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Omelia per gli invisibili: la pedagogia antimafia dell’arcivescovo Checchinato – VIDEO

Appuntamento settimanale con la rubrica del prof Costabile, in onda su L’altro Corriere Tv

Pubblicato il: 17/04/2024 – 6:37
Omelia per gli invisibili: la pedagogia antimafia dell’arcivescovo Checchinato – VIDEO

«”Se ognuno di noi fa qualcosa, allora si può fare molto”. Inizia con questa frase padre Pino Puglisi, il sacerdote siciliano ucciso da Cosa Nostra a Palermo il 15 settembre del 1993, il libro di monsignor Giovanni Checchinato, “Omelia per gli invisibili”, edito da Mondadori. Checchinato oggi è l’arcivescovo di Cosenza-Bisignano, e ricostruisce nel suo scritto gli anni di impegno vescovile dal 2017 al 2022 a San Severo, nel Foggiano, un periodo importante, anche perché caratterizzato da un’azione educativa, significativa, rilevante, di contrasto nei confronti del sistema mafioso della cosiddetta “quarta mafia”, cioè la criminalità organizzata foggiana, una mafia feroce, cruenta, violenta, descritta dalla commissione parlamentare antimafia come una mafia “familistica, impenetrabile, basata sul vincolo del sangue, legata ad un sistema di valori arcaico” ma nonostante ciò, capace di modernizzarsi, sul piano del dinamismo imprenditoriale, non solo in Puglia, ma anche nelle realtà sia settentrionali del nostro paese, sia soprattutto globali». Inizia da qui l’ultima puntata di “Lettera R”, la rubrica del prof Giancarlo Costabile, in onda ogni settimana su L’altro Corriere TV (canale 75).

«Checchinato scrive che “la lotta alle mafie non può ridursi alla mera sfera repressiva del fenomeno, pur ovviamente importante”. Leggiamo le sue parole che un po’ ci aiutano a definire il senso di una pedagogia dell’antimafia cui “Lettera R” inesorabilmente guarda con particolare attenzione. Scrive oggi l’arcivescovo di Cosenza: “Continuo a pensare che lottare contro le mafie significhi non soltanto reprimere”. E recupera una grammatica che quella del Pontefice esplicitata nell’udienza del settembre del 2017 con la commissione parlamentare antimafia dell’epoca preseduta da Rosi Bindi». «“Il contrasto alle mafie – scrive – si può realizzare attraverso azioni che hanno l’obiettivo di bonificare, trasformare, costruire prima di tutto, nella politica e nell’istituzione”. “Se chi amministra – scrive nel testo – non si pone il problema di allargare la giustizia sociale, le mafie continueranno ad avere gioco facile nel proporsi sul territorio con un sistema alternativo più efficace di quell’offerto dallo Stato”». «L’arcivescovo di Cosenza Bisignano ha dunque – spiega Costabile – le idee chiare in materia di lotta alle mafie. È possibile contrastare la cultura criminale al patto di recuperare l’alfabeto di quei diritti di prossimità, sociali, l’istruzione, il lavoro, la sanità che soprattutto in alcune realtà fragili del nostro paese possono aiutare a recuperare e a prevenire i comportamenti devianti e, quindi, lo sviluppo stesso del sistema criminale».
«C’è un passaggio molto bello – spiega Costabile – che è riferito alla complessa realtà di San Severo del Foggiano, ma che non è molto dissimile da quella calabrese. “Questa nostra terra – scrive – continua a sperimentare la fatica del sopruso e della prepotenza, della violenza e del male. È una terra che soffre, bisogna avere rispetto della sofferenza, ma dobbiamo combattere la rassegnazione e la paura che fino ad oggi sono la sola risposta che si è data a questo dolore”. Ecco, il quadro descritto non è molto dissimile da quello calabrese, vale per San Severo, vale per il Foggiano, vale per tante realtà del nostro Mezzogiorno, cioè la cultura dell’ormai, che produce rassegnazione, tende a produrre indifferenza. Ecco, fare pedagogia dell’antimafia significa mettere in discussione questa struttura culturale, provando a costruire una mentalità nuova. E Checchinato lo scrive con grande determinazione quando invoca un passaggio di mentalità, il cuore della sua proposta pedagogica in materia di lotta alle mafie, un passaggio di mentalità nuovo, cioè un pensare al vivere comune, “alla convivenza in una comunità si cresce soltanto se cresciamo tutti insieme, solo se tutti ci sforziamo di mettere in moto una sinergia culturale ed educativa”».

«E l’arcivescovo di Cosenza-Bisignano ha tra i suoi riferimenti don Tonino Bello, un po’ come lettera R, che è strettamente legata a questa pedagogia di cui il vescovo Salentino degli Ultimi era portatore. Checchinato recupera questa dimensione profetica di Tonino Bello, per esempio quella che è presente, che abita la pedagogia di don Lorenzo Milani. Dice l’arcivescovo di Cosenza: “abbiamo bisogno di profeti, di una nuova dimensione profetica in campo educativo, cioè i profeti sono quelli capaci di guardare oltre, quindi di pensare, immaginare a scenari nuovi”». «La lotta alle mafie oggi deve recuperare questa dimensione etica, questa tensione, questa capacità da un lato di recuperare i diritti di prossimità, l’alfabeto dei diritti, collocandolo al centro di un’azione educativa, con la parola giustizia sociale che rappresenta la grande sintesi del progetto della Costituzione di cui la politica e le istituzioni devono sapersi fare carico, ma accanto all’alfabeto dei diritti, accanto a queste lotte civili e sociali, c’è bisogno di recuperare una visione profetica, una capacità di guardare verso il futuro, oltre la collina, di sconfiggere una volta per tutte questa cultura dell’ormai. Anche alle nostre latitudini, che sono latitudini abusate. La Calabria è una terra abusata, è una terra sfregiata. Ecco, mai come da noi questo messaggio, di cui Checchinato è portatore, acquista grande valore, vitalità, dinamicità. Dobbiamo licenziare la cultura dell’ormai. Dobbiamo licenziare la cultura dell’indifferenza, dobbiamo licenziare la cultura dell’omertà. È arrivato il momento di fare tutti insieme qualcosa».  
«Chiudiamo con le parole di Danilo Dolci e di una sua celebre poesia che un po’ va nella linea tracciata da Checchinato. “Ciascuno cresce solo se sognato”. Ecco, è arrivato il momento tutti insieme di provare a sognare una terra nuova, una terra libera, una terra non più in ginocchio, una terra finalmente in piedi».

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