Puglia, Piemonte e oggi Sicilia sono interessate da inchieste giudiziarie pesanti che hanno portato a dimissioni o sospensioni di importanti esponenti dei governi regionali. La Puglia è governata dal centrosinistra, la Sicilia dal centrodestra. Nella regione di Emiliano un assessore regionale donna è accusata di essersi comprati i voti, mentre in quella di Schifani il vicepresidente, della Lega, è accusato sempre di voto di scambio e di cointeressenze con la mafia. Nessuno vuole ovviamente bloccare le indagini della magistratura ma centrodestra e centrosinistra dovrebbero reciprocamente concepire che è necessario anche non crocifiggere preventivamente le persone. La questione del voto di scambio è di per sé ambigua, specialmente laddove esiste il bisogno. È certamente reato acquistare i voti in denaro ma in ampi strati della popolazione il consenso è viziato da necessità personali e familiari. Ciò accade soprattutto nelle elezioni amministrative. Pensare che ogni voto espresso dovrebbe essere manifestazione di libertà è di per sé una utopia ma non per questo ( ovviamente al netto di chi utilizza denaro) possiamo arrestare tutti coloro che carpiscono il consenso sulla base di promesse personali. La stessa cosa vale per il voto “mafioso” che non è sempre identificabile. È indubbio che un candidato conosca il territorio e possa e debba stare lontano da ogni settore inquinato. Meglio non essere eletti che scendere a compromessi con questa gente ma non sempre ciò è possibile. Pannella provocatoriamente propose al tempo che i mafiosi non votassero perché se votano, e il ragionamento è razionale, qualsiasi indicazione diano sarebbe di per sé un reato. Laddove ci sono commistioni o dazioni di denaro è necessario che la magistratura intervenga ma i due schieramenti (soprattutto Fdi e PD) dovrebbero respingere l’idea che debba essere la giustizia a fare ciò che spetta alla politica e anche rivendicare la presunzione di innocenza come elemento concreto e non astratto. Il governatore Emiliano con una carnevalata imperdonabile ha adombrato cose che in realtà non esistono. Nessuno mai penserebbe che Emiliano (che ha il difetto di essere un guascone) sia un colluso. Scindere il giudizio politico da quello giudiziario serve alla classe dirigente per evitare giacobinismi che fanno male a tutti. Gli effetti li abbiamo visti in questi trent’anni. E non sono stati positivi.
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