CATANZARO Chiuse le indagini per le persone coinvolte nell’inchiesta “Karpanthos” condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro a settembre dello scorso anno. L’influenza sulle elezioni e sull’amministrazione comunale di Cerva e le ramificazioni al Nord. Erano queste alcune delle dinamiche criminali che muovevano la cosca Carpino di Petronà, colpita dall’operazione “Karpanthos” condotta dai carabinieri coordinati dalla Dda di Catanzaro. Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico mafioso, detenzione e porto abusivo di armi, traffico di stupefacenti, estorsione e intestazione fittizia di beni.
L’indagine, secondo l’accusa, aveva permesso di documentare l’esistenza della cosca di ‘ndrangheta “Carpino” di Petronà, coinvolta negli anni duemila in una sanguinosa faida, operante nella Pre-Sila catanzarese e con ramificazioni in Liguria e Lombardia, nonché dell’alleato gruppo criminale di Cerva, detto dei Cervesi, con estensioni in Piemonte e Lombardia, entrambi ora ricadenti sotto l’influenza del locale di Mesoraca.
Inoltre – rimarcano gli inquirenti – «l’attività investigativa ha fatto emergere lo scambio elettorale politico – mafioso e l’influenza del gruppo criminale di Cerva sulla locale amministrazione comunale in occasione delle elezioni del 2017, mediante il procacciamento di voti per alcuni degli indagati – all’epoca candidati ed eletti in quella tornata, poi riconfermati nelle consultazioni del 2022 – in cambio della promessa di denaro e di una percentuale sugli appalti pubblici. È altresì emersa la possibilità della cosca di Petronà di avere a disposizione entrature nella pubblica amministrazione. (Gi.Cu.)
I sostituti procuratore Veronica Calcagno e Debora Rizza hanno chiuso le indagini nei confronti di:
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