CROTONE «Crotone non è una nuova Abissinia dove presentarsi con le perline». Replica durissima del comitato “Fuori i veleni – Crotone vuole vivere” nei confronti del commissario straordinario della Bonifica, Emilio Errigo, accusato di usare «toni non consoni al linguaggio dello Stato democratico». L’altro ieri il generale Errigo, partecipando ad un dibattito, organizzato dalla Camera di commercio nella città pitagorica, avrebbe affermato che quanti si battono per fare rispettare gli accordi sottoscritti dalla Conferenza dei servizi decisoria del 24 ottobre 2019 «farebbero perdere un investimento di 400 milioni a Crotone». La Conferenza dei servizi del 24 ottobre 2109 ha stabilito che i veleni presenti a Crotone devono essere smaltiti in impianti, che si trovano al di fuori del territorio della Regione Calabria. Un accordo che non ha voluto semplicemente favorire Crotone e la Calabria, ma che ha tenuto conto, così come doveva essere, della grave situazione in cui versa la città pitagorica a causa del grave inquinamento causato da 70 anni di attività industriali. Non a caso Crotone è stato inserito nei siti di interesse nazionale. Evidentemente, in questa circostanza, si sta spendendo per lasciare a Crotone i veleni non ha memoria della reale situazione ambientale in cui versa la città pitagorica. In una nota diffusa oggi, a proposito dei 400 milioni di euro, il Comitato scrive: «Se il Generale/Commissario si riferisce a somme per la bonifica, ricordiamo che le risorse quantificate da ISPRA (Ministero Ambiente) nel 2012 per il danno ambientale arrecato ammontano ad 1 miliardo 731 milioni di Euro. Oltre 2 miliardi se valutati a 12 anni di distanza. Risorse necessarie e dovute per la bonifica dei danni arrecati, non regalie o investimenti!». Altro che 400 milioni di euro. Non è stato nemmeno condiviso il linguaggio usato da Errigo nel suo intervento all’iniziativa della Camera di Commercio. «Sarebbe opportuno – scrive il Comitato – evitare affermazioni pompose che ricordano esperienze ed approcci colonialisti di altri tempi. Crotone non è una nuova Abissinia dove presentarsi con le perline. I Crotonesi meritano rispetto!». In questo ultimo passaggio il Comitato ha fatto riferimento al linguaggio metaforico di cui Errigo ha fatto uso, quando ha detto di non escludere di usare “armi ed il bazuca” per portare a termine la bonifica. Si è trattato, a parere del Comitato, di una “metaforica minaccia intimidatoria” da parte del Generale/Commissario, che non tiene conto «della democrazia e del libero diritto di manifestare». «In questa battaglia – sottolinea il Comitato – continuiamo ad essere coerenti e lontani da condizionamenti, consapevoli di rappresentare gli interessi dei crotonesi e del territorio». Il linguaggio di Errigo, anche se metaforico, risente del suo trascorso militare, avendo ricoperto il ruolo di generale della Guardia di finanza. Spesso Errigo dice di essere “un uomo operativo”. «A Crotone nessuno vuole dettare legge, tanto meno noi che non disponiamo di alcuno strumento di potere se non il diritto di manifestare le nostre opinioni in modo libero per come sancito dalla Costituzione», continua a scrivere il Comitato, che aggiunge: «Piuttosto si chiede il rispetto della legge a partire da Eni, ed il dovere di farla rispettare da parte di chi è chiamato ed è giustamente retribuito per questo (Errigo, ndr)». Se Eni non rispetta quanto stabilito, quindi, spetterebbe ad Errigo intervenire. «Ci preme, ancora una volta, se c’è ne fosse bisogno, informare il Generale/Commissario – si legge nella nota di oggi – che il Comitato promosso da persone, disinteressate e perbene, di diverso orientamento politico e culturale, intende condurre con determinazione la battaglia per liberare Crotone dai veleni anche ricorrendo alle vie giudiziarie se sarà necessario. Sicuramente attraverso la mobilitazione popolare e democratica». Si tratta di «una battaglia di libertà contro tutte le mafie che, in forme e metodi diversi, operano contro il bene comune e per l’affermazione dei loro interessi loschi e meschini». Concludendo, il Comitato scrive: «Un rappresentante dello Stato dovrebbe usare toni distensivi. Quelli utilizzati dal Generale/ Commissario non sono proprio consoni al linguaggio dello Stato democratico».
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