REGGIO CALABRIA «Profili e paesaggi Quante e quali sono le persone che hanno incrociato i loro cammini con il nostro? E quante e quali sono quelle che hanno condizionato il nostro modo di pensare e di sentire o hanno finito per rappresentare per noi un punto di riferimento?». Sono alcuni degli interrogativi contenuti nel “Registro delle assenze”: il nuovo libro di Salvatore Settis. Nato a Rosarno, l’archeologo e storico dell’arte italiano, dal 1999 al 2010 è stato direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa. Nel libro, gli incontri e i ricordi di una vita, alla scoperta della “Calabria interiore”. Settis si racconta in una lunga intervista concessa al quotidiano La Repubblica. «Vincenzo Di Benedetto lo conobbi negli anni pisani della Normale, era assistente di greco e partecipava ai seminari che Eduard Fraenkel teneva in Normale sul Satyricon di Petronio. Io ero al primo anno e ricordo la prodigiosa padronanza che Vincenzo aveva del greco classico. Si diceva scherzando che la sua prima lingua era il calabrese e la seconda il greco antico. I1 suo non era solo talento filologico, ma qualcosa di intimamente connesso alla lingua calabra». E poi il pensiero va alla “sua” Rosarno. «La ragione per cui ho cominciato a interessarmi di archeologia la devo a mio nonno materno che si chiamava Leonardo Megna. E’ la persona che mi ha influenzato di più, più dei miei genitori. Era un uomo molto colto. Un insegnante di scuola elementare con la passione per gli scavi. Bastone, cappello, vestito sempre uguale mi portava in giro nelle nostre campagne. Ogni tanto mi diceva: “vedi quella cosa in terra seminascosta, prendila, è una lucerna del V secolo avanti Cristo“. Certi pomeriggi mi aiutava a riconoscere nel dialetto la presenza delle parole greche». Poi l’addio. «A 18 anni, dopo aver vinto il concorso alla Normale di Pisa».
(redazione@corrierecal.it)
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