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l’indagine

Il “gruppo Giacobbe” a Milano e il controllo dei rifiuti all’ombra dei Piromalli. «Faremo qui la terra dei fuochi»

Nelle carte dell’inchiesta della Dda l’organizzazione che, tra le tante attività, si occupava in modo abusivo di rifiuti speciali attraverso due società schermo

Pubblicato il: 15/04/2024 – 14:31
di Giorgio Curcio
Il “gruppo Giacobbe” a Milano e il controllo dei rifiuti all’ombra dei Piromalli. «Faremo qui la terra dei fuochi»

MILANO Avrebbero organizzato il trasporto, le cessione e la gestione di «ingentissime quantità di rifiuti», attività però da considerarsi «abusiva». Lo scrive nero su bianco il gip del Tribunale di Milano, Sonia Mancini, nell’ordinanza che, questa mattina, ha portato all’arresto di 14 persone nel blitz eseguito dagli uomini della Guardia di Finanza insieme agli agenti della Polizia Locale di Milano e i Carabinieri del Comando Unità Forestali nei territori di Milano, Monza-Brianza, Varese, Pavia, Modena e Mantova. Tutti reati aggravati dal metodo mafioso: secondo l’accusa, infatti, l’attività del gruppo non solo era «strategica in termini di redditività» riporta il gip nell’ordinanza, ma serviva anche «per accreditarsi e stringere così rapporti con le più importanti famiglie della criminalità organizzata che ne sono storicamente a capo», sia la ‘ndrangheta con la famiglia Piromalli, sia con la Camorra rappresentata dai Casalesi.

L’organigramma del gruppo

A capo del gruppo, secondo la ricostruzione, Salvatore Giacobbe, insieme ai suoi sodali Caridi, Leone, Aquilino e altri soggetti. Un quantitativo di rifiuti movimentato definito «ingente», realizzando profitti e guadagni legittimi accanto però a quelli «illeciti perché derivanti dal risparmio di costo legato allo smaltimento presso siti completamente abusivi o al trasporto non autorizzato di rifiuti la cui reale natura era dissimulata nei FIR», riporta il gip nell’ordinanza. Delineati anche i ruoli all’interno del gruppo: a capo ci sarebbe Salvatore Giacobbe. Secondo l’accusa, infatti, sarebbe stato lui a «sovrintendere tutte le operazioni, conservando appieno il potere decisionale in ordine alle “commesse”, nonostante l’ampia operatività dei collaboratori prescelti per questo traffico», riporta il gip nell’ordinanza. Toccava invece a Giovanni Caridi essere il «referente principale e indiscusso» di Giacobbe. «Reperiva la clientela, manteneva i contatti con la stessa, individuava impianti di trattamento rifiuti da acquisire, anche indirettamente, supervisionava ed approvava siti ove depositare del tutto abusivamente i rifiuti» riporta il gip. E non solo. «Coordinava i trasporti e dava disposizioni ai fini della predisposizione dei falsi documenti di trasporto, seguiva personalmente ogni singolo viaggio rendendosi risolvendo tutte le problematiche che potevano sorgere in itinere».

La nuova “terra dei fuochi”

«Tu stai tranquilla, il tempo che veniamo noi qua, faremo diventare qua la terra dei fuochi». È una dellef frasi più emblematiche intercettate dagli inquirenti nel corso delle indagini. A parlare è Giovanni Caridi, braccio destro di Giocobbe. Frase che si inserisce nel contesto criminale su cui gli inquirenti sono convinti di aver acceso i riflettori: un’associazione di stampo mafioso, a cui gli indagati che la compongono «hanno dimostrato partecipazione attiva», scrive il gip, rendendo un evidente contributo «in un contesto che vede un elevato numero di soggetti relazionarsi tra loro al fine di proseguire nell’attività illecita».  Il gruppo Giacobbe, infatti, avrebbe permeato la «costante ed asfissiante presenza della ‘ndrangheta in Lombardia», giovandosi di imprese con il «fine espansionistico» cercando di prendere il controllo «di una serie di attività economiche particolarmente redditizie operanti nel tessuto della ristorazione milanese e del traffico illecito di rifiuti». Così come ricostruito dagli inquirenti della Dda di Milano, il gruppo operava grazie a due aziende che fungevano da “schermatura” la BREMA S.r.l. e la SERVIZI E CONSULENZE s.r.l. munite, rispettivamente, delle necessarie autorizzazioni ambientali per il trattamento dei rifiuti, riuscendo così «ad acquisire ingentissimi carichi di rifiuti pericolosi e non, trasportati o attraverso i mezzi intestati alla “Servizi e Consulenze”, ovvero mediante la collaborazione di piccole ditte di trasporti, per lo più compiacenti e altre ignare, che provvedevano, poi, a sversarli in siti non autorizzati», riporta il gip nell’ordinanza.

Le due società “schermo”

La Brema s.r.l., in particolare, è stata reperita il 2 aprile 2019 da Giovanni Caridi che, con mal celata soddisfazione, «comunicava a Salvatore Giacobbe di aver messo le mani, per conto del gruppo, su un impianto a Sondrio. 
Della acquisizione della “SERVIZI E CONSULENZE S.r.l.”, invece, gli inquirenti apprendono tutto nell’estate del 2019. In quella circostanza, Salvatore D’Angelo, parlando con Davide Lorenzo Leone, gli comunicava che Angelo Ezio Di Nardo «era stato nominato direttore commerciale della “ECO ERIDANIA S.p.a.”*, grazie al quale – già di fatto il vero proprietario della SERVIZI E CONSULENZE S.r.l. – avrebbero acquisito il controllo di questa società per di più gratis, chiedendo in cambio solo che il gruppo Giacobbe provvedesse alla sostituzione immediata del rappresentante legale, una volta acquisita la titolarità effettiva dell’azienda», riporta il gip nell’ordinanza. «…l’unica cosa è che bisogna subito la settimana prossima cambiargli l’amministratore…», dice al telefono mentre è intercettato. Cambio che avverrà poi il 17 ottobre 2019. Della questione se ne sarebbe occupato proprio Salvatore Giacobbe.

Il “socio occulto” e i debiti

Il gruppo, inoltre, decide di tenere dentro la società un “socio occulto” già presente in azienda, «considerato utile poiché svolgeva l’attività di autotrasportatore». Così in una intercettazione: «…si tirano via i soci che in totale sono tre… l’unico socio che rimane dentro con una quota del dieci per cento… è un trasportatore… porta un fisso di millecinquecento al mese…». Più avanti, però, sorgono i primi problemi, quelli di carattere finanziario e di indebitamento. «Servizi e consulenze è un bagno di sangue, è una società morta secondo me…». È la fine di novembre 2019, come racconta al telefono Massimiliano Di Nardo: «(…) io rispondo dei debiti verso l’erario che erano 137 mila euro… io mi prendo in carico 120 mila euro di debiti… a quel punto sono venuti fuori tutti i cazzi dei debiti in più che avevano!», gli fa eco Davide Lorenzo Leone. Tra i “debiti” della società emerge proprio il soggetto che il gruppo aveva scelto come “testa di legno” e per questo il gruppo decide di convocare al cospetto di Giacobbe. Incontro che avviene a Vignate e che gli inquirenti riescono a monitorare. «(…) poi tieni conto che oltretutto che oltre i debiti che c’ha l’azienda c’ha anche il buon… quello della Translog… che ha piantato un bel ottantamila di fatture scontate e non è rientrato ancora un euro…». Secondo il gruppo, dunque, il “socio occulto” si era intascato 80.000 euro di spettanza della società attraverso un’operazione di “sconto fatture”, senza corrispondere nulla all’azienda. (g.curcio@corrierecal.it)

*Il Gruppo EcoEridania precisa che il Signor Angelo Di Nardo non ha mai ricoperto la carica di Direttore commerciale del Gruppo. Pertanto, rispetto all’intera vicenda, il Gruppo ribadisce la sua totale estraneità.

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