VIBO VALENTIATutto era partito da una denuncia del gruppo di minoranza, partita nel 2020, per una presunta «omissione d’ufficio» in riferimento ad un’ordinanza per il divieto dell’uso dell’acqua, secondo i denuncianti, arrivata in ritardo. Da qui il lungo iter processuale che si è concluso con l’assoluzione «perché il fatto non sussiste» per il sindaco di Nicotera, Pino Marasco, e Carmelo Ciampa, all’epoca dei fatti responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune.
L’assoluzione è arrivata dal Tribunale di Vibo Valentia mentre l’ufficio di Procura aveva chiesto rispettivamente l’assoluzione e la condanna ad una anno (pena sospesa).
Secondo il gruppo “MoVivento”, dunque, la scelta del Comune aveva «creato un grave ed incredibile ritardo tra l’accertamento del superamento dei limiti di legge stabiliti ai fini del giudizio di potabilità e il successivo alla popolazione con l’inibizione dell’acqua delle due fontane pubbliche per altro largamente usate dalla popolazione (non solo di Nicotera) per l’approvvigionamento dell’acqua da bere e da consumo, permanendo bassa la qualità di quella erogata dalla rete comunale». Nell’atto di querela si evidenziava inoltre che dalle analisi depositate agli atti del Comune, la “Delvit Chimica” aveva proceduto, il 23 settembre 2020, ad effettuare i prelievi e che «il 30 settembre sarebbe stato reso noto il risultato delle analisi da cui si evidenziava la “non conformità” per la presenza di coliformi in misura superiore al limite di legge». L’ordinanza sindacale 172 di divieto dell’uso dell’acqua di quelle fonti sarebbe stata «adottata solo a distanza di un’altra settimana, il 3 dicembre 2020, a due mesi e dieci giorni dei prelievi effettuati; e nel frattempo di quell’acqua s’era fatto il consueto e largo uso». Accuse che, davanti al giudice, non hanno retto. (redazione@corrierecal.it)
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