Il Comune di Bova Marina, enclave grecanica in riva all’Aspromonte orientale, ha organizzato per il 4 maggio, in concorso con il Rotary locale, un convegno dedicato alla figura di Umberto Zanotti Bianco nel sessantesimo dalla sua scomparsa.
Il sindaco del centro jonico è Saverio Zavettieri, già deputato lombardiano, ex segretario regionale della Cgil, e ora approdato sulle spiagge craxiane. Con l’occasione, su input dello stesso Zavettieri, sarà anche ricordato il medico Pietro Timpano, socialista, che donò al Psi una sede a Bova Marina; egli e Zanotti Bianco crearono nello stesso Comune un asilo infantile.
Quest’appuntamento culturale, perché tale è, assume un sapore bipartisan perché il personaggio che si ricorda era un democratico al di sopra delle parti.
Umberto Zanotti Bianco, che nacque a La Canea (Creta) il 22 gennaio 1889, terzogenito di Gustavo, diplomatico di natali piemontesi, all’epoca console d’Italia nell’isola egea, e della nobildonna anglo-svedese Henriette-Marguerite Tulin, ebbe un curriculum intensissimo e vastissimo; basti pensare che il 17 settembre 1952, senza preavviso, venne nominato senatore a vita dal presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Membro del gruppo misto di palazzo Madama, partecipò attivamente alla vita dell’assemblea, dedicandosi soprattutto all’esame e all’elaborazione di provvedimenti connessi con i prediletti temi dell’istruzione pubblica e dei beni culturali. In quest’ambito specifico e nel clima di crescente attenzione collettiva nei riguardi del patrimonio naturale e artistico della Penisola fondò, nel 1955, “Italia Nostra”. Fu anche presidente della Croce rossa italiana. Fece squadra con l’archeologo Paolo Orsi creando la “Società Magna Grecia”.
Zanotti Bianco, che amò profondamente la Calabria, l’Aspromonte e, in particolare, Africo, insieme a Gaetano Salvemini, Benedetto Croce, Lucio Lombardo Radice, Francesco Compagna, Rosario Romeo, Manlio Rossi Doria, Giuseppe Isnardi, Michele Cifarelli, fece parte dell’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia (ANIMI), fondata nel 1910, a seguito del terremoto di Messina e Reggio Calabria, offrì un contributo rilevante nella lotta contro l’analfabetismo lavorando costantemente a favore della promozione socio-economica del Sud.
Come antifascista di estrazione liberale Umberto Zanotti Bianco scrisse “La mia Roma. Diario 1943-1944” (Edizioni Lacaita, 2011, pp.334), con questo incipit: «9 gennaio 1943. Sono stato ieri da Benedetto Croce. Sedutosi vicino a me si è sfogato: è vecchio e vorrebbe prima di morire rivedere una Italia pulita, tornata al senso dell’onore, una Italia in cui siano rispettati tutti i cittadini».
Ricercato dalla polizia, nascosto in casa di amici, Zanotti Bianco tessé le fila di una Resistenza che si organizzò e operò accanto a quella che faceva capo al CLN, delineando aspetti inediti di Roma “Città aperta”.
Fece da tramite con la principessa di Piemonte, Maria Josè, e altri personaggi femminili del tempo come Giuliana Benzoni, Fulvia Ripa di Meana, Elena Carandini Albertini, Lidia Mazzolani Storoni.
Da qui anche l’incontro con l’establishment liberale del tempo, con Manlio Brosio, Vittorio Emanuele Orlando, Benedetto Croce, Nicolò Carandini e altri esponenti liberali di Roma, che si confrontavano su come lavorare per la reggenza o per l’abdicazione del re a favore del figlio Umberto a cui, anche per il ruolo che poteva svolgere Maria Josè, Zanotti Bianco era favorevole.
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