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Cartabellotta: «Sistema pubblico indebolito, serve accordo oltre le ideologie»

Il presidente di Gimbe a Radio Cusano Campus: «Stiamo andando verso la scomparsa dello Stato sociale e della tutela dei diritti»

Pubblicato il: 17/04/2024 – 13:52
Cartabellotta: «Sistema pubblico indebolito, serve accordo oltre le ideologie»

«Il documento di economia e finanza è un documento previsionale, cioè un documento con il quale lo Stato decide qual è la previsione di spesa per gli anni, in questo caso per il ‘24 e poi per il triennio successivo ‘25 e ‘27, e che cosa viene fuori dall’analisi di questo documento che come sappiamo è presentato in forma light perché si attendono le nuove regole del patto di stabilità per definire quali sono le azioni che il governo intende mettere in atto per portare avanti i programmi. Intanto per il 2023 ci siamo fermati al 6,3% del Pil perché gli accordi per una serie di risorse che devono essere spese, in particolare quelle riguardanti gli incrementi contrattuali del personale, non si sono perfezionati e sono stati quindi spostati sul bilancio del 2024. Del resto, quando si fanno i bilanci delle aziende ma anche dello Stato, si verificano spesso questi spostamenti di fondi che da un anno vanno all’altro. Quindi di fatto nel 2003 abbiamo chiuso al 6,3% con una spesa sanitaria di poco inferiore a quella del 2022 che però, dobbiamo ricordare, è stata erosa in maniera importante dall’inflazione che nel 2023 ha raggiunto il 5,7%».  Così ai microfoni di Radio Cusano Campus nel corso de “L’Italia s’è desta”, programma d’attualità condotto dal direttore del giornale radio Gianluca Fabi e dalla giornalista Roberta Feliziani, Nino Cartabellotta, Presidente fondazione GIMBE, in merito alla spesa sanitaria in calo nel 2023 e con un aumento illusorio nel 2024.

Sull’uso dell’intelligenza artificiale

Cartabellotta ha proseguito «nel 2024 ovviamente noi vediamo un incremento della spesa sanitaria che però si porta dietro quello che non è stato speso nel 2023. E poi nel triennio ‘25 e ‘26 si arriva fino a 6,2% del Pil e quindi, quel tanto atteso rilancio del finanziamento pubblico, non solo non c’è, ma il rischio è che, siccome la prossima manovra difficilmente potrà essere fatta in deficit con le nuove regole del patto di stabilità, si rischiano ulteriori tagli». Relativamente invece all’iniziativa di Padova e Modena di affidare all’intelligenza artificiale la risposta al telefono in ospedale Asl per cambiare il medico di famiglia o per fissare appuntamenti per il CUP, il Presidente Cartabellotta ha dichiarato «l’intelligenza artificiale ha delle potenzialità enormi. È ovvio che molte sono in via di sperimentazione, ma io lo considero sempre e comunque uno strumento a servizio dell’uomo e non uno strumento che può sostituire l’uomo. Il problema fondamentale cioè -ha proseguito- è che l’intelligenza artificiale lavora su dati e noi non abbiamo una struttura di dati così rigorosa nella sanità da poter permettere analisi da parte di questi grandi strumenti informatici».

«Andiamo verso un sistema senza Stato sociale e tutela dei diritti»

«È un po’ il problema di base. Però, rispetto a quello che è l’investimento del paese -ha voluto sottolineare – la riduzione del rapporto spesa sanitaria-pil comincia nel 2010e da lì tutti i governi hanno investito sempre meno nella sanità destinando il denaro pubblico ad altro. E indebolendo il sistema pubblico – ha insistito Cartabellotta –  è ovvio che oggi ci troviamo in questa situazione con la carenza di personale, con i medici di famiglia che mancano, con la gente che deve spendere di tasca propria per curarsi fino a impoverirsi o addirittura rinunciare alle cure. Ci vorrebbe un sussulto, un colpo di reni della politica con la P maiuscola, un accordo che dovrebbe andare oltre gli avvicendamenti di Governo e le ideologie partitiche. Noi stiamo scivolando praticamente verso un sistema dove lo Stato sociale e la tutela dei diritti non ci sono più: è ovvio che questa è un’emergenza importante, come quella climatica, legata anche alla crisi del personale sanitario che è la crisi nella crisi, perché se non rilanciamo le politiche del personale sanitario non andiamo da nessuna parte», ha concluso.

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