontro dal titolo “Spiriti Calabri, condotto da Francesco Bruno Fadda con alcune aziende di riferimento calabresi. Fadda è una vera e propria autorità in materia: con la redazione di Spirito Autoctono, la testata di settore che dirige, sarà presente in fiera con un denso calendario di appuntamenti in diversi spazi della manifestazione. «Un appuntamento immancabile per operatori e appassionati, che ormai da tempo affianca al vino una serie di focus e approfondimenti sul mondo degli spirits. E lo fa non solo attraverso Vinitaly Mixology, lo spazio dedicato al bere miscelato che al 2° piano di Palaexpo accoglierà i visitatori con una drink list creata ad hoc e un programma di masterclass a tema, ma anche con il coinvolgimento di alcuni dei protagonisti del settore. Se da un lato l’area Mixology si animerà con eventi, assaggi e nuovi ingressi   come ogni anno, saranno tanti i produttori di distillati e infusi alcolici che collocheranno il proprio stand nei padiglioni regionali».  Tra questi i magnifici dieci calabresi.

I magnifici 10 calabresi: dai gin alla pitta ‘mpigliata

Ecco allora di nella «mappa spiritosa» di Fadda&Co. all’interno del Vinitaly «sopra i 16°» come lo definisce lo stesso Fadda. La squadra è composta da Infusi di Calabria (gin, amari e grappe oltre ai vini, Catanzaro); Juvat (Cirò Marina); i reggini Kephas (l’amaro digestivo grecanico a marchio De.C.O.) e La Spina Santa (l’azienda di Bova Marina celebraat per il suo elisir Kaciuto a base di finocchio, alloro, liquirizia e bergamotto); Liquorificio Sila (con l’amaro Joachim che riporta all’abate florense nato a Celico, sede dell’azienda) e ‘Mpigliati (da San Giovanni in Fiore un liquore ispirato alla pitta ‘mpigliata, regina dei dolci tradizionali calabresi: cannella, miele, chiodi di garofano, uva passa, noci…); e sempre dal Cosentino Perla di Calabria (amaro, limoncello e crema di liquirizia da Rossano) e Qual’Italy (un must il cornetto apotropaico del Foraffàscinu ideato da Vincenzo Serra); chiude Rupes, etichetta – con prodotti altrettanto diversificati – in crescita esponenziale che nel nome richiama la “rocca” di Roccella Jonica e non può certo mancare il decano Caffo (presente al Pad. 3 Stand B5 e Area Calabria, dove saranno rilanciati ilCafCaffè Borsci e anche l’Amaro Sprint, il primo amaro del Gruppo che torna sul mercato con la ricetta originale degli anni Sessanta).
Due cose: colpisce l’assenza dell’Antico Magazzino Doganale (quelli di Jefferson, per capirci); suggerimento per l’anno prossimo: Opificio Artigianale degli Spiriti (Cosenza), la prima microdistilleria in Calabria di gin, vodka, triple sec e altri distillati prodotti in modo completamente artigianale con alambicco di rame ibrido.

Il turismo della tavola (piatti ma anche bicchieri…)

Non solo Cirò, dunque? Questo si era già intuito registrando, nell’ultimo decennio, l’exploit dei Consorzi di Cosenza e più di recente Reggio Calabria, la rivelazione Vibonese (con lo Zibibbo) e il (ri)fiorire di aziende a conduzione familiare con un solido innesto di professionalità e consapevolezza da unire al binomio passione-tradizione. È un fatto che la tavola – e dunque i piatti ma anche i bicchieri – di Calabria attiri un turismo eno-gastronomico non certo da ora: un report di Unioncamere di tre giorni fa segnalava che «Sebbene oltre la metà dei turisti (54%) in estate sia, ovviamente, interessata al litorale della Calabria, importante il dato relativo alle altre motivazioni di vacanza che spingono i turisti a scegliere di trascorrere il soggiorno nella regione: il patrimonio artistico monumentale (anche in estate) motiva le scelte di 3 turisti su 10, il 22,4% degli ospiti torna perché è cliente abituale di una struttura ricettiva dove ha avuto un’esperienza positiva, l’8,3% sceglie la Calabria per poter degustare le eccellenze enogastronomiche e il 6% per assistere ad un evento. A destinazione, il turista si dedica in primis al turismo balneare (…) Al di là dell’interesse culturale (3 su 10 visitano i Centri Storici), è da notare quello enogastronomico (17%)». Riassunto: dopo il bagno e il giro nel borgo una cena da ricordare e, dopo la ‘nduja e il Cirò, l’ammazzacaffè dovrà pur avere un suo ruolo nell’attirare le masse, no? (redazione@corrierecal.it)

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